I consorzi di bonifica e di irrigazione della Campania hanno completato la procedura di rinnovo del loro consiglio direttivo, confermando al vertice vito busillo, che guida il consorzio destra sele. Riflettori puntati sulle nuove nomine e sulle responsabilità crescenti di questi enti, soprattutto in relazione alle recenti direttive europee sulla gestione idrica e la difesa del suolo.
Il nuovo consiglio direttivo dell’anbi Campania si è articolato in modo da rappresentare le diverse realtà territoriali coinvolte. Accanto a vito busillo, presidente confermato del consorzio destra sele, sono stati nominati due vice presidenti: francesco vigorita, alla guida del consorzio ufita, e franco della rocca, presidente del consorzio sannio alifano. Questi due rappresentano aree strategiche per la gestione delle risorse idriche in Campania, sia per la funzione irrigua che per la difesa idrogeologica.
Completano la squadra persone con esperienze comprovate e rappresentative delle diverse zone interessate: il commissario francesco todisco, che funge da collegamento con i consorzi del volturno e di napoli volla, giovanni falconi del consorzio conca di agnano, carmine frunzo per paestum, rosario d’angelo del consorzio sarno, beniamino curcio per il vallo di diano e massimo ambrosio a capo del consorzio velia. Questa rappresentanza consente di coprire le esigenze di territori molto differenti, considerando i vari rischi idrogeologici e l’importanza strategica dell’acqua per l’agricoltura.
La scelta del nuovo organo direttivo rende evidente una strategia mirata a mantenere stabilità e coordinamento; un aspetto fondamentale vista la complessità della gestione idrica regionale e la responsabilità di pianificare interventi in aree estese. I presidenti coinvolti hanno un ruolo cruciale nel coordinare attività di manutenzione, bonifica e interventi urgenti per prevenire danni da eventi climatici estremi.
Vito busillo ha sottolineato come i consorzi non svolgano solamente un ruolo amministrativo, ma agiscano concretamente per la gestione delle acque e la tutela del suolo. In particolare questi enti combinano la gestione delle risorse idriche per irrigazione e quella della difesa del territorio contro rischi idrogeologici, un’area che la commissione europea indica come prioritaria per affrontare i cambiamenti climatici.
“Il collegamento tra acqua e suolo caratterizza la missione dei consorzi campani; un approccio integrato che, pur radicato nella tradizione italiana, oggi riceve un rilievo sempre maggiore dall’Europa.” Questo modello vede la collaborazione tra pubblico e privato, generando interventi mirati per correggere e prevenire danni del territorio. La sussidiarietà, cioè la capacità di agire sulla base di competenze e territorialità specifiche, emerge come elemento chiave per affrontare questioni che coinvolgono vaste aree geografiche.
Le attività di bonifica, storicamente rivolte a migliorare le condizioni dei terreni agricoli, si sono estese nel tempo per includere interventi di difesa idrogeologica. Questo permette di evitare frane, allagamenti e altre emergenze causate da eventi meteorologici intensi, fenomeni che in Campania sono ormai all’ordine del giorno nei mesi autunnali e invernali. La presenza di una rete consortile capace di risposta rapida è dunque fondamentale.
La riforma varata dalla regione Campania ha ampliato il quadro delle responsabilità attribuite ai consorzi di bonifica, inserendo nuove funzioni che potenziano il controllo e la gestione del territorio. Non si tratta più solo di garantire il sistema irriguo e le attività di bonifica, ma di estendere la partecipazione attiva nella difesa del suolo, con un’attenzione crescente alla prevenzione dei rischi naturali.
Questa riforma stabilisce meccanismi di controllo di gestione e prevede misure sanzionatorie per i consorzi che non rispettano gli impegni presi. Lo scopo principale è concentrare gli sforzi in due direzioni: la riduzione degli sprechi idrici e l’adozione di fonti energetiche rinnovabili per le attività consortili. Questi obiettivi diventano determinanti per rendere più sostenibile la gestione delle risorse in un contesto segnato dalla scarsità dell’acqua e dalla necessità di salvaguardare l’ambiente.
A supporto di questa trasformazione arriva la strategia europea per la resilienza idrica, che impone un cambio di mentalità nelle politiche nazionali e regionali. Le linee guida comunitarie spingono per ridurre gli sprechi idrici e per rafforzare la capacità delle strutture pubbliche di rispondere prontamente a emergenze idriche o eventi climatici estremi. Questi indirizzi rappresentano un riferimento imprescindibile per le amministrazioni locali e devono tradursi in azioni concrete nei territori, compreso quello campano.
L’Unione europea ha stanziato 24 miliardi di euro per finanziare progetti legati all’acqua nell’ambito delle politiche di coesione. Questi fondi sono destinati al miglioramento delle infrastrutture idriche, al rafforzamento dei sistemi di allerta precoce e alla promozione della cooperazione tra enti preposti alla sicurezza idrica. In Campania, i consorzi di bonifica rappresentano uno dei nodi fondamentali nella realizzazione di questi obbiettivi.
La pianificazione di interventi sul territorio deve considerare la complessità della gestione delle acque in una regione con una variazione territoriale che passa da aree costiere a zone montane, spesso soggette a fenomeni di dissesto. La concentrazione delle risorse dovrà quindi favorire la modernizzazione delle reti irrigue, l’adozione di tecniche per il risparmio idrico e lo sviluppo di sistemi di monitoraggio efficaci capaci di anticipare eventi critici.
I consorzi, destinatari di queste risorse, dovranno collaborare strettamente con enti regionali e nazionali per rendere operative le misure richieste dall’Europa. L’integrazione fra vari livelli di governo e l’approccio condiviso tra pubblico e privato possono favorire interventi tempestivi, cruciali per ridurre i danni e garantire un uso razionale delle risorse. Sarà cruciale puntare anche sulla formazione del personale consortile e su una gestione trasparente, in grado di rispondere alle esigenze reali dei territori più esposti ai rischi idrogeologici e alla siccità.
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