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Rissa a rovigo finisce con un omicidio e cinque fermi per il grave episodio nei giardini delle Due Torri

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Nel centro di Rovigo, sabato 19 luglio 2025, una violenta rissa tra gruppi contrapposti ha portato alla morte di un giovane cittadino tunisino e al ferimento grave di un suo connazionale. A pochi giorni dall’accaduto, la procura locale ha fermato cinque persone coinvolte, accusate di omicidio aggravato, tentato omicidio e rissa aggravata. L’indagine, condotta dalla squadra mobile con supporto da altre città, ha fatto emergere una situazione di tensione alimentata da precedenti episodi di violenza. Un caso che ha sollevato preoccupazione e richiesto un intervento rapido delle autorità.

Cronaca della rissa e dinamiche dell’episodio fatale

I giardini delle Due Torri, a pochi passi da piazza Matteotti a Rovigo, sono stati teatro di una rissa degenerata in dramma sabato sera. Poco dopo le 21, due gruppi si sono affrontati con estrema violenza. Tra loro, cittadini di origine tunisina da una parte e pakistani dall’altra. Durante la colluttazione, G.A., giovane tunisino, ha ricevuto un colpo mortale al torace e al fegato, inflitto con un frammento di bottiglia di vetro. Il trauma ha causato uno shock emorragico irreversibile, portandolo alla morte sul posto o poco dopo in ospedale. Un altro giovane della stessa nazionalità, F.M., è stato colpito ripetutamente con fendenti al fianco e all’addome, riportando ferite gravissime che hanno richiesto un pronto intervento medico per salvarlo da un destino simile.

L’attacco è stato rapido e ha coinvolto oggetti contundenti, tra cui bottiglie rotte e altri strumenti utilizzati come armi. Uno degli aggressori ha indossato un passamontagna, elemento che ha fatto sospettare alla procura la premeditazione dell’azione. La situazione è degenerata nel giro di pochi minuti, lasciando i testimoni scioccati per l’escalation improvvisa della violenza in un luogo pubblico e frequentato.

Dettagli sulle indagini e i fermi disposti dalla procura di rovigo

A coordinare le indagini è stata la procura della Repubblica di Rovigo, con il procuratore Manuela Fasolato che ha sottolineato la celerità nell’individuare e fermare i responsabili. La squadra mobile della questura rodigina ha lavorato insieme alle squadre mobili di Latina e Chieti, riuscendo a bloccare cinque persone tra il 24 luglio e i giorni successivi. I fermati si trovano ora in carcere in attesa di convalida.

Tra i fermi spicca H.A., ritenuto autore materiale dell’omicidio aggravato dalla premeditazione, per aver inflitto il colpo mortale con la bottiglia. Gli altri indagati — T.M.Q., R.T.U., A.A., R.S. — devono rispondere di omicidio in concorso anomalo, tentato omicidio e partecipazione alla rissa con armi improprie. La procura ha specificato che alcuni, pur non avendo sferrato i colpi letali, hanno agito attivamente durante lo scontro, al punto da essere considerati corresponsabili.

L’indagine ha ricostruito una modalità organizzata e una certa pianificazione, basata su una vendetta maturata dopo violenze precedenti. I provvedimenti si sono resi necessari non solo per ricostruire la dinamica, ma anche per fornire una risposta forte a un episodio che ha sconvolto la comunità.

Motivazioni e contesto del conflitto tra gruppi giovanili stranieri a rovigo

Secondo gli accertamenti giudiziari, la rissa del 19 luglio è stata una rappresaglia di gruppo. Due giorni prima, il 17 luglio, T.M.Q., cittadino pakistano, era stato aggredito e ferito con una bottiglia durante una lite con alcuni giovani di origine tunisina e marocchina. Quell’aggressione aveva causato a T.M.Q. lesioni guaribili in dieci giorni, ma ha innervosito il gruppo pakistano che ha deciso di rispondere con un’azione violenta e pianificata.

I cinque indagati fanno parte di queste compagini che si sono scontrate più volte nei giorni precedenti. La rissa si inserisce in un clima di tensioni persistenti, dove si confondono motivazioni personali e contrasti tra comunità straniere, con conseguenze che hanno portato a un esito tragico. Il fatto che uno degli accusati abbia cercato di nascondersi con un passamontagna indica la volontà consapevole di agire al di fuori delle regole, confermando l’intenzionalità di causare danno grave.

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Conseguenze per le vittime e l’allarme sociale nella città di rovigo

Le vittime della rissa – oltre al decesso di G.A. – sono ancora sotto la stretta attenzione degli operatori sanitari e della polizia. F.M., ferito con fendenti all’addome e al fianco destro, ha rischiato che quei colpi si trasformassero anch’essi in un omicidio. Grazie all’intervento rapido dei soccorritori, oggi rimane in vita, ma le ferite sono gravissime e la sua testimonianza sarà cruciale per ricostruire i dettagli dell’accaduto.

L’episodio ha scosso profondamente la popolazione di Rovigo, soprattutto per la natura della tensione, avvenuta in un’area centrale e frequentata della città. La procura ha scelto di intervenire immediatamente per restituire sicurezza e far capire che nessuna violenza resta impunita. Il caso ha fatto emergere la questione delle faide tra gruppi giovanili stranieri, un tema che le autorità stanno affrontando con attenzione crescente.

La collaborazione tra diverse squadre mobili di varie province dimostra la necessità di un coordinamento tra forze dell’ordine per affrontare fenomeni del genere, spesso radicati in comunità diverse e su più territori.

Scenari futuri e provvedimenti giudiziari in arrivo per i fermati

I cinque indagati sono ora detenuti e dovranno comparire davanti al giudice per le indagini preliminari per la convalida del fermo. La magistratura analizzerà le prove raccolte e deciderà le misure cautelari più idonee. È probabile che emergano ulteriori sviluppi, con possibili altri interlocutori o complici da identificare.

Gli inquirenti vogliono accertare se questa rissa sia parte di una serie di conflitti più ampia, con possibili ricadute sulla sicurezza cittadina. La vicenda di Rovigo si inserisce in un contesto più ampio di problematiche legate alle violenze tra gruppi di giovani, tante volte dimenticate fino a quando non sfociano in tragedie come questa.

La procura ha voluto ribadire che non esiste spazio per giustizia privata in città, e che la legge prevede processi e punizioni per chi usa la violenza contro altri. Il lavoro delle forze dell’ordine continua nelle prossime settimane per accertare ogni responsabilità e prevenire nuove tensioni in un territorio che cerca sicurezza e convivenza serena.

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