Il 7 giugno scorso a villa pamphili, uno dei parchi più estesi di roma, sono stati scoperti i corpi senza vita di una donna e della sua bambina di pochi mesi. La donna è stata identificata come una cittadina russa di circa 30 anni, Anastasia, mentre la bambina aveva solo sei mesi. Le indagini, condotte dalla procura di roma con il supporto degli inquirenti in trasferta a malta, hanno portato al fermo, eseguito in grecia, di un uomo coinvolto nella vicenda. Attraverso il programma televisivo “Chi l’ha visto” è emerso anche il racconto della madre di Anastasia che conferma l’identità della figlia.
I ritrovamenti a villa pamphili e l’identificazione della vittima
Il ritrovamento dei corpi in villa pamphili ha scosso la capitale per la crudezza del fatto. La donna e la bambina sono state trovate a circa 200 metri di distanza l’una dall’altra nel parco. La vittima adulta è stata subito riconosciuta come una giovane donna russa, residente in italia da qualche tempo e di circa 30 anni. La figlia aveva appena sei mesi al momento del decesso. Gli investigatori si sono subito messi al lavoro per capire le dinamiche di ciò che è avvenuto, conducendo verifiche in vari paesi europei in cerca di informazioni utili al caso.
L’identificazione è passata attraverso l’esame dei documenti rinvenuti e dalle testimonianze raccolte negli ambienti frequentati dalla giovane. Si è così riusciti a confermare che si trattava di Anastasia, una donna giunta in europa con l’intento di migliorare la propria formazione linguistica e anche di costruirsi un futuro migliore.
Il ruolo della procura di roma e le indagini svolte a malta
La procura di roma ha coordinato una serie di indagini internazionali grazie ai contatti con le autorità di malta. Anastasia si era infatti trasferita sull’isola per studiare inglese. Proprio in questa fase, gli inquirenti hanno approfondito i suoi spostamenti, le frequentazioni e la vita vissuta prima della tragedia. Sono stati raccolti elementi che hanno permesso di ricostruire bugie e verità sulla sua permanenza nell’arcipelago maltese.
I magistrati hanno condotto accertamenti che hanno permesso di individuare un uomo chiamato Francis Kaufmann, ritenuto coinvolto nella morte della giovane donna e di sua figlia. L’uomo è stato rintracciato e fermato in grecia, a conferma dell’estensione europea dell’inchiesta. Questa operazione è stata decisiva per cercare di mettere chiarezza sui motivi e le circostanze che hanno portato a questa doppia tragedia.
La testimonianza emersa da chi l’ha visto e il legame con rexal ford
La trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”, impegnata spesso nel supportare le famiglie di persone scomparse o vittime di reati, è riuscita a coinvolgere una telespettatrice che ha fornito un contatto con la madre di Anastasia. La donna ha confermato pubblicamente l’identità della figlia deceduta.
La testimonianza ha rivelato anche che Anastasia, durante il suo soggiorno a malta, aveva conosciuto un uomo di nome Rexal Ford. Questo incontro è un elemento importante per comprendere la rete relazionale della ragazza e probabilmente per avvicinarsi ai motivi di quanto accaduto. Gli approfondimenti sugli incontri e le conoscenze maturate a malta sono al centro dell’indagine, e agli inquirenti spetta il compito di chiarire le responsabilità.
Dettagli sulla complessità della storia
La storia di Anastasia e della sua bambina rappresenta una pagina dolorosa che la giustizia cerca di ricostruire con rigore. Lo sviluppo delle indagini su scala internazionale dimostra la ricerca di risposte puntuali e la volontà di far emergere la verità senza lasciare spazi oscuri.