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Scandalo per le ciabatte kolhapuri di prada presentate a milano fashion week nel 2025

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La recente presentazione delle ciabatte kolhapuri nella collezione maschile di prada durante la milano fashion week ha acceso un acceso dibattito in india. Queste calzature tradizionali di pelle, nate oltre 800 anni fa nella città di kolhapur, sono diventate al centro di critiche per quella che viene definita un’appropriazione culturale. L’attenzione si concentra inoltre sul prezzo fuori scala imposto dal marchio di lusso, che ha scatenato la rabbia degli artigiani e dei consumatori indiani.

Le origini e il valore culturale delle kolhapuri

Kolhapuri è una città nello stato del maharashtra, nota da secoli per l’artigianato delle sue calzature in pelle. Le kolhapuri, ciabatte infradito fatte a mano, nascono nel dodicesimo secolo e rappresentano un simbolo tradizionale della regione. Ogni paio si distingue per la lavorazione artigianale che utilizza pelli locali e tecniche tramandate di generazione in generazione. Le scarpe non sono solo oggetti funzionali, ma veicolano una storia e l’identità culturale di una comunità di artigiani che ancora oggi impiegano metodi tradizionali.

Il riconoscimento gi e la tutela

Nel 2019, lo stato indiano ha riconosciuto ufficialmente l’importanza delle kolhapuri con il marchio GI , una specie di certificazione che attesta l’origine e la qualità legata a un territorio specifico. Questo riconoscimento tutela la produzione locale e la reputazione di questi prodotti contro copie o imitazioni. La loro radicata appartenenza al territorio e il valore storico sono alla base delle difficoltà crescenti a vederle riutilizzate o reinterpretate al di fuori del contesto originale.

L’indignazione dei media e della comunità indiana

Dall’annuncio di prada, i media indiani hanno sollevato un’ondata di critiche e indignazione. Più testate e opinion leader sul web hanno definito la mossa del brand un caso di «appropriazione culturale», perché il marchio non ha coinvolto o riconosciuto adeguatamente gli artigiani di kolhapur. L’accusa si basa sulla percezione che una tradizione antica venga sfruttata per fini commerciali senza rispetto per le radici culturali e il lavoro degli artigiani.

Sui social network il dibattito si è acceso, con messaggi di protesta e richieste di azioni da parte delle istituzioni indiane. Alcuni utenti sottolineano come prada abbia ignorato il significato profondo delle kolhapuri, trasformandole in semplici oggetti di lusso privi di identità. Il confronto ha messo in luce un problema più ampio: la tutela delle produzioni tradizionali di fronte alle grandi aziende di moda internazionali.

L’intervento del governo indiano

Il governo indiano, già in passato sensibile al tema, ha invitato i brand globali a rispettare il valore culturale delle collezioni ispirate a simboli locali. Il clamore genera un dibattito su come bilanciare mercato e rispetto delle tradizioni, soprattutto in un’epoca di globalizzazione dove i confini culturali rischiano di essere appiattiti.

La questione dei prezzi e il contrasto con il mercato locale

Un altro motivo di critica riguarda il prezzo applicato da prada alle ciabatte kolhapuri, che supera di dieci volte quello locale. In india, un paio di kolhapuri artigianali costa tra 4mila e 10mila rupie, ovvero tra 40 e cento euro, un prezzo accessibile per un prodotto fatto a mano. Il marchio di moda di lusso ha invece fissato un costo di circa 100mila rupie, equivalenti a quasi mille euro. Questa differenza ha esacerbato la polemica, mettendo in evidenza il divario tra la realtà degli artigiani e la percezione del lusso globale.

Il fatto che prada venda questo tipo di prodotto come una novità esclusiva ha irritato chi considera queste calzature parte del patrimonio culturale collettivo. Il valore aggiunto percepito dal marchio non corrisponde a un coinvolgimento diretto degli artigiani e genera così un senso di ingiustizia. L’hindustan times ha sottolineato come il prezzo gonfiato non rifletta né la tradizione né il lavoro manuale che rende le kolhapuri un bene autentico, ma sia dettato da dinamiche commerciali del mercato del lusso.

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Reazioni dei consumatori indiani

Questo contrasto tra prezzo e realtà produttiva è un elemento di criticità anche per i consumatori indiani che si trovano di fronte a una mercificazione che trascende le ragioni culturali e sociali alla base del manufatto.

Le implicazioni per il diritto e la tutela del patrimonio culturale

Ciò che accade attorno alle kolhapuri solleva questioni rilevanti sul diritto della proprietà culturale e sul ruolo delle certificazioni come la GI. La registrazione dieci anni fa ha lo scopo di tutelare le produzioni tipiche e di impedire abusi e contraffazioni, ma la vicenda evidenzia come questi strumenti non bastino a impedire sfruttamenti da parte di grandi brand.

Il caso prada mostra i limiti della tutela giuridica quando confliggono interessi commerciali globali e identità locali difficili da difendere a livello internazionale. Le normative internazionali spesso faticano a contenere pratiche che rischiano di svilire tradizioni millenarie, se non accompagnate da controlli e garanzie più stringenti.

Attenzione internazionale e futuro delle norme

L’attenzione mediatica potrebbe spingere il legislatore indiano a rafforzare le norme sulla tutela dei prodotti GI e a promuovere iniziative per sostenere gli artigiani coinvolti. Anche le organizzazioni internazionali per il patrimonio culturale sono chiamate a vigilare con più rigore sul rispetto delle origini e sulla valorizzazione autentica delle culture.

Una discussione aperta su questi temi è stata avviata all’interno delle comunità della moda e nel mondo accademico, anche in vista delle prossime fiere internazionali dove tradizioni e global branding si confrontano sempre più spesso.

Le kolhapuri di prada continuano a essere al centro di un dibattito complesso che spazia dal valore materiale a quello simbolico, mettendo sotto i riflettori la delicata questione del rispetto culturale nell’industria della moda globale.

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