La gestione del servizio idrico nella provincia di Latina si trova al centro di un acceso confronto tra Acqualatina, società che gestisce il servizio, e l’ente d’ambito ATO4, responsabile della regolazione. Acqualatina ha segnalato una crisi di liquidità che metterebbe a rischio la continuità del servizio, chiedendo un aumento delle tariffe. L’ente d’ambito, invece, respinge questa richiesta, puntando il dito contro inefficienze gestionali e morosità elevate. La disputa coinvolge anche questioni legate alla trasparenza dei dati e al controllo delle risorse pubbliche.
L’ente d’ambito rigetta la richiesta di aumento tariffe e punta sulla lotta alla morosità
L’ente d’ambito ATO4 ha risposto in modo netto alle richieste di Acqualatina di aumentare le tariffe per affrontare la crisi economica che la società dichiara di attraversare. Il documento firmato dall’ingegner Umberto Bernola evidenzia come l’ente attribuisca le difficoltà non a mancanza di risorse economiche ma a problemi interni della gestione, in particolare nella capacità di recuperare i crediti da morosi. Questa difficoltà ha portato ad accumulare oltre 160 milioni di euro di crediti non incassati.
Il piano tariffario attuale e le critiche di Bernola
Bernola sottolinea che il piano tariffario vigente prevede già un aumento annuo del 3,5% fino al 2029, misura accordata dalla Conferenza dei Sindaci e conforme alle normative di regolazione ARERA. L’ente definisce inaccettabile considerare l’aumento delle tariffe come una soluzione ai buchi di gestione, ritenendo più urgente e necessario affrontare la morosità diffusa. Allo stesso tempo, si evidenzia un problema politico, con partiti e sindaci che hanno in passato alimentato posizioni anti Acqualatina, contribuendo a un aumento del numero di utenti che non pagano l’acqua pur avendone la possibilità.
Contestazione sulla gestione dei costi e servizio esternalizzato
L’ente d’ambito accusa Acqualatina di aver predisposto un piano tariffario che già include un riconoscimento di 4,8 milioni di euro annui destinati proprio alla morosità, corrispondente a un aumento del 3,4% sulle bollette. A questa somma si aggiungono costi operativi di circa 6 milioni l’anno, riconosciuti dall’ente nonostante questi non siano mai stati realmente sostenuti. Secondo Bernola, queste risorse avrebbero potuto essere indirizzate a varie attività interne, come manutenzione delle reti, assunzioni di personale o miglioramenti del servizio. Invece, parte di questi fondi sarebbero stati utilizzati per esternalizzare servizi, con un conseguente indebolimento dell’organico interno e un aggravarsi dei disservizi.
Esternalizzazione e conseguenze per la capacità operativa
Questa scelta di affidarsi all’esterno ha ridotto la capacità operativa diretta di Acqualatina. Per l’ente d’ambito, la gestione e l’utilizzo delle risorse meriterebbero quindi un ripensamento serio, poiché il servizio rischia di peggiorare anziché migliorare, sia per la qualità sia per la tempestività degli interventi.
Mancanza di documentazione e trasparenza da parte di acqualatina secondo ato4
L’ente d’ambito ha più volte segnalato la mancata comunicazione di dati fondamentali da parte di Acqualatina, necessari per la definizione e l’approvazione del piano tariffario. Bernola sottolinea come la società abbia chiesto un aumento del 9,5% annuo per il triennio 2024-2026 senza fornire i documenti obbligatori. Tra questi figurano il Programma degli Interventi e il Piano delle Opere Strategiche, richiesti a più riprese tramite PEC e diffide formali.
Solo dopo una diffida inviata il 14 ottobre 2024, Acqualatina avrebbe iniziato a fornire alcune informazioni, ma ancora incomplete. L’ente ha quindi dovuto procedere applicando il moltiplicatore tariffario d’ufficio, una misura prevista dal regolamento in caso di ritardi o mancanze di documentazione, per non bloccare l’iter di approvazione. Bernola precisa che l’ente ha seguito un percorso trasparente, rispettando il rigore richiesto, e che il calcolo effettuato non è frutto di arbitrii ma degli strumenti di controllo di ARERA.
L’aumento della morosità e il conseguente impatto sulla gestione economica
La morosità sul servizio idrico in provincia di Latina ha seguito una traiettoria di crescita negli ultimi anni. La percentuale degli utenti morosi è passata dal 9% nel 2015 al 12,88% nel 2023, riflettendo un aumento significativo delle somme non incassate. L’ente d’ambito considera questa la causa principale delle difficoltà finanziarie di Acqualatina.
Lo scarso impegno nel recupero crediti viene identificato come una carenza strutturale della società. Secondo Bernola, “non si può utilizzare l’alibi della morosità per giustificare l’aumento delle tariffe o altri problemi di gestione senza prima sviluppare strumenti efficaci per riscuotere quanto dovuto”. In particolare viene criticata l’assenza di azioni concrete in grado di ridurre questa quota crescente di morosi tributari.
Accusa di ritardi e incompleti nell’approvazione delle tariffe
L’ente d’ambito rigetta ogni accusa di responsabilità relativa a eventuali ritardi nell’approvazione delle tariffe. Il documento ufficiale puntualizza che è stata proprio Acqualatina a non fornire la documentazione nei tempi richiesti dalla regolamentazione nazionale. A quel punto, per evitare blocchi nel procedimento, l’ente ha dovuto applicare il procedimento previsto dal regolatore, adottando il moltiplicatore tariffario d’ufficio.
Questa situazione evidenzia un clima di tensione amministrativa e gestionale tra la società e l’ente regolatore. L’ente ribadisce la necessità di rispettare i tempi e gli obblighi formali, senza trascurare le verifiche di adeguatezza sui piani presentati. Sullo sfondo restano aperte le questioni legate a un servizio giudicato in crisi sia sul piano economico sia su quello dell’efficienza operativa.