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Sit-in davanti alla rai di Napoli contro il vertice Nato e il aumento delle spese militari

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Un gruppo del movimento disoccupati 7 novembre si è radunato davanti alla sede rai di Napoli per protestare contro la decisione che sta prendendo forma al vertice Nato in corso all’Aja. La manifestazione ha messo al centro la denuncia del piano europeo “rearm europe” e la richiesta del governo italiano, capeggiato da Meloni, di incrementare la spesa militare. In questa fase di crisi mondiale, con tensioni nel Medio Oriente e situazioni di guerra ancora aperte a Gaza, il messaggio degli attivisti si è concentrato sull’impatto sociale e le priorità da rivedere nei contesti nazionali ed europei.

Alcune considerazioni sul vertice nato all’Aja e l’aumento della spesa militare

Il vertice Nato che si svolge in queste ore presso l’Aja si propone di ratificare un impegno concreto: ogni stato membro dovrebbe portare la spesa militare al 5% del proprio PIL. Un’intesa che conferma l’intenzione di molti Paesi europei, come Germania, Francia e Regno Unito – ma soprattutto gli Stati Uniti – di intensificare investimenti nel comparto difesa. Da qui il piano europeo di 800 miliardi, denominato “rearm europe”, che punta a rafforzare le capacità militari dell’Unione. L’Italia guidata dal governo Meloni si posiziona tra i principali sostenitori e promotori di questa politica, malgrado la situazione internazionale appaia ancora molto delicata, con scenari di conflitto attivi.

Il nodo delle risorse pubbliche

Il nodo centrale è la scelta di concentrare elevate risorse su spese militari a fronte di altri bisogni urgenti. Nel vertice si discute anche delle implicazioni strategiche e geopolitiche, ma per una fetta della società civile queste decisioni mostrano una priorità distorta rispetto alle problematiche sociali e sanitarie. Il messaggio dal sit-in davanti alla rai di Napoli esprime una grande preoccupazione rispetto alla direzione presa, percepita come un accantonamento delle istanze più immediate delle comunità.

La protesta del movimento disoccupati 7 novembre a napoli

I manifestanti del movimento disoccupati 7 novembre hanno scelto la sede napoletana della rai per portare la loro protesta in un luogo simbolico dell’informazione pubblica. Con un megafono, un portavoce ha spiegato il motivo dell’azione: “in discussione al vertice Nato c’è un aumento importante delle spese militari, che nel caso italiano significherà circa 10 miliardi di euro in più ogni anno.” Questi fondi, raccontano i manifestanti, svaniscono a scapito dei servizi essenziali come la sanità, l’istruzione e l’assistenza sociale, oltre che dei salari, ormai bassi e poco sostenibili per molte famiglie.

Durante il sit-in hanno esposto un cartello con le ragioni della protesta, per poi dare fuoco simbolicamente a fogli con il logo della Nato. Il gesto è stato una forma d’espressione forte e chiara, volta a denunciare l’ipocrisia di un sistema che dichiara mancanza di risorse per i bisogni sociali ma spalanca i portafogli per la difesa, seguendo le direttive di Nato e UE. La scelta di Napoli si lega anche all’importanza di rilanciare un dibattito pubblico sulla gestione delle risorse nazionali, proprio mentre circolano segnali contrastanti da parte del governo su politica economica e sociale.

Un messaggio chiaro sulle priorità

Il movimento ha infine sottolineato come, mentre in Medio Oriente si scatenano nuovi conflitti e a Gaza prosegue una situazione di emergenza umanitaria, l’Italia si impegna in un rafforzamento militare senza risposte adeguate alle condizioni interne della popolazione più fragile. Questa contraddizione dà la misura di una situazione complessa, ma anche della richiesta da parte di una parte del tessuto sociale di reconsiderare le priorità di spesa e di intervento del paese.

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Il dibattito sulle priorità di spesa pubblica in italia e in europa

La protesta a Napoli riflette un dibattito ampio, che vede confrontarsi visioni diverse sulle scelte di bilancio. Da un lato, la necessità percepita di rafforzare le difese a livello continentale e internazionale, vista la crescente incertezza globale. Dall’altro, la richiesta di migliorare servizi fondamentali come sanità, scuola, salari e sostegno sociale, in un momento di difficoltà economica per molti italiani. Il governo Meloni è al centro di questa controversia, sostenendo gli impegni presi nel vertice Nato e in quelli europei, ma avendo davanti una platea di cittadini che mette in discussione l’opportunità di spostare risorse così ingenti.

L’importanza del punto di vista delle fasce sociali fragili

L’azione dei disoccupati a Napoli introduce un punto di vista che raramente è al centro dell’agenda politica e mediatica: cioè quello delle fasce sociali più fragili, che segnalano un peggioramento delle loro condizioni legato proprio ai tagli o ai mancati investimenti in ambiti sociali. Il confronto ora si sviluppa su piani diversi, ma rimane aperto il nodo di come bilanciare sicurezza e diritti sociali in un paese che cerca ancora una via per affrontare crisi economiche e tensioni geopolitiche.

Napoli, con la sua storia e il suo ruolo economico e sociale, diventa così luogo di manifestazioni che richiamano l’attenzione nazionale su temi cruciali. La protesta della sede rai si inserisce in un quadro più ampio di riflessione su qual è il volto dell’Italia nel 2025, tra richieste di cambiamento e conferme di decisioni europee e internazionali.

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