Un chiarimento netto arriva da Sonia e Roberta, assistenti sociali con oltre vent’anni di servizio al Comune di anagni, dopo le recenti notizie apparse sulle loro presunte dimissioni volontarie. Le due professioniste hanno ribadito con forza di non aver mai scelto di lasciare l’incarico. Questa vicenda mette in evidenza anche temi più ampi legati alla condizione lavorativa nei servizi sociali.
La replica di sonia e roberta sulle comunicazioni del comune di anagni
Sonia e Roberta hanno voluto rispondere con una nota indirizzata apertamente ai cittadini e all’Amministrazione comunale. Le due donne hanno negato di aver mai presentato dimissioni, smentendo quindi le dichiarazioni diffuse dal Comune di anagni che avevano lasciato intendere una loro uscita volontaria. Nel comunicato si legge che non solo non hanno lasciato il lavoro di propria iniziativa, ma che in questo momento non risultano impiegate in altri enti o realtà. Questa precisazione vuole evitare ogni possibile fraintendimento su una loro presunta nuova occupazione.
Una difesa forte della professionalità
Il tono usato nella dichiarazione è fermo e deciso, volto a tutelare l’immagine professionale che entrambe hanno costruito in decenni di impegno all’interno del Comune. Sonia e Roberta parlano esplicitamente di un legame lavorativo interrotto “contro la nostra volontà”, segno che la fine del rapporto non è stata una loro scelta ma è stata imposta da terzi. Essi chiedono quindi una rettifica delle informazioni imprecise, sottolineando come queste possano danneggiare non solo loro, ma anche la percezione del servizio pubblico offerto ai cittadini di anagni.
La richiesta di rettifica e il rispetto della dignità professionale
Nella nota, le due assistenti sociali invitano direttamente il Comune di anagni a correggere le notizie diffuse e a presentare pubblicamente scuse. Questo richiamo nasce dalla necessità di ristabilire la verità e difendere la dignità che hanno guadagnato con il loro lavoro negli anni. La diffusione di dati errati non solo compromette l’onorabilità personale, ma rischia di creare confusione tra la comunità che ha conosciuto e apprezzato il loro operato. Sono almeno due decenni che Sonia e Roberta lavorano a stretto contatto con famiglie e soggetti fragili, supportandoli con competenza e continuità. Per questo motivo, il modo in cui sono state descritte appare ingiusto.
Invito a una presa di responsabilità
Questa posizione richiede una presa di responsabilità da parte dell’Amministrazione. Da un lato perché riguarda la verità dei fatti, dall’altro perché si tratta di rispetto verso le figure che hanno contribuito al tessuto sociale locale. Non a caso, la richiesta si conclude con un appello al rispetto reciproco e alla correttezza, elementi fondamentali in qualsiasi rapporto lavorativo pubblico.
Precarietà e continuità nel lavoro sociale: un tema rimasto sullo sfondo
Oltre alla questione specifica di Sonia e Roberta, la vicenda solleva l’attenzione su una problematica che tocca molti operatori del mondo sociale. I contratti a tempo determinato, o altre forme di impiego instabile, limitano la continuità dell’assistenza offerta da professionisti qualificati. In particolare, quando si tratta di servizi rivolti a soggetti vulnerabili, la gestione del personale può influire profondamente sulla qualità dell’offerta.
Non solo. La fine improvvisa di rapporti lavorativi, non decisi dagli stessi operatori, provoca disagio non solo a loro ma anche agli utenti che si affidano a questi servizi. Nel caso di anagni, Sonia e Roberta sono state punto di riferimento per molte famiglie, offrendo un sostegno che richiede tempo e fiducia. La sospensione di questo legame afferma un’interruzione di continuità importante. Molti addetti ai lavori denunciano come il sistema pubblico spesso non riconosca l’esperienza accumulata, ponendo vincoli che portano a uscite forzate dal lavoro.
Il rischio di perdere un capitale prezioso
Il caso quindi porta alla luce una realtà vissuta da tanti operatori del settore: il rischio di perdere uno dei capitali più preziosi per il sociale, cioè la conoscenza diretta e la relazione costruita negli anni con chi ha bisogno.
Attesa di una replica ufficiale e le reazioni nel territorio di anagni
Al momento il Comune di anagni non ha rilasciato una risposta ufficiale alle richieste di Sonia e Roberta. La situazione resta in sospeso, con l’opinione pubblica attenta agli sviluppi. Chi conosce da vicino le due assistenti sociali parla di una situazione delicata, che coinvolge anche l’immagine della gestione locale dell’assistenza.
La vicenda ha infatti richiamato l’attenzione di cittadini e operatori, che chiedono trasparenza e rispetto per i lavoratori pubblici, soprattutto in ambiti fondamentali come il sociale. Nel frattempo, l’assenza di un dialogo diretto alimenta un senso di disagio. Sonia e Roberta restano figure importanti per molti nuclei familiari di anagni, che hanno vissuto con loro momenti difficili e trovati sostegno.
Un caso emblematico per i servizi sociali
Il caso si propone come un esempio concreto dei problemi nei servizi sociali reiterati da tempo. La comunità attende sviluppi chiari, mentre il mondo del lavoro pubblico riflette sul valore da attribuire a professionalità che non vanno disperse senza un confronto.