La procura di Nola ha aperto un’inchiesta su otto persone legate alla original marines spa, nota azienda con oltre 600 punti vendita in Italia e all’estero. Le accuse comprendono falso in bilancio, indebita percezione di contributi pubblici, esercizio abusivo di attività finanziaria e uso di fatture false. Sono scattate misure interdittive e sequestri milionari.
Le indagini della procura di nola e le misure adottate
Nella prima fase dell’inchiesta, il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Napoli ha notificato otto ordinanze a membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della original marines spa. Il gip di Nola, su richiesta della procura, ha disposto l’interdizione per un anno dall’attività imprenditoriale di tutti gli indagati. Questa misura è stata accompagnata da un sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di 37,2 milioni di euro, corrispondente ai presunti profitti derivanti dalle condotte illecite. L’obiettivo è bloccare qualunque attività economica che potrebbe compromettere ulteriori accertamenti o favorire la dispersione del patrimonio.
Accuse e dettagli dei reati finanziari
Le accuse ruotano attorno a diversi reati finanziari, tra cui il falso in bilancio. Questi comportamenti avrebbero interessato in particolare gli esercizi dal 2018 al 2021, periodo durante il quale secondo gli inquirenti si sarebbe occultata la reale situazione economica della società. L’indagine si concentra anche sull’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sull’ottenimento di finanziamenti pubblici tramite documentazione irregolare.
Il processo di riorganizzazione e le anomalie contabili evidenziate
Le indagini hanno messo in luce come, a partire dal 2017, la original marines spa abbia intrapreso un aumento dei punti vendita diretti, riducendo al contempo i negozi in franchising. Questa riorganizzazione ha comportato una modifica sostanziale nelle modalità di gestione commerciale e finanziaria dell’azienda. Tuttavia, in parallelo, si è celato un quadro di irregolarità contabili: i bilanci degli anni successivi non avrebbero evidenziato le perdite generate dal mancato incasso di crediti dai franchisee.
La società ha così fatto apparire la propria situazione più solida di quanto fosse in realtà. Il risultato è stato un’immagine finanziaria alterata, che ha consentito di ottenere determinati vantaggi economici, tra cui i finanziamenti statali garantiti da SACE. La ristrutturazione dei punti vendita, invece di risolvere le criticità, ha finito per nascondere problemi più gravi legati alla gestione interna e al rapporto con i negozi affiliati.
Finanziamenti garantiti dallo stato e indebite detrazioni iva
Un punto centrale dell’inchiesta riguarda i due finanziamenti pubblici ricevuti dalla original marines spa, per un totale di 31,5 milioni di euro, sostenuti dallo Stato tramite la garanzia SACE. La concessione di questi fondi si è basata su bilanci falsificati che occultavano perdite e situazioni debitorie della società.
Parallelamente, le indagini hanno scoperto che l’azienda si è servita di fatture false emesse da imprenditori della rete distributiva. Queste fatture, relative a operazioni non realmente effettuate, hanno permesso alla società di detrarre quasi 6 milioni di euro di iva illecitamente. L’uso di documentazione falsa ha quindi facilitato un indebito risparmio fiscale, aggravando il quadro delle presunte illegalità.
La combinazione di false certificazioni e contributi pubblici così ottenuti ha spinto gli investigatori a esaminare anche la gestione dei rapporti finanziari con i negozi in franchising, che da quanto emerge hanno vissuto condizioni difficili imposte dalla società madre.
Criticità finanziarie nei negozi in franchising e pratiche abusive
Le accuse si estendono anche alle modalità con cui la original marines spa ha trattato i negozi in franchising. Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, la società ha imposto acquisti obbligatori di merce ai gestori dei punti vendita affiliati. Questo vincolo ha creato crisi economiche all’interno della rete distributiva, con molti negozi in difficoltà per l’eccessivo carico di merce invenduta o non richiesta.
Quando la crisi si è aggravata, la stessa azienda ha concesso finanziamenti ai franchising, senza le autorizzazioni previste dal Testo Unico Bancario. Questa pratica configura l’esercizio abusivo di attività finanziaria, a causa della mancanza delle necessarie licenze o autorizzazioni per prestare denaro. Tale manovra ha avvicinato i negozi a una situazione di dipendenza, creando problemi economici e legali rilevanti per entrambe le parti.
Le irregolarità finanziarie ricostruite mostrano un disegno organizzato volto a mantenere in attività la rete di vendita a scapito delle regole vigenti, tenendo però nascosti i guai economici reali ai mercati e agli enti pubblici erogatori di fondi. Sullo sfondo resta la gestione complessa di un gruppo con ampia presenza commerciale e relazioni intricate con i punti vendita.