Nel cuore di Sora, la cappella del parco Santa Chiara ha inaugurato una nuova fase con l’avvio del restauro dell’affresco della vergine immacolata. Questo dipinto, che resiste all’interno dell’unica struttura rimasta dell’antico complesso delle Clarisse, racconta una pagina storica di devozione e arte locale. Lo stato di conservazione precario ha reso necessario un intervento urgente, sostenuto da un progetto tecnico preciso e da un finanziamento privato che tutela il patrimonio culturale della zona.
La cappella del parco Santa Chiara rappresenta l’ultimo frammento rimasto di un complesso monastico delle Clarisse, distrutto dal sisma che colpì la zona nel 1915. Quest’edificio custodisce da decenni l’affresco che raffigura la vergine immacolata, un’immagine cara alla comunità sorana. L’opera, posta su intonaco, è ritenuta probabilmente opera di Aristodemo Giacchetti, pittore e decoratore nato a Roma e stabilitosi a Sora, attivo tra fine ottocento e metà novecento. Il dipinto riflette la profonda devozione mariana che ha segnato la vita religiosa locale in quegli anni, un legame che si respira tutt’oggi nelle celebrazioni e nelle tradizioni della città.
L’affresco si presenta attualmente con segni evidenti di deterioramento. Le condizioni climatiche e l’incuria, unite all’età avanzata del dipinto, hanno provocato distacchi della pellicola pittorica, infiltrazioni d’acqua e vaste lacune nella superficie. Questa situazione rendeva improrogabile una restaurazione per fermare il degrado e riportare visibilità a un’opera così significativa. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina ha monitorato attentamente la situazione, autorizzando un piano di conservazione definito e rispettoso delle caratteristiche storiche del manufatto.
Il restauro è stato affidato al dott. ing. Corrado Ferracci, restauratore autorizzato che ha progettato un intervento calibrato per recuperare l’affresco nel dettaglio. Al suo fianco lavorerà Francesca Notari, aiuto restauratrice che affianca Ferracci nelle fasi operative. La parte esecutiva sarà sostenuta dall’impresa Cominio s.r.l., sotto la direzione dell’architetto Rocco Moscone, che garantisce il coordinamento tecnico e logistico del cantiere. Questo lavoro di squadra opera sotto la stretta sorveglianza delle funzionarie della soprintendenza, le dottoresse Ilenia Bove e Chiara Arrighi, esperte in tutela e restauri di beni culturali.
Il metodo seguito prevede una diagnosi accurata dello stato dell’affresco, con analisi dei materiali originari e delle cause del degrado. Ogni fase del restauro è pensata per salvaguardare i tratti originali senza alterare l’identità visiva dell’opera. L’impresa e i restauratori lavorano con tecniche tradizionali e materiali compatibili, nel rispetto della normativa vigente sulla conservazione dei beni artistici. La presenza costante della soprintendenza assicura il controllo della qualità e dell’efficacia degli interventi.
Una famiglia sorana ha deciso di finanziare completamente il restauro, mantenendo l’anonimato ma manifestando così un gesto concreto di valorizzazione del proprio patrimonio artistico. Il contributo è stato effettuato grazie all’Art Bonus, uno strumento fiscale che permette ai cittadini di supportare la tutela culturale ricevendo agevolazioni economiche. La procedura è stata seguita dalla dottoressa Valeria Palleschi, responsabile per la gestione formale dell’incentivo e del legale supporto.
L’intervento finanziato attraverso questa forma di mecenatismo privato riflette un modello di collaborazione tra pubblico e privato, sempre più diffuso in tutta Italia per salvaguardare opere meno visibili ma non meno importanti. L’art bonus consente così un dialogo concreto tra chi sostiene culturalmente il proprio territorio e chi ha il compito istituzionale di garantirne la conservazione. In questo caso, il ruolo di un benefattore ha permesso di avviare un cantiere che senza risorse specifiche rischiava di restare fermo.
I lavori di restauro sono partiti nel 2025 e la conclusione è prevista entro l’autunno dello stesso anno. Il progetto mira a ridare all’affresco la piena leggibilità e stabilità strutturale, preservando con cura le tracce di storia e fede che conserva. L’opera si conferma come un bene identitario per Sora, capace di raccontare il passato artistico e religioso locale.
Il recupero della vergine immacolata non rappresenta solo un’eredità artistica ma anche un elemento di coesione sociale. La comunità potrà riavvicinarsi a un simbolo nato dalla devozione e dal lavoro di artisti e restauratori, valori che si trasmettono oltre le generazioni. La presenza sul territorio di questo affresco restaurato contribuirà a mantenere viva la memoria del monastero delle Clarisse, collegandosi al tessuto culturale attuale. Sora può così contare su un pezzo di storia visibile, conservato con rigore e attenzione.
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