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Tre sorelle e un bambino senza casa da quasi un mese dopo l’incendio nel loro appartamento ater

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Tre sorelle, di 35, 24 e 20 anni, e un bambino di 8 anni si trovano senza una sistemazione stabile dal 19 giugno, quando un fulmine ha scatenato un incendio nel loro appartamento Ater in via Zara. La perdita improvvisa degli immobili, unita al recente lutto per la scomparsa di entrambi i genitori, ha lasciato la famiglia in una situazione critica. Il Comune è stato informato sin dal primo momento, ha sostenuto di trovare soluzioni rapide, ma dopo quasi un mese la risposta concreta ancora non si vede, lasciando il nucleo familiare in un limbo abitativo.

Il rogo e l’emergenza abitativa: il dramma delle tre sorelle e del bambino

L’incendio che ha distrutto l’appartamento Ater è stato causato da un fulmine durante un temporale nel tardo pomeriggio del 19 giugno. L’abitazione, situata in via Zara, è stata completamente compromessa, costringendo le tre sorelle e il bambino a evacuare in fretta senza avere un luogo dove andare. La perdita della casa è arrivata in un momento di particolare fragilità, poiché le ragazze avevano da poco perso entrambi i genitori, lasciandole sole a gestire una situazione già difficile.

Il bambino di 8 anni, nipote della più grande, è parte integrante di questo piccolo nucleo. La madre ha responsabilità aggiuntive e necessita di un ambiente stabile e sicuro. Dopo il rogo, le tre hanno dovuto affidarsi a parenti e amici, spostandosi da un alloggio temporaneo all’altro, senza trovare una soluzione definitiva. Un mese è passato e la assenza di una sistemazione stabile pesa su tutti loro, soprattutto sul bambino.

Gli impegni dell’amministrazione comunale e la richiesta di assistenza

Il Comune, appena informato dell’emergenza, ha incontrato le tre sorelle il giorno seguente l’incendio. Il sindaco di persona si è impegnato a trovare una sistemazione temporanea entro pochi giorni, ma il passare delle settimane ha mostrato come quella promessa non si sia ancora tradotta in fatti. La famiglia ha inviato una Pec al Comune, sollecitando l’attivazione dei fondi e delle risorse previste dall’amministrazione per casi di emergenza abitativa con minori coinvolti.

Il documento sottolinea la necessità di trovare una soluzione immediata tra le offerte del mercato immobiliare locale, come un bed and breakfast o un appartamento temporaneo. Fino a oggi questa richiesta ha ricevuto poche risposte, lasciando aperte molte domande su perché le risorse non siano state utilizzate o messe in campo in tempi rapidi. La situazione risulta particolarmente critica proprio per la presenza del bambino, che meriterebbe un ambiente domestico quanto meno temporaneo, stabile e dignitoso.

L’appartamento individuato e la proposta di sistemazione della parrocchia

Alla famiglia è stato segnalato un appartamento in via di sistemazione: si tratta di uno spazio di circa 90 metri quadrati che, al momento, necessita di lavori di pittura, pulizia, montaggio degli arredi e il ripristino degli allacci di luce e acqua. L’amministrazione ha spiegato che l’immobile sarà pronto entro pochi giorni, ma nel frattempo ha offerto una soluzione temporanea nei locali messi a disposizione dalla parrocchia locale grazie a don Massimo.

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La proposta comprendeva anche la fornitura di pasti giornalieri per aiutare la famiglia. Tuttavia, questa sistemazione è stata bocciata dalle tre sorelle. Dopo aver visionato il monolocale, le giovani hanno motivato il rifiuto con l’esiguità dello spazio: un solo letto matrimoniale, manca qualunque posto adatto per un secondo materasso, e l’unico spazio libero è quello destinato al tavolo da pranzo. Per loro il problema non è la comodità, ma il fatto che quell’alloggio non garantisce una vita dignitosa nemmeno per quattro persone.

Le condizioni attuali della famiglia e la risposta dell’assessore ai servizi sociali

Attualmente le sorelle si dividono tra abitazioni di parenti e amici, un sistema di fortuna che però risulta provante e non sostenibile a lungo. L’assessore ai servizi sociali, Pia Schintu, ha dichiarato di comprendere il disagio, ma ha sottolineato che l’amministrazione sta rispettando i tempi tecnici necessari per preparare l’appartamento. L’assessore ha definito ingiuste le accuse rivolte al Comune di non intervenire e ha ricordato l’impegno profuso dal Comune per sostenere la famiglia.

Nonostante queste rassicurazioni, la famiglia vive ancora senza una casa. La permanenza in ambienti non propri, senza certezze sul futuro prossimo, ha dubbie ricadute sulla qualità della vita del bambino e delle sorelle. L’emergenza abitativa persiste a quasi un mese dal rogo e crea interrogativi sugli strumenti e le risposte disponibili per chi si trova improvvisamente senza un tetto, soprattutto quando ci sono minori coinvolti.

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