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tribunale di Frosinone riconosce fibrosi polmonare da amianto a ex operaio della VDC technologies

Un ex operaio della VDC technologies di Anagni ha ottenuto il riconoscimento della malattia professionale causata dall’esposizione all’amianto. La vicenda, conclusasi nel tribunale del lavoro di Frosinone, evidenzia il legame diretto tra la fibrosi polmonare diagnosticata e le condizioni di lavoro nell’azienda. Dopo il rigetto da parte di inail, la decisione giudiziale ha sancito il diritto all’indennizzo per danno biologico.

La storia di domenico catracchia e l’ambiente di lavoro alla vdc technologies

Domenico Catracchia ha lavorato per oltre vent’anni nella sala maschere della VDC technologies, nota un tempo come Videocolor, ad Anagni. Nato e residente a Frosinone, l’operaio ha sviluppato una fibrosi polmonare, una malattia respiratoria cronica e progressiva. La patologia, come stabilito dalla consulenza tecnica d’ufficio, è direttamente collegata all’inalazione di fibre di amianto presenti nell’ambiente lavorativo. Questo materiale, noto per la sua pericolosità, aleggiava nell’aria sia in modo diretto sia attraverso contaminazioni ambientali, mettendo a rischio la salute degli operai.

Nonostante l’evidenza medica, nel 2020 inail aveva respinto la richiesta di riconoscimento della malattia professionale da parte di Catracchia. La decisione spinse l’operaio a rivolgersi alla giustizia, supportato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto . La lunga esperienza dell’uomo sul posto di lavoro e le testimonianze raccolte sono state centrali per dimostrare i rischi reali a cui era esposto.

Prove e testimonianze sulle condizioni di lavoro pericolose

Durante il processo, numerosi ex colleghi di Domenico Catracchia hanno confermato la presenza diffusa di amianto nelle aree produttive della VDC technologies. Le testimonianze hanno descritto un ambiente impregnato di polveri capaci di penetrare facilmente nei polmoni. Un ex lavoratore, riportato nella sentenza, ha dichiarato “di aver trovato granelli di vetro smerigliato nei polmoni dopo anni di esposizione a polveri tossiche provenienti dai rulli delle linee di produzione.”

L’amianto non si limitava agli strumenti di lavoro: si trovava anche nei tetti degli stabilimenti e in molte altre strutture della fabbrica. Questo spiega come la contaminazione potesse essere indiretta o ambientale, toccando praticamente tutti i lavoratori presenti, anche chi non era a diretto contatto con i materiali. L’ambiente rappresentava quindi un rischio costante e sottovalutato per la salute del personale.

Conferma del nesso causale e condanna di inail

La consulenza medico-legale ha dato riscontro alle testimonianze dichiarando il legame certo tra la fibrosi polmonare di Catracchia e l’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. Questa relazione tra malattia e fattori ambientali è stata riconosciuta dal tribunale del lavoro di Frosinone. L’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è stato condannato a risarcire l’ex operaio per un danno biologico, con un indennizzo quantificato attorno ai 20.000 euro, come riportato dall’Osservatorio nazionale amianto.

Si tratta di una sentenza di rilievo, tanto più perché emersa in un contesto dove spesso le rivendicazioni di lavoratori con patologie legate all’amianto si scontrano con rifiuti o lunghi ritardi. La decisione giudiziaria rappresenta un passo importante nei confronti di chi ha subito gravi conseguenze da materiali oggi vietati ma un tempo largamente impiegati.

La difesa dei lavoratori esposti e il ruolo dell’osservatorio nazionale amianto

L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, ha accompagnato Domenico Catracchia nel percorso legale, sottolineando come questo caso rappresenti “qualcosa di più di una singola vicenda.” Le battaglie contro l’amianto riguardano migliaia di lavoratori esposti nel corso degli anni, spesso ignorati o dimenticati. Inail, secondo Bonanni, con il rifiuto iniziale, “aveva negato la dignità di una persona malata a causa del lavoro svolto.”

L’Osservatorio nazionale amianto, con sede a Roma, porta avanti iniziative per sostenere vittime, familiari e lavoratori a rischio. Attraverso il sito www.osservatorioamianto.it e il numero verde 800 034 294, l’ONA offre assistenza legale e medica a chi si trova ad affrontare questa emergenza sanitaria ancora viva in molti territori italiani. Il caso di Catracchia ne è una dimostrazione concreta e testimonia il bisogno di attenzione e tutela per chi ancora combatte contro la fibra killer.

Monica Ghilocci

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