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Tutti a giudizio per il crac delle società neo e qap: la decisione del tribunale di latina

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La vicenda giudiziaria legata al fallimento delle società editoriali Neo e Qap ha registrato una svolta importante ieri pomeriggio davanti al tribunale di Latina. Il giudice per l’udienza preliminare ha deciso di rinviare a giudizio la maggior parte degli imputati coinvolti nel procedimento penale. L’inchiesta, che si protrae da anni, riguarda pesanti accuse di bancarotta semplice e fraudolenta. L’udienza preliminare ha tracciato il percorso processuale che porterà ad approfondire i fatti legati al dissesto delle due aziende.

La decisione del gup e le posizioni degli imputati

Il giudice per l’udienza preliminare Laura Morselli ha annunciato l’avvio del processo per 12 imputati ritenuti responsabili del crac delle società Neo e Qap. L’udienza, svoltasi nella giornata di ieri, ha sancito la convalida delle accuse contro la maggior parte degli indagati. La pubblica accusa aveva chiesto in modo deciso il giudizio immediato, sostenendo la fondatezza delle accuse di bancarotta semplice e fraudolenta. Il collegio difensivo ha provato a opporsi presentando istanze di non luogo a procedere, ma il magistrato le ha respinte.

Le posizioni particolari degli imputati

Tra gli imputati emerge la posizione di Nando Leonardi, il quale è uscito dal procedimento per estinzione del reato dovuta alla prescrizione. Un altro soggetto coinvolto, Giuseppe Ciarrapico, amministratore di fatto della Neo, è deceduto e pertanto la sua posizione si è chiusa automaticamente. La prima udienza del processo è stata fissata per il 14 ottobre 2026 davanti al collegio penale del tribunale di Latina. La data segna l’apertura ufficiale del dibattimento che avrà il compito di accertare le responsabilità e approfondire le dinamiche che hanno portato al fallimento.

Le cause e i protagonisti del dissesto della neo editoriale

L’inchiesta ha preso avvio da un’indagine dei carabinieri, che hanno ricostruito con precisione diversi passaggi. Secondo le risultanze investigative, il dissesto economico della Neo Editoriale sarebbe stato causato da una serie di operazioni gestite da Silvio Giuliani, amministratore unico della srl, e da Giuseppe Ciarrapico. Le manovre finanziarie contestate avrebbero provocato un aumento continuo dei debiti e un progressivo depauperamento del patrimonio aziendale.

Il bilancio e le conseguenze economiche

Al momento del fallimento aziendale il passivo accertato sfiorava i 26 milioni e mezzo di euro, equivalenti a circa 50 miliardi di lire. I documenti raccolti dagli inquirenti mostrano come le manovre finanziarie abbiano compromesso la continuità aziendale e creato danni ingenti a creditori e investitori. L’operato dell’amministratore di fatto è stato al centro delle indagini, ma la sua morte ha chiuso la sua imputazione. Su queste basi si fondano le contestazioni di bancarotta avanzate nel procedimento.

L’acquisizione delle quote editoriali e la continuità aziendale

Nel 2012 la scena aziendale della Neo passò attraverso un’acquisizione: gli imprenditori Palombo e Capozzi rilevarono le quote sottoposte a sequestro dal tribunale di Roma. L’operazione puntava a garantire la continuità produttiva dell’azienda editoriale, offrendo un’opportunità di rilancio di ciò che rimaneva della società. Il pm Luigia Spinelli, che si era occupata della prima fase dell’indagine, aveva ricostruito questa fase come un tentativo di salvare l’attività.

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Sospetti e irregolarità nella gestione

La procura ipotizzò però che i nuovi acquirenti si fossero inseriti prima del previsto, con eventuali omissioni o irregolarità nelle modalità di gestione. Questa fase dell’inchiesta è stata rilevante perché ha delineato un passaggio critico nella gestione della società, sospettata di non aver garantito il rispetto delle norme in materia fallimentare. Palombo e Capozzi si trovano oggi fra gli imputati insieme ad altri, mentre parallelamente hanno attivato forme di risarcimento alle curatele fallimentari.

Il procedimento giudiziario e le parti offese coinvolte

Il procedimento è stato guidato in tempi diversi da diversi magistrati. Dopo la prima fase curata da Spinelli, l’inchiesta è stata portata avanti dal pubblico ministero Andrea D’Angeli con il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza. Nel 2019, la procura ha chiuso l’inchiesta, chiedendo il rinvio a giudizio degli indagati. La decisione del gup di ieri conferma quindi l’esito degli accertamenti preliminari.

Le parti danneggiate e il processo futuro

Le parti danneggiate sono le curatele fallimentari delle società coinvolte, ovvero Neo Editoriale, Mediapress e Qap. Queste curatele hanno ottenuto risarcimenti da Palombo e dalla moglie Capozzi, in virtù di un accordo di natura risarcitoria. Il processo che partirà l’anno prossimo sarà quindi chiamato a verificare l’entità delle responsabilità, stabilire le eventuali colpe penali e delimitare con precisione le dinamiche che hanno fatto precipitare il fallimento. I risvolti del procedimento potranno avere ripercussioni sul mondo dell’editoria e della gestione aziendale nel territorio di Latina.

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