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Un corredo funerario di una principessa dell’antichità esposto nella stazione marittima di salerno progettata da zaha hadid

La stazione marittima di Salerno, opera moderna firmata da Zaha Hadid, ospita una mostra archeologica che ha sapore antico e grande valore storico. Al centro dell’esposizione c’è il corredo funerario di una donna di rango, rinvenuto in una necropoli che racconta la vita di antiche comunità salernitane. Tra architettura contemporanea e reperti millenari si apre una narrazione che svela relazioni culturali e commerciali estese ben oltre il Mediterraneo.

La scoperta archeologica: la tomba e il corredo della principessa

All’interno di una vasta necropoli presso Montevetrano, nei dintorni di Salerno, è stata individuata una sepoltura femminile datata alla seconda metà dell’VIII secolo avanti Cristo. La tomba apparteneva a una donna di rilievo, di cui il corredo funebre porta con sé un messaggio chiaro. Gli oggetti erano accuratamente scelti e posizionati, simboli di prestigio e potere nella sua comunità.

Il rinvenimento offre uno sguardo sulle abitudini sociali e culturali di un territorio già allora con radici profonde e strutturate. Il corredo, ricco di materiali pregiati e materiali provenienti da aree lontane, indica la strettezza di reti commerciali e culturali che coinvolgevano Salerno e i suoi dintorni. Si tratta di una testimonianza di scambi non solo economici, ma di influenze artistiche e sociali che per quell’epoca presentavano notevole complessità.

Un ruolo centrale nella comunità

La presenza di oggetti così elaborati in una tomba femminile suggerisce una figura di rilievo, probabilmente con ruolo centrale nelle dinamiche della comunità. Questi reperti danno dunque corpo alla storia di questa terra, allargano la visione su un mondo antico abitato da persone che intrecciavano rapporti ben oltre l’ambito locale.

Il progetto espositivo e la collaborazione istituzionale

L’esposizione è frutto di un lavoro coordinato tra più enti pubblici, risultato di un protocollo d’intesa firmato tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale e il Comune di Salerno.

La cura scientifica è affidata alla direttrice Raffaella Bonaudo, che ha fatto in modo che ogni reperto venga presentato con il massimo rigore storico e didattico. L’allestimento non si limita alla semplice esposizione, ma vuole collegare l’ambiente ultramoderno della stazione a un racconto archeologico ricco e coinvolgente.

Un allestimento su misura

Particolare attenzione è stata riservata alla teca in cui sono custoditi i reperti. È stata progettata ad hoc dagli architetti Arturo Busillo e Antonio Mangone per adattarsi alle linee della struttura di Hadid. Questa scelta valorizza il dialogo tra antico e contemporaneo, sottolineando l’importanza di cambiare la funzione stessa del porto, da semplice punto logistico a luogo di cultura e memoria.

La stazione marittima come spazio di cultura e identità per la città di salerno

La scelta di ospitare un’esposizione archeologica così importante all’interno della stazione marittima vuole trasformare quell’area in un punto dove viaggiatori e cittadini possono misurarsi con la storia locale in un modo del tutto nuovo. Andrea Annunziata, commissario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, ha evidenziato come “il porto debba diventare più di una infrastruttura: uno spazio di incontro e cultura, in grado di riflettere le radici e le storie del territorio.”

Anche il sindaco Vincenzo Napoli ha sottolineato il ruolo dell’esposizione come biglietto da visita per Salerno e i suoi abitanti. La città, meta sempre più frequentata dalle crociere, offre così a turisti e locali la possibilità di confrontarsi con un pezzo della propria identità storica.

I visitatori che transitano nel porto, spesso distratti dalla fretta o dagli impegni, trovano qui un momento di pausa e riflessione. La mostra porta loro davanti oggetti e storie che raccontano di un passato ricco di contatti, intrecci sociali ed eventi lontani ma decisivi per la formazione di una comunità. La città si riappropria così di un patrimonio archeologico inserito in un contesto urbano e architettonico capace di stimolare la curiosità di ogni passante.

Paolo Ludovichi

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