Una nuova esposizione a napoli approfondisce la storia della polizia scientifica, dalla sua nascita fino alle tecniche più avanzate di oggi. In scena ci sono strumenti tradizionali e innovazioni come la tomografia computerizzata e l’intelligenza artificiale, ormai applicata alla ricostruzione delle scene del crimine. La mostra, visibile nella stazione municipio della metropolitana, mette in luce come il lavoro sul campo si sia evoluto con il progresso tecnologico, senza però perdere il ruolo centrale dell’esperienza umana nel processo investigativo.
La mostra dedicata a 120 anni della polizia scientifica a napoli
Dal 2025, nel sottopasso del molo angioino a napoli, i visitatori possono immergersi in una raccolta di stanze multimediali che raccontano oltre un secolo di storia della polizia scientifica italiana. Il progetto, intitolato “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di polizia scientifica”, ripercorre i passaggi principali dell’evoluzione di questo settore fondamentale per la giustizia penale. Le sette stanze tematiche si concentrano su aree diverse quali la biologia forense, la chimica investigativa, fino ai settori più tecnici e digitali come la balistica o i rilievi tridimensionali.
Parole del questore di napoli
Il questore di napoli, Maurizio Agricola, ha sottolineato come la mostra metta in evidenza le tappe salienti di un percorso lunghissimo, fra innovazioni e tradizioni, dal lavoro manuale alle tecnologie più avanzate che oggi permettono di ricostruire con maggiore precisione le dinamiche dei fatti criminosi. La scelta della stazione municipio come location non è casuale: è un punto di grande passaggio, che consente di raggiungere un pubblico vasto con una esposizione moderna e interattiva.
Protagonisti e ospiti all’inaugurazione della mostra
All’apertura della mostra hanno partecipato numerose figure istituzionali del mondo della giustizia e della sicurezza napoletana. Il procuratore per i minori, Patrizia Imperato, il presidente del tribunale di napoli, Elisabetta Garzo, e l’assessore comunale ed ex questore Antonio De Iesu hanno contribuito a sottolineare il valore dell’evento. Ognuno ha posto l’attenzione sull’importanza di mantenere alta la qualità degli strumenti investigativi e di valorizzare il contributo umano nelle attività di polizia scientifica.
Un ponte tra indagini e processo giudiziario
La presenza di rappresentanti legati all’ambito giudiziario ha dato risalto a quel collegamento imprescindibile fra indagini di polizia, gestione delle prove, e processo giudiziario. La mostra diventa così un’occasione per capire quanto l’evoluzione tecnologica influisca sulla capacità di accertare la verità nei procedimenti penali, dentro e fuori le aule dei tribunali.
Innovazioni tecnologiche e ruolo della digital forensic
La direttrice del servizio di polizia scientifica, Fabiola Mancone, ha rappresentato il cuore tecnologico della mostra. Ha spiegato in modo chiaro il passaggio dalla tradizionale dattiloscopia alle nuove frontiere investigative, tra cui spicca la digital forensic. Quest’ultima riguarda l’analisi di dati digitali provenienti da dispositivi come smartphone e videocamere. I reperti immateriali, spesso cruciali nelle inchieste moderne, necessitano di protocolli di trattamento rigorosi per garantire l’affidabilità delle informazioni estratte.
Tecnologie esposte
Tra le tecnologie in mostra spiccano scanner tridimensionali, laboratori di stampa 3D e sofisticati sistemi per la ricostruzione virtuale della scena del crimine. L’intelligenza artificiale viene usata per supportare queste attività, soprattutto nell’elaborare grandi quantità di dati balistici o nella comparazione di volti, attraverso software come Sari. Tuttavia, Mancone ha chiarito che dietro ogni risultato ci deve essere sempre la supervisione e il giudizio esperto degli investigatori, fonte primaria di interpretazioni e decisioni.
Il valore della componente umana nella polizia scientifica moderna
Anche se le tecnologie hanno assunto un peso crescente nelle indagini, il lavoro umano resta insostituibile. Nel riconoscimento biometrico, nell’analisi delle prove e nella valutazione delle scene del delitto, l’esperienza e l’intuito degli specialisti guidano l’utilizzo corretto dei mezzi scientifici. Il software Sari, molto discusso ultimamente, è solo uno strumento che potenzia le possibilità investigative ma non può sostituire il giudizio finale.
Gli investigatori incrociano dati e immagini in modo critico e servendosi della tecnologia, ma sono loro che interpretano, collegano elementi e decidono quali piste seguire. Questa interazione tra intelligenza artificiale e capacità umana alimenta una sinergia che mira a limitare errori e a fornire risposte più precise e tempestive. Non è sufficiente affidarsi a processi automatici o a dati grezzi senza l’osservazione diretta e la riflessione pratica.
Esposizione visitabile a napoli fino al 6 luglio tra storia e modernità
“La verità nelle tracce” è aperta al pubblico dal 2025 fino al 6 luglio e può essere visitata presso il sottopasso del molo angioino, raggiungibile facilmente dalla stazione municipio della metropolitana di napoli. L’allestimento con dispositivi multimediali permette di vivere un’esperienza didattica e coinvolgente, facendo scoprire come una lunga strada fatta di studi, tentativi e successi ha portato la polizia scientifica ai livelli attuali.
L’esposizione valorizza la risposta italiana alla necessità di investigare il crimine con strumenti avanzati, restando però ancorata a un metodo scientifico tradizionale. Un passaggio utile per studenti, operatori di giustizia, appassionati di criminalistica o semplici cittadini che vogliono conoscere meglio una parte del lavoro della polizia meno visibile ma fondamentale per il funzionamento dello stato di diritto.