Nel giugno del 2022 un uomo di 76 anni ha ucciso la moglie nell’abitazione dove vivevano nel quartiere Trieste a Roma. Dopo aver fatto fuoco con una pistola, si è presentato dal proprio avvocato per confessare l’accaduto. Il processo si è concluso con una condanna a 20 anni di carcere, ormai definitiva. L’uomo è stato prelevato dagli agenti e trasferito a Rebibbia, dopo aver già trascorso un periodo agli arresti domiciliari.
Quella mattina l’uomo si è recato dallo studio del suo legale di fiducia per rivelare di aver sparato due colpi di pistola contro la moglie, uccidendola nel loro letto coniugale. La coppia era stata insieme per più di 50 anni, ma quello è stato l’evento estremo che ha chiuso la loro storia. L’avvocato ha subito chiamato la polizia per denunciare quanto raccontato.
Gli agenti della squadra mobile sono intervenuti immediatamente e, entrando nell’appartamento nel quartiere Trieste, hanno trovato il corpo della donna ancora nel letto. L’arma, una Glock, invece era stata lasciata nell’auto dell’uomo, usata per raggiungere lo studio legale. Quel gesto ha confermato l’idea di un atto deliberato, anche se i motivi esatti di quel gesto non sono stati pubblicamente chiariti.
Dopo il ritrovamento del corpo e la confessione, l’uomo è stato portato negli uffici di via San Vitale per l’interrogatorio davanti al magistrato che seguiva il caso. L’inchiesta si è svolta rapidamente e ha portato al fermo di indiziato di delitto da parte del pubblico ministero. In quella fase sono state raccolte prove e testimonianze, confermando la colpevolezza dell’uomo per omicidio.
Le autorità giudiziarie hanno seguito tutte le tappe procedurali fino alla conclusione del processo, analizzando con attenzione tutti i riscontri emersi sul luogo del delitto e nelle fasi successive, comprese perizie e relazioni della polizia scientifica.
L’iter giudiziario si è concluso con la decisione della Procura generale presso la Corte d’appello di Roma di emanare un ordine di esecuzione per la condanna a 20 anni di reclusione. L’uomo, oggi di 79 anni, era stato trattenuto agli arresti domiciliari durante il procedimento.
Con la sentenza divenuta definitiva, gli agenti del commissariato Spinaceto si sono recati a casa per accompagnarlo al carcere di Rebibbia. Qui sconterà la pena stabilita dal tribunale, che considera l’omicidio come un reato gravissimo, consumato in un contesto familiare di lunga durata.
Il caso ha attirato attenzione anche per il contesto particolare, una coppia sposata da oltre cinquant’anni, e per la scelta dell’uomo di autodenunciarsi immediatamente. Intanto nel quartiere Trieste rimane il ricordo di quella tragedia consumata in un appartamento romano.
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