L’ex società logistica merci di Latina, un tempo promessa di sviluppo per l’economia locale, è stata venduta all’asta per appena 1,6 milioni di euro. Un finale amaro dopo quasi tre decenni di tentativi falliti, sprechi milionari e gestione inefficace da parte delle amministrazioni di centrodestra che si sono succedute. Il progetto, nato con grandi ambizioni, si è trasformato in un simbolo del dissesto economico e politico che ha coinvolto il territorio pontino.
Nel 1996 il sindaco Ajmone Finestra diede il via a un piano che avrebbe dovuto rilanciare l’economia locale attraverso la nascita di una piattaforma logistica integrata gomma-rotaia. Il centro era situato nell’ex zuccherificio inaugurato nel 1936 a Latina Scalo, un impianto che aveva chiuso nel 1972 segnando la fine di un’epoca industriale per la zona. L’acquisto ufficiale fu finanziato con 5 miliardi di lire dal Comune di Latina, mentre l’Unione Europea destinò altri 22 miliardi di lire ai lavori di conversione. In totale fu investita una somma attorno ai 27 miliardi di lire con l’obiettivo di creare un centro strategico per la logistica regionale.
Nonostante il denaro investito e il sostegno pubblico, il progetto non decollò mai. La piattaforma intermodale prevista nel 1997, approvata dal Consiglio Comunale, restò solo sulla carta. Il centro non generò mai profitti o attività concrete degne di nota. I fondi europei non portarono all’atteso rilancio, lasciando sul terreno un’infrastruttura abbandonata e una società che accumulava perdite.
La società logistica, partecipata per il 95% dal Comune con quote simboliche di associazioni datoriali, non riuscì a fornire risultati positivi neppure in un anno di attività. Le amministrazioni di centrodestra che si sono alternate non fermarono il declino. Anzi, promesse di rilancio e interventi strategici non si tradussero mai in fatti concreti.
A ogni esercizio la società registrava nuovi debiti. Oltre ai 27 miliardi iniziali, il Comune intervenne più volte con ripianamenti che superano i 7 milioni di euro, più o meno 1,7 milioni ogni anno. Nel frattempo i debiti bancari accumulati erano di oltre 7 milioni di euro, e i crediti comunali non incassati sfioravano i 4,5 milioni di euro. Tutto questo ha trasformato la SLM in un peso insostenibile per i conti pubblici, espressione di un’inefficienza gestionale protratta per decenni.
Nel 2022 l’azienda è caduta in fallimento. Gli atti ufficiali parlano di “incancreniti problemi di impotenza amministrativa”, una frase che certifica la fine di un progetto colossale che non ha fornito alcun beneficio concreto.
Con la messa in vendita il destino della società si è concretizzato nel valore di svendita simbolico: 1,6 milioni di euro per un complesso costato oltre 34 miliardi di lire . L’aggiudicazione è andata alla società Vivai Aumenta di Pontinia, che ha acquisito quello che avrebbe dovuto diventare il motore del territorio.
Il fallimento è rintracciabile nelle scelte politiche di quasi tre decadi di amministrazioni di centrodestra. Da Ajmone Finestra in poi nessun sindaco ha deciso di interrompere la spirale di sprechi e debiti. I problemi sono stati rimandati, le responsabilità spesso scaricate sui successori.
Nel 2010 anche il commissario straordinario Guido Nardone prese atto dell’incapacità politica e amministrativa, negando al Comune il mantenimento della partecipazione nella società. Una presa di posizione netta che confermò il fallimento del progetto.
L’intera vicenda si traduce in un grave danno economico per i cittadini pontini. Più di 34 miliardi di lire di fondi pubblici, nazionali e europei, sono stati destinati a un progetto che non ha prodotto ricadute economiche positive. I debiti accumulati dalla società hanno pesato sulla gestione finanziaria comunale, limitando le possibilità di investimenti in altre aree strategiche.
La vendita a un valore ridotto rappresenta una perdita economica evidente. Quello che avrebbe potuto essere un centro di sviluppo per Latina Scalo si è trasformato in una ferita aperta, che i contribuenti continuano a sostenere indirettamente con le finanze locali.
Un episodio che racconta una lunga storia di fallimenti nella gestione pubblica che ha visto promesse infrante e fondi pubblici dissipati senza risultati. La vicenda dell’ex Società Logistica Merci rimane un monito sulle conseguenze di scelte politiche senza visione e controllo.
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