Marina di Latina sta vivendo una trasformazione rispetto all’uso delle sue coste. Un gruppo di cittadini ha denunciato la progressiva scomparsa delle spiagge libere, occupate da concessioni private. Questa tensione riguarda non solo l’accesso pubblico ma anche aspetti legati alla gestione e alla tutela ambientale. La questione è diventata oggetto di una petizione inviata alle autorità locali e regionali, che segnala una situazione critica per il lungomare e il suo futuro.
La denuncia dei cittadini sulle spiagge che si restringono
Nel corso degli ultimi anni, alcune zone di spiaggia a Marina di Latina hanno visto ridursi notevolmente la propria estensione, fino a diventare quasi inaccessibili dalla strada principale del lungomare. Il gruppo Facebook “i cittadini di latina marina dicono basta al degrado del lungomare” ha raccolto oltre 50 firme per denunciare questa situazione. La petizione si concentra in particolare su un tratto di costa che, secondo i firmatari, è passato a rappresentare circa un decimo della dimensione originale.
Questa riduzione ha creato un problema concreto di accessibilità. Per raggiungere la porzione ancora libera, si deve spesso attraversare aree di stabilimenti balneari privati. I cittadini lamentano che la spiaggia pubblica non sia più monitorata né pulita dal Comune, compromettendo così la fruizione libera e ordinata degli spazi. Al contrario, quella zona viene talvolta usata come deposito di rifiuti da parte dei lidi vicini, peggiorando lo stato del luogo. La richiesta principale parte da qui: recuperare il diritto di accesso alla spiaggia e mantenere pulita e funzionale l’area per chi non frequenta strutture a pagamento.
Le implicazioni ambientali legate all’asportazione delle dune
Un altro tema critico sollevato nella petizione riguarda l’asportazione delle dune di sabbia che, stando alle denunce, sarebbe avvenuta con lo scopo di aumentare la superficie utile agli stabilimenti. La rimozione di queste barriere naturali altera l’ecosistema costiero, riduce la protezione contro l’erosione e viola norme regionali e nazionali dedicate alla tutela ambientale.
La legge nazionale numero 217 del 2011 fissa regole precise per l’uso del demanio marittimo, imponendo un bilanciamento tra l’area destinata a concessioni private e quella riservata alla fruizione libera. Il regolamento della regione Lazio del 2016 rafforza queste disposizioni, indicando che almeno il 50% delle spiagge deve restare libero. Nel caso di Marina di Latina, secondo i firmatari, i limiti sono stati superati da tempo. Togliere le dune per creare più spazio significa non solo danneggiare il territorio ma anche creare un precedente per future violazioni. L’invito alle autorità è a verificare eventuali danni e applicare le sanzioni previste.
Il ruolo delle autorità e le richieste dei firmatari
La petizione è indirizzata a più soggetti. La capitaneria di porto, il Comune di Latina, la regione Lazio e la polizia locale sono chiamate a intervenire per accertare i fatti denunciati. Il documento sottolinea che la sottrazione di beni pubblici a favore di interessi privati contrasta con disposizioni di legge e principi di equità nell’uso delle coste.
Tra le richieste principali: controllare che le concessioni rispettino i limiti di estensione, sanzionare chi ha violato le norme, e soprattutto ripristinare un libero accesso alle spiagge. Il riferimento alle norme nazionali e regionali vuole ricordare che i diritti collettivi non possono essere messi da parte per guadagni privati. Gli abitanti evidenziano anche il decadimento della zona, che non riceve più una manutenzione pubblica adeguata. Chiedono quindi che le istituzioni ricostruiscano quella sicurezza e quella cura minime per garantire un ambiente pulito, accessibile e fruibile da tutti.
L’appello arriva in un momento in cui la gestione delle coste italiane è sotto osservazione, tra esigenze turistiche e tutela ambientale. Marina di Latina si inserisce in questo scenario, mettendo in luce dei nodi ancora irrisolti riguardo alla gestione degli spazi naturali e ai diritti della comunità locale. La mobilitazione degli abitanti del luogo punta a cambiare lo status quo, ricordando ad ogni decisione amministrativa che le coste appartengono a tutti e non devono diventare territori esclusivi.