Le forze dell’ordine di Roma hanno fermato un uomo sospettato di aver causato seri danni a due sedi di polizia nel febbraio scorso. In pochi giorni, sono andati a fuoco mezzi di servizio e strutture in due attacchi distinti, che hanno attirato subito attenzione per la natura e il contesto. Le accuse verso il fermato sono molto gravi e puntano a un tentativo di attentato contro la sicurezza dello stato.
Dettagli sugli attentati incendiari del 9 e 24 febbraio
La prima azione incendiaria risale alla notte tra l’8 e il 9 febbraio durante la quale un uomo ha approfittato di alcune impalcature attigue alla caserma dei Carabinieri di Castel Gandolfo per introdursi nel cortile. In modo rapido e deciso, ha posizionato un pezzo di stoffa imbevuto di liquido infiammabile sotto alcune auto di servizio, dando fuoco. Fortunatamente, grazie alla prontezza dei militari presenti, il rogo non si è propagato. Solo due veicoli hanno subito danni agli pneumatici posteriori. Si tratta comunque di un episodio pericoloso, vista la presenza di altre automobili vicine e soprattutto di un distributore di carburante.
Secondo attacco al commissariato di polizia di albano laziale
Pochi giorni dopo, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, un’altra azione simile ha colpito il commissariato di polizia di Albano Laziale. Qui un uomo, mascherato, è entrato scavalcando una rete alta più di cinque metri. Ha appiccato un incendio che ha coinvolto 17 veicoli di servizio, diversi dei quali distrutti completamente. Le fiamme hanno anche danneggiato la struttura dell’edificio e una proprietà limitrofa. L’intervento dei vigili del fuoco è stato decisivo per spegnere le fiamme. Gli agenti presenti nel commissariato non hanno potuto reagire in tempo al propagarsi rapido delle fiamme.
Attività investigative e ricostruzione dei fatti
L’indagine è stata avviata fin da subito dopo il primo episodio dai Carabinieri, mentre per il secondo caso si sono attivate le squadre della Digos di Roma. Le autorità hanno collegato i due fatti basandosi su vari elementi: la vicinanza temporale, le caratteristiche dell’azione, il modo operativo dell’aggressore e l’area interessata. Le indagini sono state coordinate congiuntamente e hanno coinvolto diverse tecniche investigative.
Sono state passate al setaccio ore di registrazioni video provenienti dalle telecamere di sorveglianza dentro le caserme e attorno ad esse. Le riprese hanno mostrato come in entrambi i casi lo stesso soggetto aveva effettuato sopralluoghi precedenti per studiare il terreno e valutare uscite di fuga. Durante l’attacco ad Albano Laziale è stato possibile identificare alcuni dettagli fisici e abbigliamento del sospetto. La telecamera ha anche filmato il ritorno a casa dell’uomo, dove alcuni vicini avevano notato un forte odore di benzina qualche giorno prima.
Un carabiniere aveva inoltre segnalato di aver visto il 34enne, già noto alle forze dell’ordine, aggirarsi con atteggiamento sospetto nei pressi della compagnia di Castel Gandolfo pochi giorni prima degli eventi. Le indagini hanno evidenziato un ulteriore tentativo di sopralluogo nella stazione carabinieri di Albano Laziale il 15 marzo, poco dopo i primi episodi.
Conferme scientifiche e sequestro di materiale
Gli esperti del reparto investigazioni scientifiche dei Carabinieri a Roma hanno effettuato confronti tecnici tra il sospetto e le immagini registrate durante gli attentati. L’identificazione fisica, soprattutto riguardo all’altezza del soggetto, è risultata compatibile con il 34enne arrestato.
La polizia scientifica sta ancora analizzando una bottiglia usata per contenere il liquido infiammabile lasciata vicino al commissariato di Albano. Si cercano tracce di impronte o altri elementi che possano confermare ulteriormente la responsabilità.
Il 22 maggio, durante alcune perquisizioni coordinate tra Carabinieri e polizia, sono stati sequestrati allo stesso uomo un cellulare, indumenti e uno zaino. Tutti gli oggetti corrispondono a quelli del protagonista degli incendi.
Movente e procedimento giudiziario in corso
Le investigazioni hanno accertato che l’uomo avrebbe agito per un motivo legato a risentimento personale nei confronti delle forze di polizia locali. Questa ostilità sarebbe nata da questioni personali, ma al momento restano pochi dettagli noti sul contesto preciso.
Il 34enne è stato trasferito nel carcere di Velletri, dove attende le decisioni degli inquirenti. Si ricorda che il procedimento è ancora in fase preliminare e che l’indagato mantiene la presunzione di innocenza fino a una sentenza definitiva.
La gravità dei reati contestati, comprendenti l’ipotesi di strage politica, implica pene molto severe. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Velletri su richiesta della procura locale, a seguito delle prove raccolte. Le autorità continuano ad approfondire gli accertamenti per completare il quadro e definire eventuali responsabilità ulteriori.