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Arrestato agente della polizia penitenziaria di Nisida per atti sessuali su minore detenuto

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Un agente della polizia penitenziaria assegnato all’istituto penale minorile di Nisida, Napoli, è stato arrestato con l’accusa di aver compiuto atti sessuali su un detenuto minorenne. L’arresto, disposto ai domiciliari, segue un’indagine interna che ha coinvolto diverse sezioni della polizia penitenziaria. Il caso è stato comunicato ufficialmente dal Ministero della Giustizia, segnando un episodio di forte impatto nel contesto delle strutture detentive per minorenni.

Le indagini e l’arresto nell’istituto penale minorile di nisida

L’arresto è avvenuto al termine di un’inchiesta condotta dal Nucleo investigativo centrale e dal Nucleo investigativo regionale di Napoli, con la collaborazione della polizia penitenziaria interna al carcere di Nisida. L’indagine è partita da segnalazioni interne e ha preso in esame, grazie a intercettazioni e testimonianze, un’aggressione sessuale commessa da un agente contro uno dei giovani detenuti. L’accusa si fonda su un quadro probatorio ritenuto abbastanza solido da giustificare la misura cautelare ai domiciliari per il funzionario coinvolto.

L’istituto penale minorile di Nisida ha una storia complessa e rappresenta un luogo delicato, dove convivono regole stringenti e la necessità di garantire protezione ai detenuti. L’arrivo di questa vicenda ha sollevato interrogativi sulla gestione interna e sul sistema di controllo nelle carceri riservate a minorenni. Le autorità stanno ora procedendo con ulteriori accertamenti per capire eventuali responsabilità di terzi e per esaminare se vi siano stati altri episodi analoghi.

Reazioni ufficiali e intervento del dipartimento per la giustizia minorile

Antonio Sangermano, capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità, ha fatto sapere di aver immediatamente trasmesso la notizia di reato al procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri. Il procuratore, noto per la sua lotta alla criminalità organizzata, è stato incaricato di avviare tutti gli accertamenti necessari. Sangermano ha usato parole dirette, parlando di un caso di “inaudita gravità” e sottolineando la necessità di adottare misure rigorose per evitare simili episodi.

Il dipartimento coinvolto ha confermato di aver seguito tutte le procedure corrette, denunciando ogni notizia di reato appena emersa nel settore di propria competenza. Il richiamo alla trasparenza e alla legalità sembra un segnale forte e chiaro, soprattutto alla luce del ruolo delicato e responsabile che devono avere le istituzioni nel tutelare i minorenni ristretti in carcere.

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Le implicazioni della vicenda per la sicurezza nelle carceri minorili

Il caso evidenzia la fragilità che spesso caratterizza i luoghi di detenzione per chi è minorenne, un ambiente che deve garantire non solo il rispetto delle regole ma anche la protezione da abusi e violenze da parte di chi è chiamato a sorvegliare. Gli agenti della polizia penitenziaria dovrebbero rappresentare un punto di riferimento e sicurezza per i giovani detenuti, ma questa vicenda scuote quella fiducia.

Questa situazione impone una riflessione sulle misure di controllo interno, sulla formazione degli operatori e sulle azioni preventive necessarie. L’attenzione pubblica si concentra anche su come migliorare il monitoraggio e la gestione del personale, oltre che sulle strategie per ascoltare e tutelare la voce dei minori in carcere. Sono in corso verifiche per capire se la rete di sicurezza interna all’istituto abbia mostrato falle e per delineare interventi più stretti.

Possibile evoluzione dell’inchiesta

Il procuratore Gratteri è già noto per la sua fermezza in casi di criminalità e per la collaborazione con le forze dell’ordine napoletane, quindi è possibile che l’inchiesta porti a sviluppi importanti anche su altri fronti. Nel frattempo, l’arresto di questo agente segna un momento di forte attenzione mediatica e istituzionale.

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