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Attesa la sentenza per l’omicidio di Yirelis Peña Santana a Cassino, imputato 26enne

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La Corte d’Assise del Tribunale di Cassino è chiamata oggi a pronunciarsi nel caso dell’omicidio di Yirelis Peña Santana, una donna di 34 anni di origine dominicana. La tragedia risale a maggio 2023, quando la vittima è stata trovata uccisa a coltellate nella sua abitazione in via Pascoli. Il processo ha visto alla sbarra un giovane di 26 anni, accusato di omicidio volontario aggravato, mentre la sentenza finale è prevista per il pomeriggio.

il quadro del caso: omicidio di Yirelis Peña Santana nel maggio 2023

L’analisi della vicenda parte dal tragico episodio avvenuto a maggio 2023 nella città di Cassino, dove è stata assassinata Yirelis Peña Santana nella sua casa di via Pascoli. La donna, 34 anni, è stata colpita più volte con un coltello, un gesto che ha causato la morte immediata. Le forze dell’ordine si sono subito attivate per identificare il responsabile del delitto, raccogliendo testimonianze e prove sul luogo dei fatti.

La violenza e la freddezza del gesto hanno scosso la comunità locale, mentre le indagini hanno rapidamente puntato su un giovane uomo, con cui la vittima avrebbe avuto contatti. Il processo ha fatto emergere dettagli importanti sulle dinamiche e sui motivi alla base del delitto, tuttora oggetto di dibattito in aula.

L’imputato e la sua posizione in tribunale

A rispondere dell’omicidio davanti alla corte è Sandro Di Carlo, 26 anni, accusato di aver commesso un atto volontario e aggravato contro Yirelis Peña Santana. Il pubblico ministero Alfredo Mattei ha finora sostenuto la richiesta di una condanna a 24 anni di carcere, basandosi sulle prove raccolte durante le indagini e le risultanze dell’istruttoria.

Dall’altra parte, la difesa, rappresentata dagli avvocati Sandro Salera, Vittorio Salera e Alfredo Germani, ha puntato su un particolare elemento: la condizione mentale del giovane. Sono state presentate varie perizie neurologiche e psichiatriche che indicano una condizione di semi-infermità mentale con disturbi borderline e frequenti «cortocircuiti mentali». Questo quadro neuropsichiatrico potrebbe influire sulla valutazione della responsabilità penale dell’imputato.

La partecipazione della famiglia della vittima al processo

La famiglia di Yirelis Peña Santana si è costituita parte civile per chiedere giustizia attraverso la via legale. È stata assistita dall’avvocato Marco Rossini, che rappresenta e tutela i diritti dei familiari durante le fasi del processo. La presenza della famiglia in aula ha spesso richiamato l’attenzione sulla tragedia personale dietro i numeri del procedimento giudiziario.

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La richiesta di parte civile ha avuto un ruolo cruciale nel sostenere le accuse contro l’imputato, rafforzando la domanda di una pena adeguata al dolore causato. Le udienze hanno dato spazio anche al racconto diretto delle persone più vicine a Yirelis, ricostruendo il profilo umano della vittima.

Il ruolo del tribunale e le prospettive immediate della sentenza

Il processo ha avuto come presidente della Corte d’Assise il giudice Claudio Marcopido, responsabile di garantire il corretto svolgimento delle udienze e valutare sotto ogni profilo giuridico le prove portate in aula. Il tribunale di Cassino, con la sua competenza penale, si appresta a emettere la sentenza nel corso del pomeriggio, una decisione molto attesa da tutte le parti.

La sentenza prenderà in considerazione le argomentazioni del pubblico ministero e della difesa, così come le testimonianze e le prove scientifiche. L’esito del procedimento determinerà l’entità della pena e potrà aprire discussioni su temi come la valutazione della capacità mentale in casi di omicidio. La città di Cassino segue con attenzione la conclusione di questo processo difficile.

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