Una sentenza di secondo grado ha ridotto la pena inflitta a Graziano Mangiapelo, arrestato a dicembre 2023 a Latina per possesso di sostanze stupefacenti e armi da fuoco. Il processo ha preso avvio da un’operazione condotta dai carabinieri che ha portato a importanti sequestri, confermando un procedimento giudiziario seguito con attenzione. Vediamo come si è sviluppata la vicenda e quali sono state le motivazioni dietro la revisione della pena.
Arresto e sequestro: i fatti di borgo sabotino e borgo podgora
Nel cuore dell’inverno 2023, i carabinieri delle stazioni di Borgo Sabotino e Borgo Podgora, entrambe frazioni ai confini di Latina, hanno messo in campo un servizio mirato per la prevenzione e contrasto dei reati contro la legge sulle armi e droga. Durante le attività di controllo, si è concentrata l’attenzione su Graziano Mangiapelo, 44 anni, residente proprio a Latina. L’uomo è stato trovato in possesso di una quantità significativa di droga: 3,8 chili di marijuana e oltre 300 grammi di hashish, sostanze che sono state immediatamente sequestrate.
Le armi sequestrate e la loro provenienza
Non solo stupefacenti. Gli investigatori hanno anche recuperato due pistole, una Beretta calibro 32 e una semiautomatica calibro 9, entrambe alterate o provenienti da furti. In particolare, la Beretta è stata riconosciuta come provento di un furto avvenuto in Toscana nel 2021, mentre la calibro 9, adattata per l’utilizzo di un silenziatore artigianale, risulta rubata nel 2017 a Ciampino. Accanto alle armi, sono state rinvenute numerose cartucce appartenenti a calibro 9 e 32. Questi elementi hanno spinto i carabinieri ad arrestare Mangiapelo nell’immediato.
Il processo di primo grado e la sentenza iniziale
A settembre 2024, il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Cario ha emesso la sentenza di primo grado. Mangiapelo aveva optato per il rito abbreviato, scelta che garantiva una riduzione automatica di un terzo della pena. Il giudice aveva condannato l’uomo a cinque anni di carcere per possesso di droga e armi, confermando la gravità dei reati contestati.
Nonostante la condanna, il tribunale ha assolto l’imputato per il possesso dell’arma calibro 9, giudicandola come arma comune, dunque non clandestina. Questo dettaglio ha avuto un peso non trascurabile nella sentenza. Durante le indagini preliminari, Mangiapelo si era avvalso della facoltà di non rispondere al giudice Giuseppe Molfese, che aveva comunque disposto la custodia cautelare a suo carico, confermando la necessità di cautela nello svolgimento delle indagini.
Il ricorso e la riduzione della pena in appello a roma
Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado, l’avvocato difensore Ernesto Renzi ha presentato ricorso alla corte d’appello di Roma, contestando la severità della condanna. I magistrati di secondo grado hanno riesaminato il caso e nei giorni scorsi si sono pronunciati riducendo la pena a 3 anni e otto mesi.
Questa decisione riflette un’attenzione più dettagliata sulle circostanze dell’arresto e sulle evidenze raccolte in fase di indagine. Non sono stati resi noti i motivi precisi che hanno spinto alla riduzione ma si può ipotizzare un diverso apprezzamento della gravità dei fatti o della responsabilità diretta di Mangiapelo nell’attività criminale. La revisione della pena in appello segna un passaggio importante nel processo penale, che continua a seguire da vicino il percorso dell’uomo.
Impatto della vicenda nelle comunità locali e giudiziarie
L’arresto e le successive decisioni dei tribunali hanno avuto un impatto rilevante nel territorio di Latina, particolarmente nelle frazioni di Borgo Sabotino e Borgo Podgora dove si sono svolte le operazioni. Le forze dell’ordine hanno dimostrato una presenza costante nella lotta contro il traffico di droga e il possesso di armi, spesso legato a episodi di criminalità organizzata o malavita locale.
Non a caso, il ritrovamento delle pistole derivate da furti compiuti in diverse regioni ha dimostrato un collegamento tra zone distanti, segnale di traffici articolati di armi illegali. La vicenda di Mangiapelo è quindi inserita in un contesto più ampio di controlli intensificati e attività investigative coordinate su vasta scala. Segue al momento l’evolversi degli sviluppi giudiziari e delle eventuali ulteriori misure cautelari.