La corte di Latina ha emesso ieri sentenze di condanna per gli imputati coinvolti nella maxi inchiesta che ha portato al sequestro di una piantagione illegale di marijuana a le ferriere, zona tra Anzio e Nettuno. Il sequestro risale a novembre 2023 e ha portato all’arresto dei principali responsabili per produzione e spaccio di droga. Le pene comminate vanno da tre anni e quattro mesi fino a un anno e otto mesi di carcere.
Le condanne pronunciate dal giudice per l’udienza preliminare
Il giudice Mara Mattioli ha annunciato ieri le condanne al termine del processo. Le sentenze più severe riguardano Angulo Campos, cittadino peruviano, condannato a tre anni, e Claudio De Bartolo, che non ha ottenuto il patteggiamento e dovrà scontare tre anni e quattro mesi di reclusione. Gli altri imputati, tre uomini di origine indiana, hanno ricevuto pene più leggere, di un anno e otto mesi ciascuno. Nel procedimento sono coinvolti diversi avvocati, tra cui Alessia Vita, Valentina Sartori e Marco Fagiolo, che hanno difeso gli accusati.
Il ruolo del pubblico ministero e le indagini preliminari
Il caso era seguito dal pubblico ministero Giuseppe Miliano. La sentenza segue un lungo iter che ha visto confermati gli arresti, con la convalida decisa dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone. Gli imputati avevano scelto di non rispondere durante i primi interrogatori. Le indagini hanno dimostrato che il gruppo gestiva una coltivazione su larga scala, finalizzata al confezionamento e alla distribuzione di stupefacenti.
Il sequestro della piantagione e le fasi dell’operazione di polizia
L’operazione si è conclusa a novembre 2023, frutto di mesi di indagine condotta dalla polizia locale, in particolare dagli agenti dei commissariati di Anzio e Nettuno. Tutto è scattato dopo aver individuato un furgone sospetto e conosciuto alle forze dell’ordine, seguito fino a un terreno a le ferriere.
Il forte odore di cannabis emanato dal luogo ha spinto gli investigatori a intervenire con una perquisizione. Nel terreno si trovava una piantagione organizzata con filari coperti da teli di plastica, impianto di irrigazione e energia elettrica, indicativi di una coltivazione professionale. Accanto al terreno, il furgone parcheggiato conteneva materiale per il confezionamento, come sacchi di plastica e rotoli di pellicola trasparente, utilizzati presumibilmente per preparare la marijuana al commercio.
Arresto in flagranza e fase successiva
All’interno della piantagione sono stati trovati quattro uomini mentre tagliavano le piante. L’arresto è scattato in flagranza, e gli indagati sono stati portati davanti al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio, seguito dalla decisione di custodia cautelare in carcere.
Dettagli tecnici della coltivazione e strumenti usati per l’attività illecita
La coltivazione scovata a le ferriere non era improvvisata. I filari di piante erano sistemati in un appezzamento ben organizzato, protetti da teli in plastica che funzionano da barriera contro agenti esterni e per mantenere un ambiente adatto alla crescita.
L’impianto di irrigazione automatico aiutava a mantenere il terreno umido e garantiva un apporto costante di acqua alle piante, necessaria per coltivare marijuana in grandi quantità. Anche l’alimentazione elettrica era presente per alimentare eventuali sistemi di illuminazione o ventilazione.
Il materiale trovato nel furgone testimonia come la piantagione fosse parte di un giro di spaccio ben strutturato. La pellicola e i sacchi in plastica servivano per confezionare le piante appena raccolte, facilitandone il trasporto e la vendita. Questi dettagli mostrano la cura e la pianificazione dietro l’attività illegale, che la polizia è riuscita a smascherare.
Durante l’arresto, gli agenti sono intervenuti proprio mentre i quattro uomini stavano tagliando la marijuana, confermando che l’attività era in corso. Il terreno e l’organizzazione rappresentano un esempio di coltivazione dettata da fini di spaccio, messa in piedi con strutture e strumenti specifici.