Il consorzio industriale del Lazio affronta una fase complessa legata al recupero di crediti superiori a 15 milioni di euro e alla gestione di un bilancio difficile. La fusione dei diversi consorzi industriali regionali ha lasciato squilibri da riequilibrare, mentre nuovi programmi e gruppi di lavoro cercano di rilanciare investimenti e infrastrutture. Lo sguardo è puntato su come trasformare un ente nato da una serie di accorpamenti in un organismo capace di sostenere lo sviluppo economico.
La nascita del consorzio unico e gli squilibri economici da affrontare
Nel 2018 la regione Lazio ha deciso di unire diversi consorzi industriali per dare vita a un’unica entità: il consorzio industriale del Lazio. Questo nuovo soggetto includeva il consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti, di Roma e Latina, il sud pontino, il lazio meridionale e l’area industriale della provincia di Frosinone. L’obiettivo era semplificare la gestione e coordinare le politiche regionali per l’industria.
Tuttavia, la fusione ha evidenziato dei problemi finanziari, in particolare dovuti ai debiti e squilibri portati da alcune delle realtà consortili coinvolte. Il consorzio unico si è infatti trovato a dover recuperare oltre 15 milioni di euro di crediti commerciali, un ammontare che pesa su un bilancio nato già in difficoltà. Le aree più critiche risultano essere quelle di Cassino e Reiti, dove le passività storiche hanno contribuito a creare una situazione complessa da gestire.
Questi numeri dimostrano come il tentativo di concentrare risorse e attività in un unico ente non abbia sopito le difficoltà pregresse, anzi le ha rese più evidenti. Per questo è necessario un lavoro accurato di ricognizione delle posizioni debitorie e di attivazione di procedure per il recupero, che ha preso avvio solo recentemente dopo un periodo di transizione lungo e complesso.
Le nuove nomine e l’avvio del programma di recupero crediti
Francesco De Angelis, ex presidente del consorzio fino a marzo 2024 e figura politica di rilievo nella provincia di Frosinone, fu incaricato nel dicembre 2018 come commissario regionale per seguire la transizione e la fusione degli enti. Successivamente, a marzo 2024, è subentrato come commissario straordinario Raffaele Trequattrini, che ha alle spalle anni nella governance del COSILAM, chiamato a gestire concretamente la situazione critica del consorzio.
Il commissario Trequattrini ha messo in piedi un piano dettagliato per il recupero dei crediti. Il 19 giugno 2024 ha presentato una roadmap che prevede l’istituzione di un gruppo di lavoro dedicato, incaricato di identificare tutte le posizioni aperte, distinguere tra casi ancora in fase commerciale e quelli già in ambito legale e preparare fascicoli personalizzati per ogni creditore. Questi fascicoli verranno inviati a studi legali esterni incaricati di procedere al recupero operando per zone provinciali specifiche.
Il coordinamento interno è affidato a Giovanni Buzzacconi, responsabile di contabilità e bilancio, mentre gli studi legali scelti per questo compito hanno sedi diverse a seconda delle zone da seguire: Marco Isceri a Rieti, Fantozzi & Associati a Frosinone/Cassino e Alessandro Bonura per Latina/Gaeta. Un lavoro preparatorio necessario per mettere ordine tra le posizioni creditorie ed avviare le azioni concrete di riscossione.
La scadenza naturale della gestione commissariale è fissata per marzo 2025. Ormai si è in una fase in cui devono emergere risultati tangibili, anche se le ambizioni per una trasformazione profonda del consorzio sembrano ancora lontane sotto la guida attuale.
Il piano infrastrutture e il rifinanziamento della legge fiat in agenda
Due grandi progetti segnano il percorso di rilancio del consorzio industriale. Il primo riguarda un piano infrastrutturale da quasi 50 milioni di euro, con interventi destinati a migliorare la viabilità e le reti di depurazione in tutta la regione. Questo programma è finanziato tramite il piano di sviluppo e coesione regionale, usando fondi del FSC 2021-2027 e porta avanti oltre quaranta interventi stradali e investimenti in impianti depurativi con coperture finanziarie certe.
Il secondo riguarda il rifinanziamento della legge regionale 46/2002, conosciuta come legge Fiat, che sostiene l’indotto dell’industria automobilistica locale. Per questo progetto è stato costituito un apposito gruppo di lavoro interno coordinato da Giuseppe Del Signore, con altri membri esperti tra cui Giampiero Dolce e Barbara Torrice. Il loro compito è la redazione di un programma operativo che indirizzi le risorse assegnate dalla regione per sostenere le aziende coinvolte.
Si tratta di iniziative attese da tempo, e ora entrate nella fase di attuazione pratica. Tuttavia il quadro rimane ancora segnato da rapporti di forza legati alla politica regionale e da una dotazione finanziaria che spesso sembra insufficiente a coprire le reali necessità produttive di imprese abituate a investimenti più consistenti.
Le difficoltà dell’area di frosinone e il declino del comparto automotive
L’area industriale della provincia di Frosinone, cuore del consorzio, ha perso negli ultimi anni anche il ruolo di luogo per la definizione di strategie economiche condivise. Le istituzioni locali sembrano non riuscire a incidere in modo efficace su un tessuto produttivo che attraversa una crisi profonda, in particolare nel settore automobilistico.
La base produttiva si sta riducendo e le aziende coinvolte, come quelle di Piedimonte San Germano, hanno operato tagli e delocalizzazioni che hanno ridotto drasticamente i posti di lavoro. L’indotto, una volta pilastro dell’economia locale, è stato piegato dalle scelte delle grandi multinazionali, con conseguenze pesanti per l’occupazione e l’equilibrio sociale.
Il commissario Trequattrini ha più volte affermato la volontà di creare un ruolo più attivo per il consorzio, ma al momento prevale una gestione orientata soprattutto all’amministrazione di fondi pubblici per lavori infrastrutturali. Queste attività non bastano a contrastare la perdita di competitività e non spingono verso una strategia di sviluppo capace di arrestare il declino del comparto industriale provinciale.
La situazione economica del cassinate e l’urgenza di nuove strategie
Il cassinate soffre una crisi che appare sempre più profonda e senza vie d’uscita chiare. Si tratta di un territorio dove la classe dirigente attuale non è riuscita a intercettare i segnali di difficoltà e a porre in campo provvedimenti adeguati negli anni della contrazione del settore automotive.
Le conseguenze sono evidenti nel tessuto economico e sociale locale, con pochi strumenti in grado di invertire la tendenza negativa. Il ruolo del consorzio industriale come organismo di coordinamento e di supporto alle imprese appare del tutto insufficiente.
Alcuni chiedono la costruzione di un’area vasta al sud della regione, simile a quanto previsto per Roma, in modo da mettere insieme risorse e idee per un rilancio reale. L’ipotesi trova consensi tra alcune forze politiche che puntano a superare la frammentazione e a sviluppare progetti condivisi.
Questa proposta si contrappone alle tensioni e polemiche che spesso accompagnano il consorzio, segnali evidenti che manca ancora una visione chiara e coerente sulle priorità dello sviluppo territoriale della provincia e della regione Lazio in generale.