A Antrodoco, in provincia di Rieti, una donna di 49 anni è finita nei guai con la giustizia per un furto avvenuto all’interno di una palestra del paese. L’indagine, condotta dai carabinieri della stazione locale, ha preso le mosse a partire dalla denuncia di una presidente di un’associazione sportiva dilettantistica, che ha segnalato la scomparsa di numerosi oggetti dall’impianto sportivo. Nei mesi tra marzo e giugno 2025 sono stati sottratti vari attrezzi ginnici, con un danno economico stimato intorno agli 800 euro. L’episodio riapre il tema della sicurezza all’interno delle strutture pubbliche e private di Antrodoco.
La scoperta del furto e la denuncia presentata
L’allarme è scattato dopo che la presidente dell’associazione sportiva ha constatato l’ammanco di diversi articoli usati dagli iscritti per gli allenamenti. Mancavano dischi in metallo, manubri, elastici e tappetini, strumenti essenziali all’attività che si svolge all’interno della palestra locale. Questi materiali, utili e costosi, erano custoditi in modo ordinato fino a poco tempo prima. La donna ha quindi proceduto con la denuncia alle forze dell’ordine, chiedendo di far luce sulla scomparsa. È grazie a quel segnale che i carabinieri hanno potuto aprire l’inchiesta e mettere al centro delle indagini il personale che aveva accesso al centro sportivo.
Le denunce di furti in strutture sportive sono un fenomeno che colpisce spesso realtà piccole come Antrodoco. In questi casi, non solo il danno economico pesa, ma si mina anche la fiducia tra frequentatori e operatori. Per questo le autorità sono particolarmente attente a ricostruire i fatti e trovare i responsabili, ma spesso è una corsa contro il tempo data la facilità con cui si possono far sparire piccoli oggetti.
Il ruolo della videosorveglianza e le indagini
Le verifiche dei carabinieri della stazione di Antrodoco si sono concentrate sulle persone autorizzate a usare la palestra. In particolare, l’indagata, una dipendente locale senza precedenti, ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Nel corso dell’indagine sono state analizzate le immagini di videosorveglianza presenti dentro la palestra. I filmati hanno mostrato l’ingresso e l’uscita della donna, che pareva agire proprio nelle fasce orarie in cui erano spariti gli attrezzi. L’indagata avrebbe utilizzato il proprio badge personale per accedere al centro sportivo, un dettaglio importante per confermare le presenze e gli orari.
Ogni movimento nei locali della palestra è stato scrutinato attentamente dagli inquirenti, andando a ricostruire una sequenza di azioni che hanno permesso di attribuire alla donna la responsabilità delle sottrazioni. Le telecamere, spesso materia critica nelle indagini, in questo caso si sono rivelate decisive per collegare la persona agli oggetti scomparsi. L’uso del badge ha registrato in modo preciso la presenza della donna, smentendo eventuali alibi.
Il valore degli equipaggiamenti rubati si aggira intorno a 800 euro, una cifra rilevante per un’associazione dilettantistica di un piccolo centro come Antrodoco, già alle prese con risorse limitate. Alla luce di questi dati, le forze dell’ordine hanno potuto introdurre un quadro ben definito delle responsabilità.
Perquisizione domiciliare e recupero della refurtiva
Dopo aver raccolto prove sufficienti, l’Autorità Giudiziaria ha autorizzato i carabinieri a eseguire una perquisizione nell’abitazione della donna indagata. L’operazione si è svolta a metà giugno 2025 in un appartamento situato nel comune di Antrodoco. Durante la perquisizione, gli agenti hanno trovato gli attrezzi rubati, nascosti in un locale privato. La refurtiva è stata quindi sequestrata e, a breve, restituita ai legittimi proprietari.
L’intervento in casa ha rappresentato un momento decisivo per le indagini, rompendo il silenzio e portando i fatti davanti a una prova materiale solida. Il ritrovamento conferma quanto emerso dalle telecamere e dalle testimonianze raccolte, rafforzando la posizione dell’indagine. La restituzione degli oggetti è stata un sollievo per l’associazione sportiva, che potrà tornare a usare i suoi materiali per le attività di allenamento.
Le perquisizioni vogliono anche verificare se nell’appartamento vi siano altri elementi utili alle indagini. Il recupero della refurtiva chiude almeno in parte la vicenda materiale, lasciando ora da chiarire tutti gli altri aspetti legali legati alla posizione della donna.
Le indagini restano aperte
I carabinieri di Antrodoco non hanno chiuso le indagini. L’attività prosegue per dettagliare con esattezza tutte le responsabilità e capire se altre persone potrebbero aver avuto un ruolo nel furto. I successivi accertamenti riguardano soprattutto la dinamica con cui sono stati sottratti gli attrezzi e se la donna abbia agito da sola oppure si tratti di un episodio più ampio.
Il caso solleva interrogativi su come venga gestito l’accesso e la sorveglianza nelle strutture sportive, con richieste di controlli più stringenti e metodi per prevenire episodi simili. Le forze dell’ordine non escludono nuove testimonianze o sviluppi in tempi brevi, in modo da completare il quadro. Intanto, la popolazione locale segue con attenzione il proseguimento dell’inchiesta.