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Edipo re di sofocle in scena al teatro romano di ostia antica con la regia di luca de fusco

Lo spettacolo di Edipo re, promosso dal teatro di Roma, ha inaugurato l’Ostia Antica Festival con una messa in scena firmata da Luca de Fusco. L’allestimento porta in scena il dramma antico di Sofocle con una lettura moderna, visiva e psicologica, ambientata in un teatro romano che amplifica il coinvolgimento del pubblico. La rappresentazione mescola elementi scenografici contemporanei con un profondo rispetto per il testo originario. I prossimi appuntamenti saranno a Campania Teatro festival e al Festival di Mérida, in Spagna.

L’inizio dello spettacolo e l’atmosfera creata sul palco

L’apertura dello spettacolo fissa sul grande schermo ottagonale immagini di corpi distesi, vittime della peste che colpisce Tebe. Questo effetto visivo cattura subito l’attenzione, creando un impatto emozionale forte che affianca l’ingresso di Edipo. Il personaggio, interpretato da Luca Lazzareschi, entra interrogativo, ricordando di aver mandato Creonte a consultare Apollo. Il pubblico apprezza questa introduzione che fonde la tradizione teatrale con un’immagine potente e quasi cinematografica.

La scena si avvale di un gioco di luci, suoni e immagini che disegnano un’atmosfera carica di tensione. Le musiche originali di Ran Bagno accompagnano i passaggi, costruendo suspense senza sovrastare il dialogo. La regia privilegia un equilibrio delicato tra il rispetto per il testo di Sofocle e l’esplorazione di suggestioni visive ispirate al surrealismo di Magritte, che si riflette nella scenografia e nei costumi.

La lettura psicologica e la lingua moderna nel testo

Il punto di forza di questa versione è la declinazione psicanalitica della tragedia. L’adattamento di Gianni Garrera inserisce parole contemporanee e concetti legati all’inconscio, come riferimenti a unione genetica e sogni che riportano ai legami familiari. Questa traduzione crea una lingua parlata, a volte colloquiale, che avvicina la tragedia al pubblico odierno. I dialoghi tra Edipo e Giocasta raggiungono un’intimità intensa, fatta di dolore e dolcezza, che mostra i personaggi vulnerabili di fronte alla verità che emerge gradualmente.

Alcuni passaggi mostrano evidenti contrasti tra toni più borghesi e momenti di grande profondità emotiva. Ma questa alternanza serve a sottolineare lo stato di confusione e angoscia interna degli interpreti, che si allontanano da una lettura monolitica del testo per avvicinarsi a una dimensione più umana. L’uso di un linguaggio contemporaneo aiuta a far emergere la psicologia nascosta dietro i gesti e le parole.

I protagonisti e lo sviluppo della vicenda tragica a teatro

Luca Lazzareschi interpreta più ruoli, tra cui Edipo e Tiresia, che sullo schermo appare come una presenza riflessa, simbolo della coscienza e del passato che torna a galla. Questa scelta unisce la figura del re e quella dell’indovino, mostrando come Edipo sia costretto a fare i conti con la verità che cerca di negare. Le altre figure di rilievo sono Manuela Mandracchia nel ruolo di Giocasta, Paolo Serra come Creonte e una compagnia solida formata da Francesco Biscione, Paolo Cresta e Alessandro Barletta.

La tragedia si svolge seguendo le fasi classiche: la peste che affligge la città, il comando di Apollo di scoprire chi ha ucciso Laio, la lenta rivelazione della colpa di Edipo. Il carattere tragico emerge dalla scoperta di parricidio e incesto, e dalla conseguente punizione che Edipo si infligge da solo, accecandosi con le fibbie di Giocasta. Le sfaccettature psicologiche e l’uso di media visivi moderni amplificano la tensione che cresce fino al momento finale.

Le scelte scenografiche e i rimandi visivi ispirati a magritte

L’allestimento presenta una componente visiva molto marcata, con scenografie e costumi che richiamano l’arte surrealista di René Magritte. La presenza dello schermo entra nella scena per proiettare immagini emblematiche, ma a volte risulta eccessiva o poco integrata con l’architettura del teatro antico. La figura di Tiresia è appesa a una gabbia che ricorda un uccello, mentre il servo pastore indossa un abito formale, elementi che si rifanno al linguaggio visivo del surrealismo.

Costumi firmati da Marta Crisolini Maltesta fanno da trait d’union tra passato e presente. Tra immagini di nuvole, cipressi e statue ritagliate sullo sfondo, i riferimenti magrittiani sottolineano il senso di mistero e di realtà deformata presente nel racconto. Questa scelta rafforza l’atmosfera onirica senza tradire la narrazione, proponendo un linguaggio visivo riconoscibile ma un po’ distante dalla coesione formale, almeno nel contesto di un teatro romano.

Il pubblico e la critica dopo la prima rappresentazione

La reazione degli spettatori è stata generalmente positiva. Molti hanno sottolineato la capacità dello spettacolo di fondere modernità e antichità, tra immagini forti, interpretazioni intense e scelte registiche coraggiose. Alcuni hanno contestato l’uso del grande schermo in uno spazio architettonico storico, ritenendolo un elemento estraneo al contesto, ma gli applausi lunghi evidenziano un coinvolgimento vero.

La versione ridotta del testo, senza il coro, rientra in una tendenza ormai comune per questo tipo di spettacoli, ma non perde intensità. La messa in scena di Luca de Fusco riesce a mantenere un ritmo narrativo incalzante e a confermare Edipo re come simbolo imprescindibile del teatro classico, ancora utile a raccontare la complessità umana e i drammi dell’anima.

Lo spettacolo rimane in scena fino al 6 luglio a Ostia Antica, poi si sposterà al Campania Teatro festival il 9 e 10 luglio, con una successiva ospitata in Spagna al Festival di Mérida il 18 e 19 luglio. Un’occasione per rivedere un testo antico che continua a generare riflessioni profonde attraverso un linguaggio teatrale contemporaneo.

Clarissa Abile

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