Negli ultimi tempi, la gestione dei servizi di emergenza 118 nel Sannio ha attirato l’attenzione di diversi operatori sanitari e sindacati. Al centro delle critiche, un presunto errore nell’interpretazione delle norme relative all’orario di lavoro dei medici impiegati nei turni di emergenza. La federazione CIMO FESMED ha formalmente segnalato la situazione alla procura della Repubblica di Benevento, mettendo sotto la lente d’ingrandimento le pratiche adottate dalla ASL locale e le loro conseguenze sul servizio e la sicurezza dei cittadini.
Il 2025 registra un’allerta importante da parte del sindacato medico federato CIMO FESMED, che ha depositato un esposto contro la ASL di Benevento. Il segretario aziendale Emilio Tazza ha firmato una comunicazione indirizzata alla procura della Repubblica con l’obiettivo di chiarire la gestione delle prestazioni aggiuntive del personale medico nel servizio 118. La problematica riguarda l’interpretazione del decreto legislativo 66 del 2003, che regola i limiti di orario di lavoro. Secondo la ASL, come riportato nell’esposto, vi sarebbe un limite massimo di 48 ore mensili per le ore aggiuntive, che si tradurrebbe in una restrizione severa alla disponibilità dei medici.
CIMO FESMED contesta questa lettura, spiegando che il decreto parla invece di 48 ore settimanali totali, comprendendo straordinari e prestazioni extra. Questa differenza tra mensile e settimanale ha prodotto un impatto diretto e profondo sull’organizzazione del lavoro medico nell’emergenza territoriale, limitando le ore autorizzate ben sotto la soglia consentita dalla normativa vigente. La federazione denuncia che questa discrepanza ha portato a una sottoutilizzazione del personale disponibile, aggravando uno stato di carenza già noto nel Sannio.
Le ricadute di questa presunta errata interpretazione hanno pesanti effetti sulla qualità del servizio 118 nella provincia sannita. La federazione ha sottolineato come la gestione restrittiva delle prestazioni abbia reso impossibile autorizzare migliaia di ore di lavoro medico potenzialmente disponibili. Il risultato è stato un ricorso diffuso a turni in “modalità demedicalizzata”, cioè ambulanze in servizio senza la presenza di un medico.
Queste ambulanze erano così composte esclusivamente da infermieri e autisti soccorritori, riducendo la capacità di intervento medico diretto nei casi più gravi. La mancanza di figure mediche a bordo incide sulla tempestività e la qualità degli interventi di emergenza, rischiando di compromettere la sicurezza dei pazienti soccorsi. Il sindacato sottolinea che questa condizione ha origine proprio nell’interpretazione che la ASL ha dato ai limiti del lavoro medico, creando una situazione di disagio e rischio nel servizio pubblico essenziale per la comunità locale.
La presentazione dell’esposto alla procura della Repubblica segna un passaggio decisivo nella vicenda. Il sindacato medico attende che le autorità competenti effettuino una verifica puntuale su quanto denunciato. Il fine è accertare la correttezza delle scelte gestionali della ASL di Benevento in relazione alla normativa sul lavoro e alle ricadute sul servizio di emergenza.
“La questione tocca un ambito tecnico, ma ha riflessi concreti e visibili sul funzionamento quotidiano del servizio sanitario pubblico.” L’intervento della procura potrebbe portare a una revisione delle prassi adottate fino a oggi e all’adozione di criteri più aderenti alle disposizioni legislative. Un chiarimento diventa necessario per garantire l’effettivo rispetto dei diritti e dei doveri di medici e operatori, aumentando così anche la sicurezza e l’efficienza del servizio 118 nel Sannio. Il sindacato esprime fiducia in un esito che possa mettere ordine in una materia così delicata, rinnovando l’attenzione pubblica su un settore vitale per la salute dei cittadini.
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