Nel carcere di sassari lo scorso 9 maggio, al termine di un colloquio con il detenuto Alfredo Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha salutato il cliente con una stretta di mano e due baci sulle guance. Questo gesto, semplice nella maggior parte dei contesti, ha scatenato una segnalazione formale da parte del direttore della struttura verso l’ordine degli avvocati, sollevando questioni sulla deontologia professionale e sulle regole che disciplinano i rapporti tra difensori e detenuti, soprattutto in condizioni restrittive come il regime previsto dall’articolo 41 bis.
Il contesto del colloquio e l’intervento della direzione del carcere
Il colloquio tra Rossi Albertini e Cospito si è svolto all’interno del reparto 41 bis del carcere di sassari, noto per ospitare detenuti con profili criminali delicati e soggetti a severe restrizioni di sicurezza. Al termine dell’incontro, il saluto cordiale dell’avvocato ha attirato l’attenzione del personale di sorveglianza, che ha segnalato l’episodio al direttore dell’istituto. Il 5 giugno, il direttore ha inviato una comunicazione ufficiale all’ordine degli avvocati chiedendo di esaminare se il comportamento dell’avvocato fosse conforme ai doveri deontologici.
La lettera sottolinea il valore simbolico del gesto all’interno di un contesto così delicato. Il carcere 41 bis si caratterizza per regole severe volte a isolare i detenuti da qualsiasi forma di contatto che possa rappresentare un rischio per la sicurezza interna o esterna. Per questo motivo, ogni atto che si discosti dalla routine standard è osservato con attenzione e può essere interpretato come una violazione dei protocolli interni.
Le implicazioni della segnalazione all’ordine degli avvocati
La segnalazione ha aperto una discussione sulla linea di confine tra i rapporti umani e le norme che disciplinano l’attività difensiva in carcere. Da un lato, la professionalità degli avvocati prevede un contatto umano con i clienti, anche in situazioni difficili come quelle del 41 bis. Dall’altro, gli istituti detentivi impongono limiti stringenti per garantire sicurezza e ordine.
Il direttore del carcere ha messo in evidenza la necessità di dare indicazioni precise al personale di polizia penitenziaria, che opera quotidianamente nella vigilanza e nel controllo dei detenuti. In questo senso, il gesto di Rossi Albertini è stato visto come potenzialmente fraintendibile o comunque rischioso per l’ordine interno. L’ordine degli avvocati dovrà valutare se il comportamento può definirsi irregolare o se rientra nelle consuetudini accettate nel rapporto tra difensore e assistito.
Il regime 41 bis e la gestione delle visite in carcere
Il 41 bis è un regime carcerario che prevede restrizioni severe per i detenuti accusati di gravi reati, considerati pericolosi per l’ordine pubblico. Questo particolare stato di detenzione limita i contatti con l’esterno e richiede un controllo minuzioso durante le visite, comprese quelle legali. Le comunicazioni sono spesso monitorate e i contatti fisici proibiti o regolamentati.
Nel contesto di tali disposizioni, anche un semplice saluto fisico può diventare un problema. Il personale penitenziario ha il compito di attuare queste restrizioni con rigore, bilanciando la necessità della sicurezza con il diritto alla difesa degli imputati. Le regole che disciplinano questi incontri sono particolarmente rigide, per evitare qualsiasi forma di comunicazione che possa minare la vigilanza o favorire canali illeciti.
Nel carcere di sassari e negli altri istituti con reparti 41 bis, questi accorgimenti sono parte della prassi quotidiana e ogni anomalia è attentamente osservata dalle autorità interne.
I ruoli dell’avvocato e le norme deontologiche
Gli avvocati che assistono detenuti in regime di 41 bis agiscono in un ambiente particolarmente complesso. Devono rispettare le norme dettate dalla legge e dal regolamento penitenziario, ma anche tutelare i diritti dei clienti, offrendo supporto legale e umano. Nella pratica, questo equilibrio è difficile: a volte il contatto personale rischia di essere interpretato in modo negativo dalle autorità carcerarie.
Le regole deontologiche professionali vietano comportamenti che possano compromettere l’immagine della categoria o la sicurezza del carcere. Il gesto di Rossi Albertini, accolto con due baci sulle guance, appare tradizionale in molte situazioni sociali, ma in questo ambiente rigoroso ha determinato un’indagine. L’ordine degli avvocati dovrà accertare se si tratta di una violazione senza intenzioni illecite o di un abuso delle modalità di contatto con il detenuto.
In passato non mancano casi di attriti simili tra difensori e autorità carcerarie, soprattutto in presenza di detenuti sotto regime di alta sicurezza. Proprio per la delicatezza di questi casi, le norme restano rigide e ogni segnalazione viene trattata con attenzione, anche per evitare che l’attività legale possa essere interpretata come un sostegno a comportamenti fuori legge.
L’equilibrio tra rispetto delle regole e diritto alla difesa resta dunque un punto centrale nelle valutazioni che seguiranno la segnalazione inviata dalla direzione del penitenziario di sassari.