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I braccialetti elettronici scarsi e ritardi causano prolungamenti ingiustificati in carcere, allarme campania

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Il braccialetto elettronico rappresenta uno strumento fondamentale per il controllo delle persone sottoposte a misure restrittive nel sistema penale italiano. Può essere usato sia nei confronti di individui agli arresti domiciliari in via cautelare, sia per chi sta scontando la pena in detenzione domiciliare. Tuttavia, l’offerta limitata e i ritardi nella consegna di questi dispositivi provocano attese lunghe, causando la permanenza ingiustificata in carcere di detenuti che avrebbero diritto a uscire con il dispositivo. Questa situazione emerge nettamente dalla denuncia del garante campano per i detenuti, Samuele Ciambriello.

Il ruolo del braccialetto elettronico nel sistema penale italiano

Il braccialetto elettronico serve per monitorare in modo costante e remoto la posizione di soggetti coinvolti in procedimenti penali o che stanno scontando una pena presso il proprio domicilio. Viene imposto dal magistrato per controllare persone agli arresti domiciliari o per consentire l’esecuzione della pena fuori dal carcere tradizionale. Questo dispositivo aiuta a ridurre l’affollamento delle carceri e assicura un controllo meno restrittivo ma altrettanto efficace sui detenuti.

In teoria, la sua diffusione dovrebbe consentire un’alternativa più umana alla detenzione carceraria, riducendo i rischi legati alla sovrappopolazione e permettendo l’esecuzione della pena in maniera più rispettosa della vita familiare e sociale del detenuto. Nel 2025, sono 13mila i braccialetti elettronici funzionanti in Italia, suddivisi tra casi di stalking e altri delitti che richiedono sorveglianza. Tuttavia, le limitazioni nella disponibilità e l’incapacità di garantire la consegna rapida compromettono gravemente questi obiettivi.

Criticità nella fornitura e conseguenze per i detenuti a poggioreale

A Napoli, nel carcere di Poggioreale, due detenuti aspettano ancora da giorni il dispositivo che dovrebbe consentire loro di lasciare la struttura dietro autorizzazione giudiziaria. Questa situazione sintetizza un problema più ampio che tocca varie carceri italiane: i tempi lunghi di attesa per ricevere il braccialetto elettronico.

Samuele Ciambriello, garante campano per i diritti delle persone private della libertà, ha definito questa condizione “un’esperienza destabilizzante”. L’insufficiente numero di dispositivi in circolazione e la lentezza nelle attivazioni comportano che molte persone restino in carcere anche settimane oltre quanto disposto dal magistrato. La fornitura è affidata a un contratto con Fastweb che però ha una capacità limitata a circa 1.200 attivazioni mensili. Davanti a questi fatti, Ciambriello ha chiesto un intervento diretto del ministro degli Interni per incrementare la disponibilità dei braccialetti.

La mancata consegna puntuale del dispositivo non è solo un ritardo tecnico, ma una violazione reale della libertà personale. Il prolungamento ingiusto della detenzione può generare gravi conseguenze psicologiche e sociali per chi attende una misura meno restrittiva. Questo problema riguarda centinaia di persone ogni mese e si traduce in un mancato rispetto delle decisioni della magistratura.

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Dati sull’uso e necessità di interventi urgenti da parte del governo

Secondo le stime fornite da Ciambriello, i braccialetti elettronici attivi nel paese sono circa 13mila, di cui 5.800 utilizzati per reati di stalking e circa 7.000 per altre misure di controllo. Il numero attuale di attivazioni mensili, pari a 1.200, rappresenta un collo di bottiglia che rallenta l’uso adeguato di questo strumento e limita la possibilità di applicare benefici penitenziari in tempi rapidi.

La denuncia punta direttamente i ministri della Giustizia e degli Interni, chiamati a trovare rapide soluzioni. Lo stato delle forniture, ancora affidate esclusivamente a un’azienda privata, non sembra rispondere alle necessità. L’aggiunta di ulteriori braccialetti e una gestione più efficiente delle attivazioni potrebbero evitare ritardi e ingiustizie.

L’effetto più evidente è la permanenza in carcere di detenuti che hanno diritto a misure alternative ma non possono beneficiarne per carenza di apparecchi. Un problema che si espande dal singolo caso di Poggioreale al sistema penale nazionale, ostacolando la regolarità del sistema e la tutela dei diritti.

Richiesta di intervento pratico al governo

La richiesta rivolta al governo è una risposta pratica: ampliare la disponibilità, accelerare il processo di attivazione e garantire che le decisioni giudiziarie trovino ascolto concreto sul territorio. Solo così si eviteranno ulteriori prolungamenti ingiustificati delle detenzioni domiciliari e si potrà restituire credibilità al percorso di libertà controllata previsto dalla legge.

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