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Il tribunale di cassino conferma condanne per operazione antidroga stargate a sora, otto anni per due imputati

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L’operazione antidroga Stargate, avviata a novembre 2023 dai carabinieri di Sora, ha portato a una sentenza importante per il sistema dello spaccio nella provincia di Frosinone. Il giudice per le indagini preliminari di Cassino ha chiuso il primo capitolo di un’indagine che ha smascherato un’organizzazione strutturata, legata a due nuclei familiari rom. Il processo ha pesato sulle attività illecite svolte in via Pozzo Pantano, una villa trasformata in base per la vendita di eroina e punto nevralgico di un traffico quotidiano.

Dettagli dell’operazione stargate: come è stata condotta l’indagine

L’indagine è durata cinque mesi, da febbraio a giugno 2023, e si è concentrata sulla compravendita di droga gestita da due famiglie con radici nella comunità rom di Frosinone. I carabinieri di Sora hanno documentato più di 1.200 cessioni di eroina, confermando un traffico costante. La droga veniva venduta tra i 40 e i 70 euro a dose, con un giro d’affari calcolato intorno ai 74.000 euro. È emerso che lo spaccio avveniva non solo di nascosto, ma anche dentro la casa degli indagati, spesso in presenza dei figli minori di una delle coppie coinvolte.

Il metodo era semplice e rapido: chi voleva comprare chiamava, arrivava alla villa e la droga veniva consegnata quasi senza ostacoli, nascosta dietro una tenda appesa alla porta di ingresso. Il GIP ha sottolineato come questa routine fosse ben organizzata, senza interruzioni, segno che dietro c’era una rete solida e un’abitudine diffusa, quasi quotidiana.

Le figure coinvolte e le condanne stabilite

Il procedimento ha visto differenze nette nelle posizioni degli imputati. C.D.S., accusato di avere un ruolo chiave nel rifornimento della droga, è stato assolto con formula piena. Secondo il giudice, non sono nati elementi che dimostrino un coinvolgimento diretto nell’attività illecita. Era difeso dall’avvocato Antonio Carugno, che ha sottolineato l’assenza di prove.

Invece, M.D.S. e A.D.F., giudicati con rito abbreviato, sono stati condannati rispettivamente a otto anni e quattro mesi di reclusione con multa da 100.000 euro nel primo caso, e otto anni di carcere più 32.000 euro di sanzione nel secondo. Entrambi erano considerati attori principali nel traffico di eroina, con la villa di Sora come fulcro. Da sottolineare che A.D.F. era tornato in libertà pochi mesi prima e subito aveva ripreso i contatti con l’organizzazione, mostrando come il sistema fosse già pronto a rimettersi in moto.

Il sistema logistico e la rete di spaccio descritta dalle indagini

Le indagini hanno ricostruito una rete organizzata che collegava più persone e luoghi. C.D.S. e V.B. si occupavano soprattutto dell’approvvigionamento della droga. I due usavano una Fiat Panda per trasportare l’eroina da Campopiano, frazione di Pescosolido, immagazzinata in un luogo presunto dagli investigatori. A.B., incensurato, supportava le attività sul piano logistico, trasportando materiale e droga nella filiera. Non a caso, la droga arrivava da Frignano, in provincia di Caserta, e raggiungeva Sora grazie a questi collegamenti.

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Una telefonata intercettata ha mostrato come lo spaccio funzionasse in tempi rapidissimi, meno di cinque secondi per la transazione. La presenza di telefoni nascosti e la frequenza degli scambi con tossicodipendenti ha confermato la precisione e la continuità dell’attività, che si svolgeva con grande organizzazione e pochi controlli apparenti.

Criticità sociali emerse: spaccio in presenza di minori e impatto sulla comunità

Uno degli aspetti più allarmanti emersi dal dossier del giudice riguarda la presenza dei figli minori durante le attività di spaccio. Nei locali dove avveniva la vendita anche quotidiana, i bambini erano spesso in casa, testimoni inconsapevoli di un fenomeno che si era normalizzato. La sentenza ha sottolineato come questa situazione rappresenti un segnale preoccupante di accettazione dell’illegalità a livello familiare.

Questa dimensione sociale fa riflettere su quanto lo spaccio possa radicarsi in certi ambienti senza incontrare resistenze. L’organizzazione non è stata un episodio isolato, ma un sistema che aveva trovato sponde nella comunità, portando a una convivenza difficile con la legge e la sicurezza. Le autorità locali ora si trovano davanti a una sfida che va oltre l’azione giudiziaria, coinvolgendo anche interventi nel tessuto sociale per prevenire nuovi casi simili.

La sentenza, firmata nel luglio 2025, è uno snodo importante per la provincia di Frosinone. Resta aperta la necessità di controlli più serrati e di supporto alle aree più vulnerabili, dove il contrasto alla droga deve passare non solo dalla repressione, ma da azioni concrete vicine ai cittadini.

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