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Renato Pugliese racconta il suo percorso nel processo dirty glass e la solidarietà al pm Luigia Spinelli

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Nel corso del processo dirty glass, in scena davanti al collegio penale presieduto dal giudice Mario La Rosa, il collaboratore di giustizia Renato Pugliese ha offerto un quadro dettagliato della sua esperienza e del contesto criminale in cui è cresciuto. La sua testimonianza, rilasciata da un sito protetto, ha toccato momenti chiave della sua vita, dai primi passi nel carcere minorile fino agli incontri con esponenti di spicco della criminalità romana. Pugliese ha poi voluto sottolineare la sua vicinanza al pubblico ministero Luigia Spinelli, vittima di minacce, esprimendo la sua ferma solidarietà e la speranza che il suo lavoro venga portato avanti con determinazione.

Il cammino di Renato Pugliese come collaboratore di giustizia

Renato Pugliese ha iniziato la sua deposizione ricordando con precisione la data in cui ha deciso di diventare collaboratore di giustizia, il 28 dicembre 2016. Questa scelta ha segnato una svolta nella sua vita, poiché ha iniziato a raccontare i dettagli di un mondo criminale in cui era immerso fin da giovane. Il racconto parte dal carcere minorile, dove ha maturato una prima consapevolezza sull’ambiente che lo circondava e sulle dinamiche delinquenziali. Da lì, Pugliese ha descritto la sua progressiva presa di distanza rispetto alla criminalità organizzata, fatta di scelte difficili e di rischi costanti.

Nel processo dirty glass, la sua testimonianza rappresenta un tassello importante per la ricostruzione dei fatti. Ha parlato della nascita del suo rapporto con altri membri della criminalità romana, citando in particolare Luciano Iannotta, imputato al suo fianco in questo procedimento. Le informazioni fornite si concentrano non solo sugli eventi ma anche sulle conoscenze umane, offrendo uno spaccato vivido dell’ambiente malavitoso e dei legami che tengono insieme le varie componenti.

Il ruolo del clan di silvio tra cronaca e geografia criminale

Parole chiare sono arrivate da Pugliese anche sui legami del clan di Silvio, che lui stesso ha definito indifferentemente come “clan o famiglia”. L’associazione aveva radici storiche ben consolidate, soprattutto nelle zone di Campo Boario, quartiere noto per la sua presenza criminale ben radicata e per gli episodi che spesso finiscono sulle cronache nazionali. Pugliese ha ricordato con precisione la notorietà di quel gruppo, attivo anche in campagne elettorali, segno di come la loro influenza si estendesse oltre l’ambito strettamente delinquenziale.

Questa descrizione aiuta a comprendere come certi territori siano attraversati da reti criminali che agiscono in modo insistente e visibile, tanto da essere conosciute in tutta Italia. La testimonianza mette in luce anche la complicità e la partecipazione di diverse figure e gruppi, rendendo l’idea di un intreccio difficile da spezzare. Il linguaggio scelto da Pugliese evita eufemismi, passando direttamente all’essenza delle attività criminose e del controllo del territorio.

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La vicinanza a Luigia Spinelli e l’appello al magistrato Gualtieri

La testimonianza di Pugliese si è conclusa con un momento di forte partecipazione emotiva. Ha espresso la sua piena solidarietà a Luigia Spinelli, pm che per nove anni ha seguito il suo percorso come collaboratore e che recentemente ha subito minacce. Lo ha fatto in un’aula di tribunale, rivolgendosi anche al magistrato Gualtieri per chiedere che si continui il lavoro di Spinelli senza esitazioni.

Pugliese ha usato parole precise, senza retorica, facendo capire quanto sia importante mantenere la linea investigativa su certi episodi criminali anche quando riguarda figure sotto pressione. La solidarietà a Spinelli non è solo un gesto simbolico, ma un segnale concreto da parte di chi, come lui, ha scelto di rompere con l’ambiente criminale e vuole garantire che la giustizia continui a fare il proprio corso. Questo passaggio della deposizione ha stimolato una riflessione sul ruolo e sui rischi dei magistrati impegnati nelle indagini contro la mafia e la malavita organizzata.

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