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In italia nel 2025 sono andati in fumo oltre 34 chilometri quadrati di terreni, boschi in calabria tra le aree più colpite

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Negli ultimi cinque mesi del 2025 l’italia ha registrato la perdita di 34 chilometri quadrati di terreni a causa degli incendi. Questa superficie distrutta è paragonabile all’estensione del parco nazionale delle cinque terre, una delle aree protette più conosciute del paese. Gran parte della vegetazione colpita si trova in calabria, dove boschi e foreste hanno subito danni rilevanti. Sono dati divulgati dall’ispra, l’istituto che monitora l’ambiente e sottolinea l’impatto dei roghi sugli ecosistemi.

L’impatto degli incendi nel 2025 con focus sulle aree verdi

Nel corso dei primi mesi del 2025, la superficie colpita da incendi ha raggiunto i 34 chilometri quadrati. Di questi, circa 10 chilometri quadrati erano coperti da boschi e foreste. La regione calabria si conferma la più interessata con la maggior parte della vegetazione bruciata. Il trentino alto-adige segue, con circa un chilometro quadrato di boschi andati in fumo. Questi dati emergono dall’analisi di ispra che utilizza tecnologie di rilevamento avanzate per identificare con precisione gli ambienti naturali danneggiati.

Confronto con il 2024

Il confronto con il 2024 mostra un quadro complessivamente meno preoccupante. L’anno precedente, in tutto il territorio nazionale, erano stati distrutti 514 chilometri quadrati, quasi quindici volte tanto rispetto a quanto rilevato nei primi mesi del 2025. Anche la porzione di boschi bruciati nel 2024 era superiore, con 103 chilometri quadrati contro i 10 del 2025, segno che il nuovo anno potrebbe chiudersi con meno danni. La riduzione appare significativa se rapportata agli anni immediatamente precedenti, tenendo conto anche dei trend climatici e di interventi di prevenzione.

I dati del 2024 sugli incendi boschivi e le superfici andate in fumo

I dati del 2024, raccolti dal sistema europeo european forest fires information system e analizzati dall’ispra, raccontano un anno segnato da incendi estesi ma meno gravi rispetto ai periodi precedenti. Nel complesso, l’italia ha visto bruciare 514 chilometri quadrati di territorio, una superficie quasi metà di quella del comune di roma. Tra questi, 103 chilometri quadrati riguardavano ecosistemi forestali, con oltre un quinto del totale interessato a boschi.

Le tipologie di alberi colpite comprendevano soprattutto latifoglie sempreverdi che crescono nella macchia mediterranea e le leccete, circa il 46% del totale. Seguivano le latifoglie decidue, che perdono le foglie in inverno, al 37%, e i boschi di conifere, al 14%. Rispetto alla media degli ultimi sei anni, le aree bruciate risultano pari a due terzi del valore storico, dimostrando un calo significativo. Rispetto al 2023, le superfici totali sono scese del 52%, con una riduzione del 34% anche per le aree boschive.

Le regioni più colpite e la distribuzione degli incendi nel 2024

Il 2024 ha registrato incendi su 16 delle 20 regioni italiane. Sicilia, calabria e sardegna hanno coperto più del 66% della superficie boschiva uscita danneggiata dagli incendi, mentre regioni come valle d’aosta, lombardia, trentino alto-adige e veneto hanno avuto meno territori colpiti. Nel sud, ad eccezione della sicilia, le superfici bruciate sono rimaste stabili o in aumento, mentre al centro si sono decisamente ridotte.

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La provincia di reggio calabria ha subito i danni maggiori con 10,3 chilometri quadrati di boschi bruciati, una porzione corrispondente a oltre il 40% del totale regionale e circa il 10% del bosco nazionale colpito. Anche cosenza e nuoro hanno visto perdite significative rispettivamente di 9,4 e 8 chilometri quadrati. Il fatto che quasi un terzo degli incendi abbia coinvolto aree protette, soprattutto appartenenti alla rete natura 2000, evidenzia l’impatto sui siti di maggior valore ambientale.

Modalità di monitoraggio e tempi degli eventi a rischio incendio

L’ispra, attraverso l’uso di applicazioni di machine learning, studia le immagini del sistema europeo copernicus emergency per riconoscere gli ecosistemi colpiti dagli incendi. Questi strumenti permettono di identificare con precisione le zone danneggiate e la tipologia di vegetazione compromessa, aiutando a tenere traccia delle variazioni nel tempo.

Gli eventi incendiari nel 2024 si sono concentrati soprattutto nella stagione estiva, tra i primi giorni di luglio e metà agosto. Questa finestra temporale rappresenta tradizionalmente il periodo più caldo e secco dell’anno in italia, in cui la siccità e le temperature elevate favoriscono la propagazione del fuoco. Il trend osservato nel 2024 si allinea ai valori medi registrati nella serie storica dal 2006 al 2023, confermando una cronologia che torna ciclicamente ogni estate.

I dati sul 2025 forniscono un primo quadro parziale ma indicano segnali di miglioramento. Restano comunque necessari sforzi di prevenzione e controllo soprattutto nelle regioni meridionali, dove la continuità degli incendi rappresenta un ostacolo per l’ambiente e la conservazione delle foreste. Le informazioni raccolte rappresentano un contributo fondamentale per orientare l’intervento pubblico e la pianificazione delle risorse.

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