Un nuovo incendio è scoppiato negli uliveti nella zona di Pagliarola, nel territorio compreso tra Arpino e Isola del Liri in provincia di Frosinone. Le fiamme hanno minacciato l’interno delle campagne tra la SP 92 e via Arpino, soprattutto lungo la strada che risale dallo stadio Nazareth verso la via Moncisterna, un’area nota come terra di Cicerone. Le operazioni di spegnimento sono scattate poche decine di minuti dopo l’innesco, grazie all’intervento coordinato di vigili del fuoco e volontari della protezione civile.
L’incendio è divampato con rapidità tra la vegetazione degli uliveti, spinto dal caldo intenso e dalla boscaglia secca che ormai caratterizza la zona. Il terreno, arido per le elevate temperature delle ultime settimane, ha facilitato la diffusione delle fiamme su più fronti. In pochi minuti, il rogo ha interessato una vasta area, costringendo le squadre di emergenza a richiedere rinforzi sul posto.
Il vento moderato ha contribuito al diffondersi del fuoco lungo i pendii e nelle aree adiacenti, mettendo ulteriormente a rischio gli uliveti e la vegetazione circostante. La povertà di umidità nel terreno ha fatto sì che le fiamme raggiungessero tratti anche lontani dal punto di origine, rendendo più complessa la gestione dell’emergenza per chi era impegnato nelle operazioni di spegnimento.
I vigili del fuoco del distaccamento di Sora sono intervenuti tempestivamente, affiancati dai volontari della protezione civile delle sezioni di Arpino, Sora, Pescosolido e Vicalvi. Quest’ultimo gruppo ha fornito il supporto cruciale con un camion cisterna per il rifornimento dell’acqua, indispensabile data la vastità del rogo.
La sala operativa regionale della protezione civile ha attivato l’invio di un elicottero antincendio per contenere ulteriormente le fiamme. Il velivolo ha effettuato numerosi lanci d’acqua, rifornendosi nei pressi del fiume Liri a valle del centro di Isola del Liri. I rifornimenti continui sono durati più di mezz’ora e hanno permesso di arginare la diffusione del fuoco verso le aree più dense di vegetazione e, soprattutto, verso le abitazioni.
L’incendio ha destato preoccupazione tra i residenti delle frazioni limitrofe, in particolare a Vallefredda, dove numerose abitazioni si trovano poco distanti dal fronte delle fiamme. Temendo per la sicurezza delle proprie case, molti abitanti hanno deciso di intervenire autonomamente bagnando il terreno attorno alle proprietà con scorte d’acqua rudimentali, tentando di ridurre il rischio di danni.
Questi interventi spontanei hanno rappresentato una prima forma di difesa sul territorio e hanno coadiuvato il lavoro degli operatori. La pressione del fronte caldo è rimasta alta mentre i vigili del fuoco continuavano a operare per impedire il passaggio del fuoco verso i centri abitati, rimasti nonostante tutto al sicuro.
Le operazioni di spegnimento si sono rivelate molto impegnative, complicate dalla vastità delle zone colpite e dalle condizioni ambientali. Si è reso necessario un lavoro prolungato non soltanto per spegnere il fuoco, ma anche per eseguire gli interventi di bonifica che impedissero nuovi focolai.
Le indagini preliminari dei vigili del fuoco hanno stabilito che le fiamme sono partite da almeno due punti distinti, rendendo molto probabile l’origine dolosa dell’incendio. In questi casi, la molteplicità delle sorgenti di fuoco è spesso indice di un atto volontario, fatto che obbliga a intervenire con particolare attenzione per prevenire nuovi disastri.
Il gesto mette in evidenza come, ancora oggi, rimanga concreta la minaccia contro i beni naturali o il paesaggio rurale, danneggiando un ambiente che vive sulla relazione con il territorio. La prosecuzione delle operazioni è indirizzata a contenere le ripercussioni sull’area circostante, garantendo sicurezza alle persone e recupero delle superfici interessate.
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