La giunta guidata da rocca sta introducendo modifiche importanti sulle regole urbanistiche ed edilizie nel lazio, suscitando reazioni da parte di associazioni ambientaliste e gruppi politici. Le nuove norme, che si rifanno in parte al “modello Milano” già sotto osservazione giudiziaria, rischiano di alterare l’equilibrio ambientale e territoriale della regione. La questione riguarda soprattutto le nuove possibilità di sanare abusi edilizi e cambiare destinazioni d’uso in modo più libero, aprendo la strada a interventi che potrebbero avvantaggiare operazioni speculative immobiliari più che il benessere dei cittadini.
Negli ultimi mesi la giunta rocca ha operato un cambiamento rilevante con la revisione delle norme sugli abusi edilizi. Fino a poco tempo fa, la legge vietava in modo netto di sanare interventi costruiti in aree soggette a vincolo paesaggistico, anche se il vincolo era stato posto dopo la realizzazione delle opere. Quella tutela era un argine importante per preservare il territorio da nuove cementificazioni che avrebbero potuto deturpare spazi protetti. Ora questa restrizione è stata rimossa e si apre quindi a una sanatoria molto più estesa, capace di regolarizzare costruzioni precedentemente considerate abusive proprio in presenza di vincoli ambientali.
Questo passo è stato definito da più parti pericoloso, perché rischia di annullare anni di protezioni stabilite per proteggere il paesaggio e le caratteristiche naturali del lazio. La preoccupazione è che questo possa innescare una corsa alla trasformazione di territori delicati, con ricadute sulla qualità della vita e un aumento delle pressioni urbanistiche.
In parallelo a queste modifiche, la giunta ha approvato la proposta di legge regionale n. 171 del 2024, che recepisce la normativa nazionale cosiddetta “Salva-Casa”. L’intento ufficiale è semplificare l’accesso alle abitazioni ma il testo finale si traduce in una serie di deroghe che mettono in discussione le norme igienico-sanitarie e gli strumenti urbanistici esistenti.
La legge consente di trasformare cantine e garage in unità abitative, anche quando queste non rispettano i criteri minimi di salubrità. Inoltre permette cambi di destinazione d’uso fuori dalle regole stabilite, e dà la possibilità di regolarizzare immobili abusivi posizionati in aree agricole, anche per attività non legate all’agricoltura. Secondo critici, questo pacchetto di misure non tiene conto della tutela dell’ambiente o della qualità della vita delle comunità locali, ma favorisce soprattutto interessi immobiliari e logiche speculative.
Le associazioni uso critico del territorio come europa verde lazio sottolineano che questi interventi non rispondono ai bisogni concreti della popolazione. Il lazio deve affrontare carenze come il diritto all’abitare per giovani e famiglie, la necessità di spazi abitativi salubri e dignitosi, e l’urgente aumento delle aree verdi urbane utili ad adattarsi al clima e migliorare la vivibilità.
Il rischio è che arrivino decisioni dall’alto, basate su criteri di profitto, che invece di rigenerare i quartieri aggravino problemi ambientali e sociali. Non a caso si richiama una visione diversa, che metta al centro il valore degli spazi pubblici e l’equilibrio tra tutela del paesaggio e sviluppo urbano. L’urbanizzazione deve misurarsi con i limiti ambientali e con l’interesse collettivo, non diventare terreno per speculazioni mascherate da innovazioni urbanistiche.
Il dibattito in corso vede due visioni molto distinte. Da una parte la giunta rocca positiva verso una deregulation che punta a semplificare le regole per facilitare le costruzioni e regolazioni edilizie. Dall’altra gruppi ambientalisti e cittadini che denunciano l’abbandono di garanzie storiche e la riduzione della capacità dello stato di governare lo sviluppo del territorio.
La rimozione di vincoli paesaggistici e la facilità con cui si potranno ora sanare abusi o trasformare spazi agricoli in abitazioni rischia di aumentare le pressioni sul suolo e danneggiare ecosistemi fragili. Nell’ottica di questi critici, il terreno romano e laziale non dovrebbe essere visto come una risorsa da sfruttare a qualsiasi costo per interessi privati, ma piuttosto come un patrimonio da custodire per il futuro delle comunità che lo abitano.
Le scelte per l’urbanistica e l’edilizia continueranno a segnare la gestione del territorio laziale nei prossimi mesi, e la vigilanza su questi processi appare fondamentale per bilanciare sviluppo e rispetto dell’ambiente.
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