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La regione Lazio approva l’iter per l’autorità idrica unica, ma monta la protesta politica e sociale

La Regione Lazio ha appena varato l’avvio dell’iter legislativo per istituire una nuova Autorità Idrica Unica Regionale. Il progetto, approvato all’unanimità dalla Commissione Lavori Pubblici e Infrastrutture, cambia radicalmente la struttura della gestione dell’acqua nel territorio. Ma la decisione ha acceso forti polemiche politiche e sociali per il possibile accentramento del controllo e il rischio di privatizzazione del servizio idrico, un tema di grande sensibilità per i cittadini laziali.

Cosa prevede la proposta di legge 206 e i suoi effetti sulla gestione idrica

La proposta di legge 206 mira a superare i cinque attuali Ambiti Territoriali Ottimali per concentrare tutta la governance idrica in un unico organismo regionale. Questo ente, dotato di poteri estesi su tariffe, investimenti, pianificazione e strategie operative, si chiamerà Autorità Idrica Unica Regionale. Al vertice ci saranno un Consiglio Direttivo e un presidente con capacità decisionali rafforzate. L’obiettivo ufficiale è rendere più coerente e razionale la gestione delle risorse idriche nel Lazio.

Il nuovo assetto prevede che comuni e province, oggi coinvolti nella gestione, perdano gran parte della loro autonomia decisionale. Questo significa una forte trasformazione, visto che l’acqua non è solo un servizio, ma un bene fondamentale per la vita e l’ambiente. Da controllare, dunque, in modo trasparente e democratico, non lasciandolo in balia di modelli di mercato o soggetti con interessi economici forti.

Le posizioni critiche di Rifondazione Comunista

Il partito di Rifondazione Comunista nel Lazio ha espresso un netto rifiuto alla proposta, definendola “pericolosa” e un tentativo di centralizzare la gestione. Secondo il Prc, l’Autorità Idrica Unica rischia di esautorare comuni e territori, sottraendo il potere alle comunità locali.

Daniela Alessandri, segretaria regionale del partito, ha sottolineato il silenzio generale nel dibattito politico, visto che i principali partiti – da Forza Italia al Partito Democratico, passando per Fratelli d’Italia e Italia Viva – hanno votato all’unanimità a favore, senza sollevare dubbi o richieste di chiarimenti. Questo muro unanime, osserva Alessandri, rappresenta un rischio per la trasparenza e il confronto con la cittadinanza.

Un altro punto critico evidenziato riguarda Acea, la multiutility a capitale misto, con forte partecipazione del Comune di Roma, che oggi domina già la gestione idrica nel Lazio. Secondo Rifondazione Comunista, l’istituzione dell’Autorità rischia di rafforzare ulteriormente il ruolo di Acea, spostando la gestione verso logiche di mercato e lontane dall’interesse pubblico.

La storia degli ultimi tentativi di riforma e la reazione delle comunità

Questa non è la prima volta che si tenta di modificare la governance idrica regionale con un modello centralizzato. Tra il 2018 e il 2021, la giunta Zingaretti aveva tentato una riforma simile, bloccata dalle mobilitazioni di cittadini, comitati e movimenti per l’acqua pubblica.

Questa esperienza ha dimostrato la forza delle comunità locali nel difendere il controllo pubblico e partecipato sull’acqua, un diritto anche sancito dal referendum nazionale del 2011. Quel voto ha ribadito la volontà popolare di mantenere l’acqua fuori dalle logiche di mercato, affermandola come bene comune su cui vigila la collettività.

Nel riproporre la riforma in una veste differente, la Regione Lazio riapre quella partita. Rifondazione Comunista e i movimenti sociali vedono questa operazione come un ritorno a modelli più burocratici, tecnocratici, controllati dalle grandi multiutility e poco sensibili alla partecipazione democratica. Il rischio è una “privatizzazione strisciante” del servizio idrico.

Richieste e mobilitazioni per la difesa dell’acqua pubblica

Il Prc Lazio ha chiesto il ritiro immediato della proposta di legge 206. Lì vede l’espressione di interessi di grandi imprese, in contrasto con quelli reali delle comunità locali. Il partito invoca un processo aperto e trasparente, che coinvolga cittadini, amministratori, operatori pubblici e movimenti.

Si chiede inoltre il rafforzamento delle gestioni pubbliche già presenti e un piano regionale che completi la ripubblicizzazione del servizio idrico in linea con il referendum del 2011. Si sottolinea la necessità di un modello che permetta un controllo diffuso e diretto da parte dei territori, per tutelare l’ambiente e il diritto all’acqua, non per consegnarlo a una gestione lontana dalle realtà locali.

Il Prc ha annunciato la volontà di mobilitare la società civile in ogni angolo del Lazio. L’obiettivo è informare le persone, fomentare la resistenza contro questa riforma e proteggere l’accesso pubblico all’acqua, che resta un bene imprescindibile per tutti.

Paolo Ludovichi

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