La spesa per i medici gettonisti nel sistema sanitario nazionale ha raggiunto cifre significative nel 2024, secondo quanto segnalato dall’ANAC. La posizione del ministro della salute Orazio Schillaci, espressa durante gli stati generali della prevenzione, punta a eliminare questa figura professionale. Il dibattito coinvolge aspetti finanziari e organizzativi, con riflessi sul futuro del reclutamento medico e della qualità del servizio sanitario.
Nel corso del 2024, la spesa legata ai medici gettonisti si è consolidata intorno a 457 milioni di euro. Un dato rilevante che non si può sottovalutare, soprattutto in un contesto sanitario stretto da vincoli di bilancio. L’Autorità nazionale anticorruzione ha evidenziato questo aspetto, sollevando la questione dell’efficacia di un modello di lavoro basato su professionisti “a chiamata”. Questa forma contrattuale incide notevolmente sul bilancio pubblico e mette in discussione la sostenibilità di un sistema che continua a fare affidamento su figure temporanee piuttosto che investire in stabilità e continuità.
Questa dinamica non si limita a cause finanziarie ma influisce anche sulla gestione operativa degli ospedali e delle strutture sanitarie. I medici gettonisti, chiamati per incarichi precisi e limitati nel tempo, non possono garantire una presenza costante, rendendo difficile pianificare l’assistenza e le attività di prevenzione. Lo stallo generato da questo sistema rallenta la riorganizzazione del personale e ostacola la creazione di una rete più solida e affidabile.
Orazio Schillaci ha ribadito con fermezza l’opposizione del ministero verso i medici gettonisti, definendo inaccettabile la loro presenza all’interno del sistema sanitario nazionale. In occasione della seconda giornata degli stati generali della prevenzione, ha sottolineato la necessità di cambiare rotta, puntando su concorsi pubblici e assunzioni a tempo indeterminato. Questa strategia risponde non solo a una questione di costi ma anche alla volontà di migliorare la qualità delle cure attraverso un corpo medico stabile e motivato.
Schillaci ha evidenziato anche che i concorsi possono aprire una nuova stagione per il servizio sanitario nazionale , facendo emergere talenti e giovani professionisti che hanno perso interesse per una carriera medica dentro le strutture pubbliche. “La sfida è attirare nuove generazioni, impegnandosi a offrire condizioni di lavoro più dignitose e contratti adeguati”, ha dichiarato, rispetto alla situazione attuale, che vede molti medici costretti a lavorare con contratti precari o come liberi professionisti.
La nota del segretario nazionale della UGL Salute, Gianluca Giuliano, precisa da tempo una forte contrarietà verso i medici gettonisti. L’organizzazione sindacale chiede da anni una riforma strutturale che elimini questa figura e favorisca invece un rafforzamento degli organici con personale stabile. La proposta prevede l’impiego delle risorse attualmente destinate ai gettonisti per finanziare un piano di assunzioni e migliorare le condizioni di lavoro.
Giuliano punta l’attenzione anche su un aspetto fondamentale: la possibilità di integrare nel SSN quei medici che oggi lavorano come partite IVA, garantendo loro contratti e stabilità. Questo tipo di inserimento potrebbe non solo risolvere il problema della carenza di medici ma anche dare una spinta all’attrattività della professione. “Mantenere medici qualificati nel pubblico richiede un cambiamento radicale delle politiche di reclutamento e delle condizioni economiche”, sottolinea il segretario.
Siamo nel 2025 e il dibattito attorno ai medici gettonisti rimane centrale per il futuro del sistema sanitario nazionale. Le cifre emerse dai dati ANAC e la posizione del ministro Schillaci indicano un cambio di paradigma. Ora serve implementare azioni concrete, come bandire concorsi e utilizzare le risorse risparmiate per migliorare i contratti e ampliare gli organici.
Il tema coinvolge anche la necessità di aumentare l’efficienza nelle strutture sanitarie, favorendo una continuità assistenziale che il modello attuale fatica a garantire. La presenza di medici con contratti stabili migliora la programmazione delle attività, la prevenzione e la cura dei pazienti. Il passaggio da professionisti a chiamata a personale interno rafforza la qualità del servizio e, allo stesso tempo, consente un controllo maggiore sulla spesa pubblica.
Le istituzioni dovranno trovare un equilibrio tra risorse e necessità operative, offrendo un ambiente favorevole per i medici che scelgono una carriera nel sistema pubblico. L’intervento del ministero e le richieste sociali si incrociano con l’urgenza di rispondere a una domanda crescente di cure e assistenza. Tutti gli attori coinvolti sono chiamati a collaborare per ridisegnare il sistema medico italiano in modo più stabile e sostenibile.
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