La tragedia dei tre operai morti a Napoli durante i lavori di ristrutturazione di un edificio riaccende il dibattito sulla sicurezza nei cantieri italiani. Un problema che non riguarda solo la città partenopea ma che si estende a tutto il territorio nazionale, aggravato da una netta carenza di personale specializzato nei controlli. L’assenza di tecnici dedicati alla prevenzione mette a dura prova l’efficacia delle verifiche sul rispetto delle norme, aumentando il rischio di incidenti fatali.
Martedì 27 maggio 2025, alle 9.40 di mattina, un tragico incidente si è consumato in un cantiere del quartiere Vomero a Napoli. Tre operai impegnati nel rifacimento del tetto di un palazzo di sei piani sono caduti da un montacarichi con cestello della ditta per cui lavoravano, perdendo la vita. L’episodio ha scosso la comunità locale e riacceso l’attenzione su un problema che troppo spesso si traduce in tragedie senza un intervento concreto.
I lavoratori erano intenti a svolgere un’attività di routine, ma la mancanza di sicurezza ha avuto conseguenze drammatiche. Secondo le prime ricostruzioni, non sono state rispettate le misure necessarie per prevenire la caduta dal cestello, evidenziando lacune nella gestione della sicurezza sul cantiere. Questo tipo di incidenti dimostra quanto sia urgente implementare controlli più stringenti in tutti i cantieri in Italia.
La vicinanza al dolore delle famiglie è stata espressa apertamente da Franco Ascolese, presidente dell’Ordine interprovinciale di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta delle professioni sanitarie, insieme a Cosimo De Marco, presidente della Commissione d’Albo dei tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di una mobilitazione generale per affrontare una piaga che porta sofferenza in troppe famiglie italiane.
La mancanza di personale specializzato impegnato nelle attività di vigilanza e prevenzione è una delle cause principali delle continue tragedie nei cantieri campani. Secondo le ultime statistiche, nelle Asl della regione lavorano solo 315 tecnici della prevenzione, un numero lontano dagli standard previsti per garantire l’efficacia dei controlli nelle aziende e nei cantieri.
In particolare, solo una piccola parte di questi professionisti – circa il 15% – si occupa specificamente di sicurezza sul lavoro. Questo significa che meno di 50 addetti si dedicano a una supervisione fondamentale per ridurre incidenti e rischi nei luoghi di lavoro. La carenza non riguarda solo Napoli ma coinvolge anche Avellino, Caserta, Benevento e gli altri ambiti territoriali.
Questa ridotta presenza di tecnici specializzati ha un impatto diretto sulla capacità di effettuare ispezioni regolari e approfondite. Senza controlli adeguati, la normativa sulla sicurezza rischia di restare solo un pezzo di carta, senza tutelare i lavoratori e mettendo a rischio la salute di chi opera in situazioni potenzialmente pericolose.
Il problema evidenziato in Campania non si limita alla regione, ma riflette una situazione nazionale preoccupante. In tutta Italia, i professionisti tecnico-sanitari abilitatati a svolgere compiti ispettivi nei luoghi di lavoro sono circa 2100, sparsi su un territorio vasto e variegato. Questo numero appare insufficiente per garantire un controllo adeguato e prevenire infortuni o malattie professionali.
L’efficacia della vigilanza nei cantieri, negli impianti o nelle aziende agricole è compromessa anche dalla scarsità di risorse umane. Ciò porta a ispezioni meno frequenti e meno approfondite, aumentando il rischio di incidenti gravi o mortali per i lavoratori. Le strutture sanitarie e di controllo, incapaci di coprire interamente il fabbisogno, non riescono a contrastare le dinamiche che spesso conducono a episodi di violazione delle norme di sicurezza.
Franco Ascolese e Cosimo De Marco indicano che per avvicinarsi agli standard europei sarebbe necessario assumere almeno 300-400 tecnici della prevenzione in più, destinandoli a compiti di controllo e vigilanza. Servirebbe dunque un investimento finanziario, mirato e stabile, per assicurare una presenza continua e capillare nei luoghi di lavoro.
Il quadro si chiude con una richiesta chiara da parte dell’Ordine interprovinciale e dei rappresentanti dei tecnici: è necessario destinare fondi con vincoli precisi alla prevenzione. Solo così si può mettere mano a una problematica che, a oggi, continua a mietere vittime e a generare disagio.
I tecnici della prevenzione hanno il compito di monitorare e valutare le condizioni di salute e sicurezza, intervenendo per correggere situazioni a rischio e segnalando criticità. Senza un adeguato numero di professionisti e senza risorse dedicate, tutto questo rimane limitato. La prevenzione deve essere considerata una priorità, finanziata in modo stabile e ripetuto, per garantire la tutela dei lavoratori.
Questo impegno richiede politica e istituzioni concrete, insieme al coinvolgimento di datori di lavoro e lavoratori stessi. Solo un controllo più rigoroso e ben strutturato potrà evitare che episodi come quello di Napoli si ripetano, interrompendo quella spirale che ha portato alla perdita di tante vite sul lavoro.
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