Una nuova iniziativa prende il via in Campania per aiutare imprenditori e commercianti a uscire dal silenzio di fronte a racket e usura. La federazione fai, attiva dal 1990 nel contrasto alle estorsioni, lancia una campagna con manifesti e promozione sui social per diffondere conoscenza e sostegno tra chi subisce intimidazioni. L’obiettivo è chiaro: far capire che denunciare è possibile e che non si è mai lasciati soli.
La voce di luigi ferrucci e il ruolo della fai nell’accompagnamento alle denunce
Luigi Ferrucci, presidente nazionale della fai, ha scelto Napoli e la sede della regione per spiegare l’importanza di questa iniziativa. Ha ricordato come la fai lavori dal 1990, con sede originaria a Capo d’Orlando, e che nessuno di coloro che ha aderito alla rete antiracket è stato mai minacciato dopo aver denunciato. Questo dato testimonia la solidità del metodo basato sulla protezione collettiva.
Ferrucci sottolinea “bisogna denunciare il racket in ragionevole sicurezza, senza restare pericolosamente da soli”. Ogni denuncia viene supportata da un accompagnamento continuo, fisico e legale, assicurando che chi decide di uscire allo scoperto trovi una rete di colleghi e strumenti concreti. È un impegno che fa la differenza, anche in tribunale, per ridurre la paura e rafforzare la posizione dell’imprenditore coraggioso.
Come funziona lo sportello fai: esperienze, sostegno e assistenza concreta
Dietro lo sportello fai non ci sono solo operatori occasionali ma persone che hanno vissuto direttamente la minaccia di estorsione. Ferrucci stesso, testimone di giustizia, parla di esperienze personali e di colleghi che hanno denunciato e che ora vogliono aiutare altri a fare lo stesso passo. La forza di questo gruppo sta nella condivisione di queste storie vissute, che danno credibilità e sostegno reale.
Lo sportello offre assistenza in ogni fase della denuncia. Non si limita a ricevere segnalazioni ma accompagna fisicamente chi deve andare in questura o in caserma, fornisce supporto legale gratuito e tutela anche in tribunale. Questo percorso elimina l’isolamento e contrasta il messaggio intimidatorio dei mafiosi che si presentano sempre “in tanti” per spaventare. Anche la fai opera come una rete, con la stessa forza collettiva.
Ferrucci precisa che la richiesta è semplice: garantire il diritto costituzionale di esercitare l’attività imprenditoriale senza subire violenze o minacce. Il lavoro della fai punta a far sì che chi denuncia possa poi tornare a operare senza subire ripercussioni negative, anzi magari riprendendo con maggior coraggio il proprio mestiere.
La campagna fai al via da napoli con manifesti che raccontano storie di denuncia
Napoli ospita il lancio della nuova campagna fai a partire dall’1 luglio. Sedici grandi manifesti 6×3 metri saranno affissi in punti strategici della città. Ognuno riporta il nome di persone che hanno deciso di rompere il muro del silenzio denunciando i loro estorsori. A fianco, volti di attori rappresentano simbolicamente vicinanza e solidarietà. Il messaggio ben visibile “Insieme contro racket e usura con la fai al fianco Luigi ce l’ha fatta” dà un volto concreto e positivo alla lotta antiracket.
La scelta dei nomi di battesimo aiuta anche ad umanizzare la campagna, mostrando che dietro la denuncia ci sono persone reali, con storie vissute e coraggio concreto. L’impatto visivo punta quindi a superare la paura e a far sentire chi subisce una rete di protezione e sostegno, elementi spesso mancanti in questi casi.
La diffusione della campagna e gli strumenti social per incoraggiare le denunce
Dopo Napoli, la campagna si estenderà gradualmente in altre città capoluogo della Campania, ma anche in centri più piccoli come Giugliano. Oltre ai manifesti, sarà attivata una serie di iniziative digitali pensate per coinvolgere un pubblico più vasto. Sui social network, attraverso post e video, si inviterà chi si trova in difficoltà a contattare direttamente la fai, fornendo un numero telefonico dedicato .
In parallelo, sarà prodotto uno spot che sarà trasmesso sui videometri nelle piazze e nei luoghi ad alto passaggio, ampliando ulteriormente la copertura della campagna. L’azione sulle piattaforme digitali risponde alla necessità di raggiungere anche le fasce di popolazione più giovani e di abbattere la barriera dell’isolamento, molto presente tra le vittime di estorsione e usura.