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Pm di roma e napoli affidano accertamenti tecnici sulla vicenda paragon a polizia postale e consulenti

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L’indagine aperta sulle presunte attività di spionaggio informatico legate al caso Paragon ha raggiunto una nuova fase. I pm delle procure di Roma e Napoli hanno formalmente affidato alla polizia postale e a esperti esterni il compito di condurre accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici di sette persone coinvolte come parti lese. Tra questi figurano figure pubbliche come il fondatore di Dagospia, Roberto d’Agostino, e alcuni giornalisti. L’intento è individuare elementi concreti che confermino l’utilizzo di uno spyware attraverso l’analisi dettagliata dei dispositivi mobili.

I soggetti coinvolti e i dispositivi sottoposti ad accertamenti

Tra gli interessati all’attività di accertamento compaiono sette persone che avrebbero subito intrusioni nei propri sistemi di comunicazione. Il gruppo include Roberto d’Agostino, noto fondatore del sito Dagospia, e giornalisti di rilievo come Eva Vlaardingerbroek, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino. A loro si aggiungono attivisti appartenenti all’organizzazione Mediterranea Saving Humans, nello specifico Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari. I dispositivi in loro uso saranno oggetto di approfonditi esami tecnici volti a individuare tracce di software malevoli.

Gli accertamenti si svolgeranno nei prossimi mesi, e le autorità hanno indicato che saranno conclusi entro l’autunno. L’obbiettivo è svolgere tutte le operazioni tecniche in modo da preservare l’integrità delle prove, evitando ogni rischio di alterazione o perdita di dati durante gli interventi. L’intervento di consulenti esterni è ritenuto essenziale per disporre delle competenze specifiche necessarie ad individuare segnali molto sottili e nascosti all’interno dei sistemi dei telefoni analizzati.

Le violazioni al centro dell’inchiesta e il quadro normativo

L’indagine mette a fuoco presunti reati legati all’accesso illegale a sistemi informatici e a intercettazioni illecite. Al momento, le accuse riguardano soggetti non ancora identificati, indagati per varie violazioni del codice penale. Tra queste spiccano l’accesso abusivo a sistemi protetti e illeciti riferiti all’articolo 617 del codice penale, che disciplina le intercettazioni e l’installazione di apparecchiature atte a captare comunicazioni senza autorizzazione.

Il testo di legge contempla sanzioni per chiunque interrompa, impedisca o intercetti comunicazioni telefoniche o telegrafiche in modo illegale e per chi installi apparecchiature senza permesso allo scopo di controllare conversazioni private. Questi fattori hanno spinto le procure di Roma e Napoli a muovere passi concreti affidando verifiche tecniche che possano fornire elementi di prova oggettivi. Gli elementi raccolti saranno decisivi per chiarire dinamiche e responsabilità all’interno di un quadro complesso che riguarda sia la sfera personale sia la sicurezza delle comunicazioni digitali.

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Le modalità di accertamento sul campo e le tempistiche previste

I controlli tecnici saranno condotti con strumenti e metodi riconosciuti dalla giustizia come idonei a preservare la validità delle prove raccolte. La polizia postale è incaricata di utilizzare software e procedure che garantiscano l’inviolabilità della catena di custodia delle prove digitali. Saranno eseguite analisi approfondite per evidenziare la presenza di codici o identificatori specifici attribuibili a programmi spyware installati senza consenso.

Il lavoro richiederà tempo e precisione. Gli esperti passeranno al setaccio ogni elemento dei dispositivi mobili per rintracciare un codice alfanumerico o altre tracce che possano ricondurre direttamente al software malevolo. La data limite indicata dalle autorità prevede la consegna di un rapporto dettagliato entro la stagione autunnale del 2025, che sarà utile per orientare i prossimi passi giudiziari. Questi approfondimenti rappresentano un tassello necessario per mettere a fuoco la natura e l’estensione del fenomeno spionistico al quale sono stati esposti i soggetti coinvolti.

In questa fase, le procure hanno mantenuto riserbo sulle dinamiche investigative oltre al perimetro delle persone coinvolte, concentrandosi sull’importanza di agire tempestivamente prima che eventuali prove possano essere cancellate o compromesse. Ogni elemento raccolto contribuirà a fornire agli inquirenti la base necessaria per eventualmente esaminare nuovi indagati o orientare richieste di altre attività investigative sulle eventuali reti che hanno permesso l’accesso illecito ai dispositivi.

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