Nel febbraio scorso a Pompei due furti in auto hanno scosso la tranquillità della città. In pochi giorni, un uomo è stato individuato e arrestato dagli agenti del commissariato locale, dopo indagini accurate. Le accuse riguardano il furto aggravato in entrambe le occasioni, con un particolare dispositivo elettronico usato per forzare le chiusure automatiche delle vetture.
Dettagli dei furti commessi a pompei a febbraio
Il primo episodio si è verificato il 21 febbraio, quando il sospettato ha trafugato due zaini, due computer portatili e un portafogli da un’automobile parcheggiata in strada. Dalle ricostruzioni fatte dagli investigatori, l’uomo ha forzato la chiusura centralizzata del veicolo per accedere all’interno senza lasciare segni evidenti sul vetro o telaio. I furti in auto di questo tipo sono frequenti in alcune aree urbane, ma la rapidità con cui sono accaduti entrambi gli episodi ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine.
Il secondo furto è avvenuto il 24 febbraio, a soli tre giorni dal primo. In questa occasione, grazie a un dispositivo elettronico definito “jammer” installato su una propria vettura, il sospettato ha provato a neutralizzare la chiusura automatica di un’altra auto ferma in strada. Il jammer blocca infatti i segnali radio inviati dai telecomandi delle automobili, permettendo di aprire senza autorizzazione porte e finestrini. Gli agenti del commissariato di Pompei sono però intervenuti in tempo, impedendo il furto.
Il ruolo del jammer e l’intervento della polizia per interrompere il furto
L’uso del jammer rappresenta una tecnica criminale avanzata, che aumenta la facilità con cui si possono forzare le serrature elettroniche delle automobili parcheggiate. Il dispositivo funziona bloccando temporaneamente le frequenze radio sulle quali operano i telecomandi, annullandone il segnale e impedendo la chiusura delle porte. Chi lo usa può approfittare di questo effetto per entrare senza danneggiare fisicamente il veicolo e senza essere subito scoperto.
Nel caso del 24 febbraio, le autorità sono riuscite a fermare il ladro proprio mentre tentava il colpo, a seguito di una segnalazione o di un controllo mirato nelle zone dove erano stati segnalati precedenti episodi. L’intervento tempestivo ha portato all’identificazione del sospettato, che già era sotto osservazione per analoghi reati; l’uso del jammer è stato un elemento chiave per collegare questo secondo tentativo al medesimo autore.
Le indagini, l’arresto e la custodia in carcere a napoli
Dopo il blocco del secondo tentativo di furto, la polizia ha approfondito le indagini sul caso. Attraverso verifiche, testimonianze e analisi delle immagini di videosorveglianza, gli agenti del commissariato di Pompei hanno individuato e ricostruito l’intera attività criminale attribuendo con certezza i due furti alla stessa persona.
Il gip di Torre Annunziata ha quindi emesso un’ordinanza di misura cautelare su richiesta della procura locale, riconoscendo il fumus del reato e il pericolo che il sospettato potesse ripetere episodi simili. L’uomo è stato arrestato e trasferito nel carcere napoletano di Poggioreale a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Le autorità hanno ribadito l’importanza dell’attenzione costante ai fenomeni di microcriminalità in città per prevenire ulteriori furti e garantire la sicurezza ai cittadini. I casi di Pompei di febbraio rappresentano un campanello d’allarme, specie quando accanto a metodi tradizionali si affiancano dispositivi tecnologici per facilitare i crimini.
“L’uso di dispositivi come il jammer complica notevolmente il lavoro delle forze dell’ordine e rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza urbana,” hanno commentato gli investigatori.