Un complesso intreccio criminale ha preso forma tra Roma e la Sicilia con un obiettivo preciso: piegare un imprenditore edile attraverso minacce e violenze per ottenere immobili e denaro. La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha coordinato l’operazione “Assedio” che ha consentito di fermare nove persone coinvolte in questo sistema coercitivo. L’inchiesta mette in luce come due gruppi criminali, uno romano e uno siciliano, abbiano lavorato insieme per intimidire un imprenditore di Pomezia.
I protagonisti e le misure cautelari disposte dalla dda
Le forze dell’ordine hanno eseguito nove misure cautelari – tra arresti e obblighi di firma – su ordine della DDA di Roma. Gli indagati vanno dai 58 agli 86 anni e comprendono figure legate alla Banda della Magliana e alla mafia siciliana. Tra loro spiccano Antonio Nicoletti, figlio di Enrico Nicoletti già noto nelle cronache legate alla Banda della Magliana, e Pasquale Lombardi, conosciuto per legami con clan siciliani. Alcuni sono finiti agli arresti domiciliari, altri hanno l’obbligo di firma sul territorio.
Questi soggetti sono accusati di aver costretto l’imprenditore Emanuele Rossi, proprietario della Rossi Costruzioni Edili, a cedere tre appartamenti situati in un complesso di via del Mare a Pomezia con un prezzo molto inferiore a quello di mercato, stimato intorno ai 300mila euro. La rete criminale non si sarebbe limitata agli immobili, ma avrebbe imposto anche sponsorizzazioni sportive con somme rilevanti, 30mila euro per l’ASD Unifortitudo Basket Pomezia e 70mila euro per l’Unipomezia Calcio a Cinque.
Le minacce e le pressioni su emanuelle rossi
L’indagine parte da un contratto immobiliare firmato nel 2016 tra Rossi, Bruno Rea e il defunto Ezio Pascucci. Dopo un contenzioso per mancati pagamenti, alcuni degli indagati avrebbero iniziato a minacciare Rossi, usando formule pesanti che includevano avvertimenti circa la sicurezza dei suoi familiari. Nel 2019 il livello di intimidazione è passato a un atto violento, con un attentato al cantiere di Rossi attraverso colpi d’arma da fuoco che hanno causato danni evidenti, segnale chiaro di un avvertimento nel mondo della criminalità.
Tra il 2018 e il 2021 la pressione si è intensificata con l’ingresso nel gruppo di altri esponenti criminali pronti a recuperare un presunto investimento da 600mila euro fatto da Pascucci in passato. Le minacce sono state ripetute più volte e alcuni membri si sono presentati vantando la loro esperienza e i legami con organizzazioni storiche come Cosa Nostra. “Questo ha aumentato la paura e la pressione su Rossi di accettare le richieste imposte.”
Legami tra criminalità romana e mafia siciliana nella rete estorsiva
Il caso mostra come due strutture criminali provenienti da regioni diverse abbiano unito le forze per gestire un sistema estorsivo coerente. Da una parte il gruppo romano con membri eclatanti della Banda della Magliana, dall’altra la mafia siciliana con riferimenti al clan Santapaola-Ercolano di Catania. La collaborazione ha permesso di agire con violenza ed efficacia su un imprenditore nel Lazio, che si è trovato intrappolato tra pressioni, intimidazioni e richieste economiche.
Un ruolo di rilievo lo ha avuto Pasquale Lombardi, già noto per inchieste su clan siciliani, e Tony Nicoletti, entrambi presentati come garanti della cosiddetta “protezione” verso l’imprenditore, che, di fatto, avrebbe dovuto rivolgersi a loro per evitare conseguenze più gravi. L’ex agente Valter Valle, diventato poi responsabile di una società di vigilanza privata, avrebbe dato un ulteriore peso alle pressioni, esortando l’imprenditore a cedere alle richieste e finanziare eventi sportivi molto cari a Nicoletti.
Il valore delle indagini e le prove raccolte dalla dia
Le indagini della Direzione Investigativa Antimafia sono partite nel 2018 e sono state consolidate con le denunce di Emanuele Rossi. Negli anni sono stati raccolti elementi concreti che dimostrano la presenza di un metodo estorsivo strutturato e continuativo, con episodi di danneggiamento e intimidazione, fino all’intestazione fittizia di alcuni beni. Questi accertamenti hanno inciso anche sul tessuto amministrativo locale, in quanto legati al filone che ha portato al commissariamento del Comune di Aprilia.
Il materiale investigativo ha permesso di mettere insieme i tasselli di un disegno criminale dove due gruppi hanno agito in modo complementare, coordinando richieste estorsive collegate a operazioni immobiliari, finanziamenti forzati e minacce fisiche. L’inchiesta resta aperta ma ha già illuminato passaggi difficili, riportando alla luce dinamiche che nel Lazio e nel Sud continuano a minacciare chi lavora onestamente.