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Processo sogno inglese a roma: traffico di documenti falsi per l’immigrazione clandestina verso il regno unito in fase conclusiva

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L’iter giudiziario noto come «sogno inglese», che riguarda un vasto traffico di documenti falsi per facilitare l’immigrazione clandestina nel Regno Unito, si avvicina alla sentenza finale. A roma, davanti alla corte d’assise, si sono svolte le ultime udienze che hanno visto le arringhe delle difese e la richiesta di pene pesanti da parte della pubblica accusa. Il processo coinvolge 57 imputati, molti dei quali provenienti dai comuni della provincia di latina. I fatti contestati risalgono al 2012, con un sistema criminale organizzato che ha permesso a cittadini principalmente di origine romena e albanese di entrare illegalmente nel regno unito usando documenti falsificati.

I passaggi finali del processo e le prossime udienze a roma

Dopo una lunga fase istruttoria e l’esame di numerose prove, il processo «sogno inglese» è ormai vicino alla conclusione. A luglio è prevista un’udienza dedicata all’arringa del difensore di uno degli imputati. Poi, a settembre, con le repliche e la camera di consiglio si arriverà alla lettura del dispositivo, ovvero la sentenza vera e propria. Queste ultime fasi coincidono con l’aumento della tensione processuale e l’attesa di una decisione che potrebbe portare a pene rilevanti.

Udienze e arringhe davanti al tribunale di roma

Dalle ultime udienze, davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Paola Roja, sono state illustrate le difese della maggior parte degli imputati. Questi hanno chiesto l’assoluzione, tentando di demolire le accuse mosse dal pubblico ministero Pietro Pollidori. L’accusa ha invece ribadito la richiesta di condanne che vanno dai 7 ai 15 anni per i diversi ruoli ricoperti all’interno dell’organizzazione. In tribunale, le arringhe delle difese si sono focalizzate sul confutare le prove e sulle modalità con cui gli strumenti utilizzati per supportare l’immigrazione illegale sono stati acquisiti, ma il pm ha replicato con riscontri precisi.

Struttura e meccanismi dell’organizzazione: i due filoni dell’accusa

Il procedimento giudiziario divide gli imputati in due gruppi principali. Da una parte, c’è chi aveva il compito di fornire o cedere i documenti falsi, necessari per superare i controlli di frontiera. Dall’altra, gli organizzatori, cioè chi pianificava e gestiva le operazioni illecite. Nel complesso sono 57 gli accusati, la maggior parte risiede in province del lazio come latina, aprilia, ardea, velletri, nettuno.

L’indagine è partita da episodi iniziali già nel 2012, quando circolavano documenti di identità contraffatti in favore soprattutto di cittadini di origine romena e albanese. Il gruppo criminale si basava su un sistema consolidato per trasferire quei documenti, utilizzati poi per raggiungere il regno unito. La pubblica accusa contesta in particolare l’associazione per delinquere finalizzata a «favorire l’immigrazione clandestina».

Divisione degli imputati e ruoli

Gli imputati sono quindi suddivisi in chi forniva i documenti e chi organizzava il traffico, riflettendo le diverse funzioni all’interno del sistema criminale.

I dettagli dell’accusa: viaggi, carte d’identità e falsità amministrative

Secondo quanto ricostruito dal pm di roma Tiziana Cugini, gran parte delle prove si fondano su un meccanismo di falsificazione e uso di carte d’identità italiane rubate o contraffatte. Queste carte erano intestate a persone residenti in italia, che avevano denunciato il furto dei documenti originali. I cittadini albanesi e romeni riuscivano quindi a entrare in territorio britannico con false identità.

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L’organizzazione si occupava anche di tutte le fasi connesse alla partenza: dalla vendita del biglietto aereo, fino al trasferimento effettivo e all’assistenza durante il viaggio. In almeno un caso si è provato a sfuggire ai controlli con un itinerario via roma e belgrado, per poi raggiungere l’irlanda. I promotori dell’organizzazione sono accusati di aver coperto ogni dettaglio, offrendo un supporto completo tra italia e regno unito.

Primo indizio in aeroporto di fiumicino

L’inchiesta ha preso il via da un controllo all’aeroporto di fiumicino, quando una donna di origine albanese è stata fermata con documenti falsi. Gli investigatori hanno così risalito all’agenzia di viaggi a roma dove erano stati acquistati i biglietti. Per mesi gli agenti hanno seguito gli spostamenti degli indagati, spesso fingendo di essere viaggiatori interessati.

Casi specifici e ricostruzioni operative: un viaggio bloccato a londra

Tra gli accertamenti emersi nel corso delle indagini ci sono dettagli sul ruolo di alcune persone incaricate di accompagnare i cittadini stranieri fino a destinazione nel regno unito. Due soggetti, tra cui un residente di latina, avevano la responsabilità di accompagnare personalmente i migranti fino a londra luton.

Nel 2013 un episodio ha mostrato le debolezze dell’organizzazione: un uomo albanese è stato respinto all’aeroporto di londra stansted perché gli agenti hanno scoperto che la sua carta d’identità italiana era contraffatta. Quel documento risultava intestato a un cittadino romano di 38 anni che aveva denunciato il furto della sua carta. Questo caso ha confermato la modalità di falsificazione e la vendita dei documenti rubati o falsi, diventando una prova importante nel processo che sta per arrivare alla conclusione.

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