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Studio biome-endo a negrar analizza il ruolo del microbiota nella patogenesi dell’endometriosi e raccoglie dati su 2000 donne

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L’attenzione delle ricerche mediche sull’endometriosi sta via via concentrandosi sul legame tra questa patologia e il microbiota, considerato un possibile fattore chiave nella sua evoluzione e nei sintomi che provoca. L’endometriosi è una malattia complessa, che coinvolge sia il sistema immunitario sia il metabolismo degli estrogeni, e recenti studi puntano a capire come i diversi tipi di microbioma femminile possano influenzarne la gravità e il decorso. Un nuovo progetto di ricerca prende le mosse proprio da questi presupposti, con l’obiettivo di osservare e comparare microcosmi vaginali, cervicali e intestinali nelle donne affette da endometriosi.

Il legame tra microbiota e endometriosi: un campo in espansione

Nell’ultimo quinquennio la ricerca ha moltiplicato le evidenze che collegano il microbiota a molte condizioni infiammatorie e disfunzioni ormonali, e l’endometriosi rientra chiaramente in questo quadro. Questa patologia richiede una particolare attenzione perché dipende in gran parte dagli estrogeni e comporta una risposta immunitaria alterata. Il microbiota, infatti, non si limita a colonizzare alcune zone del corpo ma svolge ruoli fondamentali nel modulare l’immunità e metabolizzare gli ormoni, come gli estrogeni, coinvolti direttamente nella crescita e nel mantenimento delle lesioni endometriosiche.

Il progetto “Biome-Endo”, avviato dall’unità operativa di ginecologia e ostetricia dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella in collaborazione con Wellmicro di Named Group, si focalizza proprio sull’analisi comparata dei microbiomi vaginali, cervicali e rettali nelle donne con endometriosi. Lo studio si propone di capire se e come i microrganismi presenti in queste sedi cambino in funzione della presenza e della gravità della malattia, ipotizzando quindi un ruolo prognostico e predittivo del microbiota, che potrebbe orientare le strategie cliniche per la gestione della malattia.

Obiettivi e metodologia dello studio biome-endo

Lo scopo principale di “Biome-Endo” è raccogliere dati metagenomici dettagliati dal microbiota di tre distinti distretti anatomici femminili: la vagina, la cervice uterina e l’intestino. Il confronto con soggetti sani o con altre patologie benigne permetterà di identificare differenze strutturali e funzionali tra i microbiomi e di capire quali specifici ceppi o gruppi di microrganismi siano associati alle varie forme di endometriosi: ovarica, peritoneale o profonda.

Il disegno prospettico dello studio prevede il reclutamento di circa 2.000 donne candidate a intervento chirurgico per patologie ginecologiche benigne, di cui almeno metà affette da endometriosi diagnosticata con metodi ecografici o chirurgici. Queste donne saranno sottoposte a raccolta di tamponi vaginali, cervicali e rettali nelle fasi preoperatorie. Inoltre, in caso di isteroscopia, sarà prelevato un campione endometriale per l’analisi del microbioma specifico.

La tecnica di sequenziamento sarà quella Shotgun metagenomica, sviluppata e applicata da Wellmicro, che consente di analizzare direttamente e con alta risoluzione la totalità del DNA microbico presente nei campioni. I risultati, corredati da dati clinici, ecografici e chirurgici, saranno sottoposti a un’analisi bioinformatica e statistica per identificare correlazioni e possibili biomarcatori legati alla severità della malattia e a diversi sintomi.

L’endometriosi in italia: impatto e aspetti clinici principali

In Italia l’endometriosi interessa circa tre milioni di donne, dato che riflette una proporzione di circa il 10% della popolazione femminile in età fertile. È una malattia infiammatoria cronica che coinvolge tessuto simile all’endometrio che cresce in sedi anomale come ovaie, peritoneo, tube di Falloppio, retto e vescica. Queste sedi ectopiche causano dolore e complicanze che limitano fortemente la qualità di vita delle pazienti.

Il sintomo più evidente è il dolore, che si manifesta in modo variabile a seconda delle sedi colpite. La dismenorrea è presente nella maggior parte dei casi, così come il dolore nei rapporti sessuali e in alcune funzioni fisiologiche come defecazione e minzione. In alcuni casi però la malattia non presenta sintomi evidenti fino a quando non provoca danni più gravi ad organi vicini, come rene o intestino.

La difficoltà clinica consiste spesso nel riconoscere tempestivamente la malattia e nella valutazione della sua severità, per evitare interventi tardivi o trattamenti inadeguati. Qui entra in gioco il nuovo approccio che considera il microbioma come possibile indicatore precoce o predittivo dell’andamento clinico.

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Il ruolo del microbioma e le possibili implicazioni cliniche

Il microbioma intestinale è un ecosistema ricco, contenente oltre 3,3 milioni di geni microbici, una quantità che surclassa ampiamente i 23.000 geni umani. La sua influenza sulla salute si estende ben oltre la sola digestione e include l’interazione con il sistema nervoso viscerale e altri microbiomi corporei, quello vaginale, vescicale e uterino inclusi.

Quando il microbiota è in equilibrio, detto “eubiosi”, contribuisce a mantenere l’organismo stabile e resistente alle malattie. Se invece si verifica uno squilibrio, o “disbiosi”, possono avere origine o aggravarsi diverse patologie, soprattutto se la disbiosi è prolungata nel tempo. Studi preliminari indicano che stanze microbiche alterate nei vari distretti possono accrescere la progressione dell’endometriosi e aumentare la percezione del dolore.

Partecipare a studi che mirano a circoscrivere questi fenomeni aiuta a definire nuovi strumenti diagnostici e terapeutici, soprattutto in una malattia che ha un forte impatto doloroso e invalidante. Il confronto tra microbiomi, sintomi e caratteristiche cliniche potrebbe indicare nuovi percorsi per trattamenti personalizzati e monitoraggi più precisi.

Come sarà condotto il reclutamento e il monitoraggio delle pazienti

I ricercatori a Negrar selezioneranno donne sopra i 18 anni che per sospetta patologia ginecologica benigna si salvano come candidate a un intervento chirurgico. Saranno divise in due gruppi: le pazienti con diagnosi di endometriosi e donne con altre diagnosi come fibromi, polipi uterini o prolassi.

Prima dell’operazione verranno raccolti dati clinici dettagliati, tra cui storia medica, esami fisici e ecografici, questionari sulla funzionalità degli organi pelvici. A seconda della pratica clinica, si prenderanno anche campioni di tessuto endometriale tramite isteroscopia. I tamponi vaginali, cervicali e rettali saranno prelevati con protocolli standard per preservare le caratteristiche del microbioma.

Lo studio includerà un’analisi ad interim dopo i primi 300 casi, per valutare i risultati preliminari e aggiustare, se necessario, il disegno o le ipotesi di lavoro. L’estrazione del DNA microbico e le successive analisi dettagliate permetteranno di studiare le differenze tra i gruppi, con l’auspicio di isolare indicatori specifici associati alla malattia e ai suoi sintomi.

La ricerca si svolgerà nell’arco di due anni e coinvolgerà un ampio campione rappresentativo, con l’obiettivo di costruire basi solide per indirizzare future strategie di diagnosi e cura dell’endometriosi.

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