Nel cuore della ciociaria, tre esemplari di cervone hanno ripreso la strada verso la libertà dopo essere stati salvati da una fine inevitabile a fine novembre 2024. I carabinieri forestali insieme al veterinario specializzato in rettili hanno fatto tornare i serpenti nel loro ambiente d’origine, uno scenario che offre uno spaccato importante sul rapporto tra animali selvatici e territorio.
Era la fine di novembre quando i carabinieri forestali di Atina hanno trovato tre grandi esemplari di cervone in una cisterna, incapaci di uscire e a rischio di morte certa. A quel punto, con il sostegno dei vigili del fuoco, è scattato un intervento decisivo. I serpenti, una volta recuperati, sono stati affidati alle cure del dottor Maurizio d’Amico, veterinario di Castel di Sangro noto per la sua esperienza con i rettili, soprannominato “il dottore dei serpenti”. Durante l’operazione è emersa la differenza tra animali lasciati al loro destino e serpenti che possono tornare a vivere se intercettati in tempo. La cisterna avrebbe rappresentato per i cervoni una trappola fatale. Dopo il recupero, i serpenti sono stati messi sotto stretto controllo veterinario, nutriti e curati, per riportarli in condizioni ottimali.
Il cervone, conosciuto scientificamente come Elaphe quatuorlineata, è il serpente più lungo presente in Italia, può raggiungere oltre due metri e mezzo di lunghezza. Nonostante le dimensioni imponenti, il cervone è del tutto innocuo per l’uomo: non possiede veleno e raramente morde. È noto soprattutto per il soffio potente che emette come meccanismo di difesa. Questo rettile svolge una funzione importante nell’agricoltura e nell’ecosistema: si nutre di topi, ratti e piccoli uccelli, contribuendo a mantenere un equilibrio naturale e a contenere le specie dannose per le coltivazioni. La presenza del cervone è quindi un segnale positivo per la salute ambientale. Nelle aree dove vive, la sua attività permette di ridurre la pressione dei roditori, senza ricorrere a metodi artificiali o chimici.
Nei giorni scorsi, in un’operazione coordinata tra i carabinieri forestali di Atina e il dottor d’Amico, i tre cervoni sono stati liberati in un luogo adatto alla loro specie. La scena ha catturato l’attenzione degli operatori per il comportamento vivace e particolarmente attivo dei rettili subito dopo la liberazione. Normale non è, dato che questi serpenti tendono a nascondersi e muoversi poco quando sono in libertà. Il fatto che sembrassero riconoscere l’odore della terra in cui sono nati è stato interpretato come un segno del legame forte che anche queste creature hanno con il loro habitat. Questo dettaglio ha rafforzato l’idea che restituire alla natura animali salvati non sia solo gesto di tutela ma un ritorno a un mondo a cui appartengono. La terra, i profumi, ma anche i rifugi e i percorsi interni al territorio rappresentano per loro elementi fondamentali per la sopravvivenza.
Questa storia testimonia il lavoro quotidiano dei carabinieri forestali impegnati nella protezione della fauna e degli ambienti naturali. La loro presenza sul territorio si traduce in operazioni capaci di salvare vite animali e preservare la biodiversità. Il ritrovamento dei serpenti imprigionati e le successive cure fornite hanno evitato la perdita di esemplari preziosi per l’ecosistema locale. La liberazione dei cervoni sottolinea l’importanza di interventi tempestivi su specie selvatiche in difficoltà. Le attività di controllo e recupero, coordinate con esperti e istituzioni, creano un ponte tra uomo e natura che permette di mantenere integri ambienti spesso minacciati dall’espansione urbana o dalle attività umane. Il caso dei cervoni in ciociaria si aggiunge ad altre storie in cui l’azione dei carabinieri forestali dimostra quanto il rispetto e la cura per la vita selvatica sia cruciale per tenere vivi gli equilibri della natura.
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