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A roma il corteo nazionale contro la guerra e per la palestina tra slogan e cartelloni contro il governo

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Una manifestazione con un forte segnale politico ha animato le strade di roma, radunando diverse organizzazioni e movimenti schierati contro la guerra e a sostegno della causa palestinese. Il raduno è partito da piazza vittorio, quartiere centrale della capitale, con uomini e donne che hanno portato cartelloni, striscioni e urlato slogan contro il riarmo e le politiche di diversi leader italiani ed europei. Il clima tra i partecipanti è stato di forte tensione, con richiami chiari all’opposizione verso gli attuali assetti politici e militari europei. La protesta è stata promossa da un ampio fronte di realtà sociali e politiche e ha colto l’occasione per differenziarsi da un’altra manifestazione che si teneva a poca distanza, organizzata dalla piattaforma Stop Rearm Europe, suscitando dibattito e confronto tra diverse visioni sul conflitto in corso.

Il significato della manifestazione e i gruppi promotori

Il corteo nazionale ha visto la presenza attiva di movimenti come Potere al Popolo, Usb, Cambiare Rotta e soprattutto del movimento degli studenti palestinesi e dell’Associazione dei palestinesi in Italia. Questi ultimi hanno assunto un ruolo di guida durante l’intera iniziativa, con dichiarazioni ferme e nette sull’identità dello Stato israeliano e sul ruolo dell’italia e dell’europa nel conflitto mediorientale. Le parole rivolte al pubblico e alla stampa hanno definito Israele come uno “stato coloniale, genocida e terrorista”, parole dure che condizionano molta parte degli interventi e della narrativa del corteo.

Partecipanti e organizzatori hanno espresso una chiara critica verso le politiche del governo italiano, in particolare contro il presidente del consiglio Giorgia Meloni, ritenuto responsabile di aver appoggiato guerre e logiche militari contrarie agli interessi di pace. L’attenzione si è spostata anche sull’Europa, rappresentata nella persona di Ursula von der Leyen, spesso citata nei cartelloni e contestata dalle frange più radicali del protesto per la sua posizione sul finanziamento delle operazioni militari dell’Unione europea.

I cartelloni e gli slogan del corteo

Il corteo si è distinto per l’uso di cartelloni con immagini dirette e slogan che non hanno lasciato spazio a interpretazioni ambigue. Tra i simboli più diffusi, grandi cartonati che raffiguravano Ursula von der Leyen e Elly Schlein vestite da soldatesse, un’immagine provocatoria pensata per sottolineare il ruolo che diversi leader politici occidentali giocano nel sostenere la stessa macchina bellica. Non sono mancati gli striscioni con volti di altri esponenti politici italiani, da Mario Draghi a Matteo Salvini, da Giuseppe Conte a Antonio Tajani, fino a Enrico Letta e Matteo Renzi. Su questi spiccava la scritta “nessuna delega a chi ha votato per la guerra”, un messaggio che ha incorniciato la protesta in una generale sfiducia nei confronti di chi governa o ha governato.

Cori e messaggi sonori contro la guerra

Le note di “Bella ciao” sono risuonate lungo le vie percorse dal corteo, diventando un sottofondo musicale emblematico di lotta e resistenza, usato per rimarcare il carattere della protesta contro il riarmo e per la pace. I cori e le frasi scandite dai manifestanti hanno sempre mantenuto un linguaggio diretto e pungente, affrontando apertamente i temi del genocidio, del colonialismo e dei finanziamenti militari.

Anche la presenza di cartelli ironici e critici verso l’altra manifestazione in corso, quella di Stop Rearm Europe, è stata una nota rilevante. Alcuni manifestanti hanno spiegato la loro scelta dicendo che il punto di raccolta in porta san paolo era un modo per sottolineare la distanza politica e programmatica tra le due iniziative. Quelle parole scritte sui cartelli hanno messo in luce un clima di divisione tra gruppi che pure condividono un tema di fondo: la contrarietà alla guerra.

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Il contesto politico e sociale della protesta a roma

Il corteo si inserisce in un momento di forte tensione internazionale e nazionale, dove il dibattito sulla guerra e sugli armamenti è diventato centrale in ogni discussione pubblica e politica. La posizione ufficiale del governo Meloni è stata più volte criticata da queste realtà, che ritengono l’italia complice attiva di politiche di sostegno ai conflitti nel mondo. Le immagini e le parole utilizzate nel corteo vanno viste come espressione di un malcontento che va ben oltre la semplice contestazione: raccontano una visione del futuro dove non solo si chiede la pace ma si nega la legittimità di chi sostiene la guerra.

A roma, così, come in altre città europee, si moltiplicano queste manifestazioni, ciascuna con il proprio tono e la propria prospettiva. Anche se le piazze spesso si sovrappongono negli obiettivi generali, le differenze nelle strategie e nelle convinzioni politiche creano un quadro composito. Questo corteo, con il coinvolgimento diretto della comunità palestinese, ha voluto in particolare sottolineare aspetti legati a diritti umani e violenze storiche che alla guerra si intrecciano.

L’eco delle proteste si riflette anche nel dibattito pubblico e sui social, dove diverse posizioni sono state espresse a favore o contro le scelte fatte dal governo italiano e dai suoi partner europei. La presenza degli studenti è stata fondamentale per rendere la manifestazione un momento di confronto aperto e acceso, specie per quanto riguarda le nuove generazioni e il loro sguardo sul conflitto.

Il corteo è terminato senza incidenti rilevanti, anche se il messaggio lanciato dai partecipanti rimane pungente e diretto. Il richiamo alla fine delle guerre e al sostegno della Palestina resta un punto fermo nella protesta di questi giorni a roma, dove politica, storia e tensioni mondiali si sono ritrovate insieme in una piazza decisamente animata e partecipata.

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