La vicenda riguarda un medico che ha lavorato all’ospedale Dono Svizzero di Formia, vittima di una controversia con la asl di Latina per il mancato riconoscimento di ferie accumulate. Il giudice del lavoro di Cassino ha stabilito che l’azienda sanitaria dovrà versare una somma consistente per la mancata fruizione dei riposi, legati soprattutto al periodo dell’emergenza Covid. L’episodio mette in luce i risvolti concreti delle difficoltà organizzative affrontate dal personale sanitario durante la pandemia.
Il medico, rappresentato dall’avvocato Emilio Polidoro, ha avanzato una domanda di pagamento che supera i 63mila euro. La somma riguarda 234 giorni di ferie che non ha potuto usufruire fino al 2021. Il professionista ha contestato la mancata concessione dei riposi, accusando la asl di Latina di aver violato il suo diritto a godere di tale periodo. Il ricorso è stato presentato tramite decreto ingiuntivo, uno strumento giuridico usato per chiedere un pagamento che l’azienda sanitaria ha impugnato, sostenendo irregolarità nella notifica.
Il Tribunale di Cassino ha esaminato il caso attraverso il suo giudice del lavoro, Luigi Salvia, che ha valutato sia le modalità e i tempi della notifica ricevuta dall’azienda, sia il contesto lavorativo in cui si era venuto a trovare il medico. La difesa della asl ha puntato sulla presunta invalidità della comunicazione, volendo in questo modo evitare il pagamento delle somme richieste.
Il tribunale ha respinto le obiezioni mosse dalla asl, sottolineando che il decreto ingiuntivo era stato notificato correttamente al destinatario. A livello sostanziale, il giudice ha dato ragione al medico, spiegando che l’impossibilità di fruire delle ferie è stata causata dall’emergenza sanitaria Covid-19. In particolare, l’azienda non aveva dimostrato di aver avvisato o invitato il medico a prendere le ferie residue, diventate irrinunciabili nel periodo esaminato.
L’assenza di un intervento formale da parte della asl è stata interpretata come una mancanza di vigilanza nei confronti del personale sanitario. Il giudice ha così stabilito che la somma per le ferie accumulate deve essere liquidata integralmente al medico. A questa si aggiungono circa 5.300 euro che la asl dovrà versare come contributo per le spese legali sostenute dalla controparte.
La sentenza evidenzia un problema generalizzato vissuto dagli operatori sanitari durante la pandemia. Molti medici e infermieri hanno accumulato periodi di ferie senza poi poterli usufruire, a causa della pressante necessità di garantire assistenza nei momenti più critici. L’episodio di Formia dimostra come le aziende sanitarie debbano trovare soluzioni precise per monitorare e gestire le ferie residue, anche in situazioni di grave emergenza.
Non riconoscere o comunicare tempestivamente ai dipendenti la possibilità di fruire delle ferie può portare a contenziosi lunghi e a obblighi economici gravosi. L’esempio della asl di Latina potrebbe spingere altri medici e personale sanitario a verificare il diritto alle proprie retribuzioni relative alle ferie non godute. Dietro le cifre in gioco non ci sono solo questioni economiche ma anche aspetti legati al rispetto delle condizioni di lavoro e delle normative vigenti.
Tocca alle aziende sanitarie gestire con attenzione e trasparenza la situazione di ogni dipendente, per evitare questi casi. Anche in futuro, soprattutto in ambienti dove il lavoro assume ritmi intensi, il controllo sulle ferie e la comunicazione tempestiva rappresentano strumenti cruciali per tutelare i professionisti e prevenire contenziosi giudiziari.
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