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Assolto un padre di formia accusato di mancato versamento degli alimenti alla figlia minore

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Un uomo di 52 anni di formia è stato dichiarato innocente dal tribunale di cassino dall’accusa di non aver versato gli alimenti alla figlia minore, un obbligo previsto dopo la separazione dalla madre della bambina. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a tre mesi di reclusione, ma il giudice ha accolto la difesa che ha spiegato le ragioni dietro i mancati pagamenti.

Il procedimento giudiziario e la posizione della difesa

Il processo si è svolto davanti al giudice claudio principe, che ha valutato le argomentazioni portate dall’avvocato pasquale di gabriele, legale dell’imputato. Secondo la difesa, il padre non aveva mai volutamente evitato di pagare gli alimenti alla figlia. L’omissione dei versamenti è stata definita parziale e dovuta a una temporanea difficoltà economica, non a una volontà di eludere l’obbligo.

Il legale ha sottolineato che l’uomo, appena è stato possibile, ha versato una somma rilevante per coprire i pagamenti arretrati prima della conclusione del processo. Questo comportamento è stato ritenuto un segnale della volontà di adempiere agli obblighi famigliari, elemento importante su cui il giudice si è basato per l’assoluzione. Il pm invece aveva chiesto una pena detentiva, ritenendo insufficiente la giustificazione portata dall’imputato.

Il ruolo del giudice e la valutazione della condotta

Il giudice principe ha spiegato che per configurare il reato previsto dall’articolo 570 del codice penale, cioè il mancato versamento degli alimenti ai figli, non basta il semplice inadempimento economico. Nel caso esaminato, l’omissione era parziale e in parte colmata dalla somma versata, dunque non sono state riscontrate negligenza grave o volontà di sottrarsi all’obbligo.

Questa sentenza si fonda sul principio che la condotta deve mostrare un carattere intenzionale, totale o reiterato per configurare il reato. Le difficoltà transitorie che portano a pagamenti sospesi o non completi non possono di per sé costituire un reato penale. Si tratta quindi di una valutazione che protegge quei genitori che, pur con problemi economici reali, cercano di rispettare i propri doveri verso i figli.

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La reazione della difesa e l’importanza della decisione

L’avvocato di gabriele ha espresso soddisfazione per la sentenza, definendo il suo assistito come un padre che, nonostante le difficoltà economiche, non ha mai voluto sottrarsi agli impegni patrimoniali. La condanna avrebbe rappresentato una beffa, doversi trovare anche a fronteggiare una pena penale per un obbligo sempre cercato di rispettare.

La decisione del tribunale di cassino assume un significato più ampio perché stabilisce un criterio giuridico importante. In pratica, l’assenza totale e volontaria di contributi alimentari è ciò che può configurare un reato penale. Quando invece l’assenza è parziale e motivata da problemi concreti, la penalizzazione non può scattare automaticamente.

Un criterio giuridico rilevante per casi futuri

Questo distinguo è rilevante per futuri casi analoghi, perché conferma che la legge considera anche le situazioni personali ed economiche di chi deve versare gli alimenti. Un elemento sottile, ma molto rilevante ogni volta che si tratti di valutare comportamenti di genitori separati.

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