L’estate rappresenta più di un semplice periodo di vacanza o relax. Per molti lavoratori è un momento in cui si fermano, lasciano da parte il ritmo frenetico e si confrontano con bilanci personali e professionali. Queste riflessioni spesso emergono da uno stato di stanchezza accumulata e insoddisfazione sul lavoro, spingendo a porsi domande fondamentali sulla propria carriera e felicità. Il contesto italiano evidenzia un malessere diffuso che alimenta la voglia di cambiare, ma spesso le barriere interiori ostacolano ogni passo verso nuovi orizzonti.
Insoddisfazione professionale in italia: i dati che raccontano la crisi
Un’indagine recente di Great place to work, che ha coinvolto 25mila lavoratori in 19 paesi europei, mette l’Italia all’ultimo posto per la soddisfazione sul lavoro, con solo il 43% degli intervistati che si dichiara soddisfatto, contro una media europea del 59%. Su questo sfondo, la produttività appare compromessa e il malcontento diffuso. Un altro studio firmato Hays Italia e Serenis registra che il 62% dei lavoratori considererebbe un cambio di carriera, mentre oltre un quarto degli intervistati vorrebbe abbandonare tutto e ripartire da zero.
Questi dati evidenziano una diffusa crisi di motivazione e una crescente distanza tra le aspettative individuali e i contesti lavorativi. Molti si trovano a un bivio, spinti dal desiderio di una vita professionale più appagante e a misura d’uomo, ma bloccati da incertezze e paure interne che frenano il cambiamento.
L’auto-sabotaggio: la barriera invisibile tra desiderio e azione
Alessandro Da Col e Alessandro Pancia, fondatori di Accademia Crescita Personale – Meritidiesserefelice, spiegano che il vero ostacolo non sta solo nelle circostanze esterne, ma spesso dentro di noi. La tendenza all’auto-sabotaggio emerge soprattutto quando si prospettano occasioni di crescita. Questa dinamica si manifesta con pensieri e convinzioni limitanti che frenano la persona proprio nel momento in cui potrebbe dare il meglio.
L’auto-sabotaggio nasce da esperienze passate, modelli familiari, ambienti educativi e lavorativi, trasformandosi in un sistema di credenze interiorizzato che condiziona scelte e comportamenti. Identificare queste convinzioni è il primo passo. Gli esperti suggeriscono alcune domande chiave per osservare meglio le proprie aree di blocco: in quali ambiti si sente il peso delle limitazioni? Cosa si crede di sé in quelle situazioni? La credenza agisce da potenziamento o da vincolo?
Lavorare su questi aspetti permette di svelare i meccanismi mentali che lavorano silenziosi e che consumano energie, diventando un vero e proprio freno.
I sei ostacoli più frequenti che bloccano il cambiamento professionale
Nella quotidianità, questi sabotaggi prendono forme diverse. Da Col e Pancia individuano sei errori comuni che spesso finiscono per impedire la realizzazione personale e professionale.
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La procrastinazione: rimandare le azioni importanti per paura di sbagliare o di fallire.
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L’autostima bassa: sentirsi incapaci o insicuri nonostante le proprie capacità.
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Il rimpianto del passato: restare ancorati a una versione precedente di sé, senza accettare il cambiamento.
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La scusa del tempo: credere di non avere tempo, che copre la reale mancanza di priorità chiare.
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L’assenza di equilibrio: oscillare tra troppo lavoro o eccessivo distacco senza un centro stabile.
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L’influenza dell’ambiente: lasciarsi condizionare dal giudizio altrui e rinunciare alle proprie scelte.
Ognuno di questi ostacoli s’insinua nella routine e mina la fiducia necessaria per intraprendere nuove strade.
Strategie pratiche per superare l’auto-sabotaggio durante le vacanze
Concedersi una pausa estiva serve anche a creare un reset mentale e adottare metodi concreti per uscire dai meccanismi di auto-sabotaggio. Per Alessandro Da Col e Alessandro Pancia, non servono cambiamenti drastici, ma azioni piccole e costanti che iniziano a modificare la percezione e il comportamento.
Il primo esercizio proposto è rompere l’inerzia scegliendo un compito rimandato da tempo. Si deve definire un obiettivo chiaro legato a quell’attività e individuare una micro-azione che si possa compiere subito, in meno di 10 minuti. Impostare un timer aiuta a superare il blocco iniziale e la spinta ad evitare.
Il secondo esercizio riguarda la gestione del tempo: definire per ogni impegno in agenda l’obiettivo e lo stato d’animo desiderato, rinominando l’attività in modo più motivante, trasforma il calendario in uno strumento di orientamento e spinta.
Infine, il termometro emotivo da viaggio aiuta a conoscere sé stessi in una settimana. Prima di dormire si annotano le emozioni della giornata, cosa le ha scatenate, come si è reagito e cosa si è imparato. Questo esercizio incrementa la consapevolezza emotiva e permette di gestire meglio le reazioni quotidiane.
Questi strumenti vanno praticati per diventare leva di un cambiamento reale, ridisegnando il rapporto con sé e la propria professione. Le vacanze si rivelano così non solo un momento di distacco, ma di svolta.