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Dodici anni dopo la tragedia di Acqualonga, la memoria di 40 vittime sul viadotto Napoli-Canosa

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Il 28 luglio 2013 ha segnato uno degli incidenti più gravi della storia italiana sulle strade, con la tragedia di Acqualonga, lungo l’autostrada A16 tra Napoli e Canosa. Un autobus senza freni precipitò dal viadotto provocando la morte di 40 persone. Nonostante siano passati oltre dodici anni, il ricordo delle vittime resta vivido. La maggior parte dei passeggeri abitava a Pozzuoli e tornava da un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. La comunità di Monteforte Irpino, dove avvenne il disastro, continua a commemorare quell’evento con cerimonie dedicate ai familiari e ai cittadini coinvolti.

La tragedia di acqualonga: cosa è successo quel 28 luglio 2013

La mattina del 28 luglio 2013 l’autobus di linea con a bordo numerosi passeggeri partì da Pozzuoli, dopo una giornata trascorsa in visita ai luoghi di Padre Pio, il celebre frate cappuccino di San Giovanni Rotondo. Durante il tragitto, nel comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino, il mezzo perse i freni proprio sopra il viadotto dell’A16, causando una caduta fatale. Il veicolo precipitò da un’altezza considerevole, venendo distrutto dall’impatto. Sul posto, i soccorsi trovarono 38 corpi senza vita, mentre altri due passeggeri morirono in seguito in ospedale a causa delle gravi ferite riportate.

La dinamica dell’incidente fu analizzata nei minimi dettagli dalle autorità. Le indagini mostrarono gravi irregolarità nella manutenzione del bus e nella verifica dei mezzi aziendali. Quel giorno si spezzarono molte vite e famiglie intere rimasero sconvolte dall’accaduto. La tragedia scosse l’opinione pubblica nazionale per la sua efferatezza e per il numero delle vittime coinvolte su un singolo mezzo di trasporto.

Ricordi e commemorazioni nel giardino della memoria

Il luogo scelto per ricordare le vittime è il Giardino della Memoria, situato proprio ai piedi del viadotto da cui si staccò il bus. Qui, ogni anno, rappresentanti delle istituzioni, famigliari e cittadini si ritrovano per onorare la memoria delle vittime e riflettere su quello che accadde. Nel luglio 2025, il commissario prefettizio di Monteforte Irpino ha presieduto la cerimonia davanti a una discreta folla.

Tra i presenti, anche una delegazione dell’amministrazione comunale di Pozzuoli, la città nella quale viveva la maggior parte delle persone che salirono sull’autobus. La vicinanza tra queste due comunità si mantiene viva nel dolore e nel ricordo. Rosario, uno dei familiari sopravvissuti al lutto, ha espresso con parole semplici il senso di assenza e di speranza nel ritorno dei suoi cari, persi quella sera insieme a due zii. Il 28 luglio rimane così una data scolpita nella memoria collettiva, non solo per il numero di vittime, ma per le vite spezzate e il dolore delle famiglie coinvolte.

Sviluppi giudiziari dopo la tragedia: condanne e responsabilità

La lunga vicenda giudiziaria legata all’incidente si è conclusa dopo anni con condanne per sei persone coinvolte nella gestione dell’autobus e nei controlli sui mezzi. Tra le figure più importanti ci sono l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia , Giovanni Castellucci, e tre dipendenti della stessa società, che sono stati condannati a sei anni di carcere. La loro responsabilità riguarda la mancata manutenzione e negligenza nella gestione della sicurezza.

Il proprietario dell’autobus, Gennaro Lametta, ha ricevuto la pena più dura, nove anni di reclusione. La guida del mezzo era affidata al fratello, che però decedette nel disastro. Un altro capo d’accusa riguardava Antonietta Ceriola, impiegata della Motorizzazione di Napoli, che avrebbe attestato falsamente la revisione del veicolo, permettendo così l’impiego di un autobus in condizioni non sicure. A lei sono stati inflitti quattro anni di carcere.

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Il monito sulla sicurezza del trasporto pubblico

Queste sentenze hanno chiuso un lungo capitolo di indagini e processi, lasciando però aperti dubbi sulla sicurezza degli autobus a noleggio e sui controlli effettuati dagli enti preposti. La vicenda è un monito sul rischio del trasporto pubblico, specialmente per viaggi di gruppo, e sottolinea l’importanza di regole rigorose per evitare nuove tragedie simili.

Impatto sociale e ricordo nelle comunità coinvolte

La tragedia di Acqualonga ha scosso profondamente due comunità, quella di Pozzuoli e quella di Monteforte Irpino. Le famiglie delle vittime hanno dovuto affrontare un lutto improvviso e collettivo, segnando anche la vita sociale delle città interessate. A Pozzuoli, luogo di residenza della maggior parte delle persone a bordo, la commemorazione non si limita a un evento annuale, ma si riflette nella memoria viva delle persone, nei progetti di sicurezza e nella solidarietà reciproca.

A Monteforte Irpino invece il Giardino della Memoria rappresenta uno spazio fisico dove riflettere su quanto accaduto, vicino al luogo del disastro. Qui si ricordano le persone perse e si rivendica una maggiore attenzione alle condizioni di sicurezza sulle autostrade. Il ricordo della tragedia serve anche a far emergere richieste di miglioramenti tecnici per garantire che un simile incidente non si ripeta.

Il coinvolgimento delle istituzioni locali e la presenza costante dei familiari mantengono alta l’attenzione sui rischi alla guida e sui controlli sui mezzi. Il dolore, dopo più di un decennio, resta ancora vivo, e Acqualonga continua a essere un segnale di quanto la sicurezza sulle strade debba essere una priorità senza eccezioni.

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