Il progetto per ripopolare l’astice europeo nei fondali davanti all’isola di Ponza ha preso il via con il rilascio di 200 esemplari giovanili. L’iniziativa è promossa dall’università degli Studi della Tuscia, in collaborazione con la Guardia di Finanza, la Capitaneria di Porto e il Comune di Ponza. Questo intervento fa parte di un programma più ampio volto a riportare in vita alcune specie marine in habitat dove un tempo erano diffuse, puntando a recuperare l’equilibrio degli ecosistemi costieri.
Il ruolo dell’università degli Studi della Tuscia e delle istituzioni coinvolte
Il progetto di ripopolamento viene gestito principalmente dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’università della Tuscia. Questi si occupano non solo del rilascio degli astici, ma anche dell’osservazione nel tempo degli effetti dell’intervento. Il monitoraggio si basa su parametri ecologici, genetici e demografici della popolazione rilasciata: così si può capire come la specie si sta adattando e se il ripopolamento porta risultati concreti.
Collaborazione tra istituzioni
A lavorare a fianco dell’ateneo ci sono le forze dell’ordine, in particolare la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto, oltre al Comune di Ponza. La collaborazione fa sì che tutte le fasi siano coperte: dalla sicurezza in mare durante le operazioni ai permessi e il coordinamento locale. Questa sinergia crea un modello di lavoro che unisce ricerca scientifica e gestione pratica del territorio.
Dettagli sull’evento di presentazione e le operazioni in mare
L’iniziativa è stata annunciata in una presentazione pubblica nell’aula polifunzionale “Carlo Pisacane” a Ponza. All’incontro hanno partecipato il sindaco Francesco Ambrosino, il professor Daniele Canestrelli, direttore del Dipartimento DEB, e comandanti di Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto. Sono intervenuti il Tenente di Vascello Dario Nicosia della Capitaneria e il Colonnello Giovanni Marchetti della Guardia di Finanza di Latina, insieme al Capitano Gabriele Cusato dalla Sezione Navale di Gaeta.
Le operazioni per il rilascio degli astici si sono svolte in mare aperto, con le imbarcazioni di supporto e una squadra di sommozzatori della Guardia di Finanza. La presenza di queste unità ha garantito la sicurezza e la corretta esecuzione, anche considerando la delicatezza dell’area di mare protetta, ricca di biodiversità e di valore ambientale. Senza questo coordinamento operativo sarebbe stato difficile muoversi in un ambiente così fragile.
Il valore scientifico e strategico dell’iniziativa
Il professor Daniele Canestrelli ha sottolineato l’importanza scientifica del progetto durante il discorso di presentazione. Ha ringraziato in modo particolare il Generale Mariano La Malfa, comandante regionale della Guardia di Finanza nel Lazio, per il supporto logistico e operativo che l’ente ha fornito. Ha anche ricordato l’apporto del generale C.A. Edoardo Valente e del professor Enrico Maria Mosconi, fondamentali nel collegare le parti coinvolte e nel portare avanti l’aspetto scientifico e istituzionale.
La ricerca punta a produrre dati utili per future politiche di conservazione ma anche a migliorare la gestione delle risorse marine nell’area di Ponza. Raccogliendo informazioni dettagliate, si potrà intervenire con misure più mirate e sostenibili, evitando i problemi del passato come l’eccesso di catture o la perdita di habitat ideali.
Collaborazione per la tutela ambientale
Questo progetto mostra come la collaborazione tra università, amministrazioni locali e corpi di polizia possa dare risultati concreti nella tutela del mare. La Guardia di Finanza, in particolare, ha svolto un ruolo attivo, non solo garantendo la sicurezza, ma anche partecipando con le sue competenze alle attività scientifiche. La sua funzione di polizia in mare si integra con il compito di salvaguardia ambientale, prevenendo e reprimendo pratiche illecite che danneggiano la biodiversità.
L’esperienza dimostra che il lavoro congiunto tra diversi enti permette una gestione migliore delle risorse naturali marine. Le attività di studio, controllo e tutela procedono in parallelo, offrendo un contributo concreto non solo alla scienza ma anche alla popolazione locale che dipende dall’equilibrio degli ecosistemi. Ponza diventa così un esempio di come rispettare e valorizzare il patrimonio marino con un impegno comune e coordinato.