A Trieste si apre una nuova emergenza nel braccio di ferro tra Comune e Provincia per la gestione degli spazi destinati agli sfollati del campo nomadi al Karama, andato distrutto dall’incendio nell’estate del 2022. Le difficoltà non sono finite con la creazione del nuovo centro di accoglienza in Strada Monfalcone: oltre quaranta nuovi rom, per lo più bambini, si sono aggiunti ai residenti originari, complicando i piani di sgombero e assegnazione dei moduli abitativi.
Tensioni tra comune e provincia per l’ex rossi sud
Da mesi il Comune di Trieste è impegnato a risolvere la questione degli spazi per gli sfollati dell’ex centro al Karama. Dopo l’incendio che ha distrutto il campo nomadi, gli abitanti erano stati spostati nei locali dell’ex Rossi Sud, una soluzione temporanea. Negli ultimi mesi si è deciso di realizzare un nuovo centro di accoglienza, attiguo a quello vecchio, dove sono stati installati moduli abitativi destinati alle famiglie più bisognose.
Il confronto tra Comune e Provincia però si è complicato quando i tecnici municipali hanno scoperto che il numero degli ospiti era cresciuto in modo imprevisto. “Non si tratta solo delle famiglie storiche, ma di oltre quaranta persone in più che si sono aggiunte all’accampamento, tutti parenti o conoscenti degli ex residenti.” La presenza di così tanti inquilini in più ha creato difficoltà nell’organizzazione e ha messo sotto pressione risorse già limitate.
Il Comune continua a farsi carico delle utenze e dei pasti, ma i nuovi arrivati non possono essere accolti nel nuovo centro, che ha capacità limitata. Di conseguenza si cerca una nuova sistemazione per queste persone, in modo da non lasciarle senza assistenza. La strada verso lo sgombero definitivo dell’ex Rossi Sud si fa sempre più complicata, con l’ente locale che deve gestire questa emergenza dentro l’emergenza.
Il nuovo centro di accoglienza e l’assegnazione dei moduli abitativi
Il nuovo centro di accoglienza in Strada Monfalcone è stato costruito per offrire un ricovero più dignitoso rispetto alle vecchie casupole dell’ex al Karama, andate a fuoco tre anni fa. L’ente comunale, dopo vari censimenti, ha portato avanti le operazioni di assegnazione degli alloggi temporanei, che consistono in moduli abitativi prefabbricati.
Il censimento delle famiglie è stato necessario perché molte delle strutture originarie erano pericolose, contenendo residui tossici dovuti all’incendio. La mappatura ha però portato a dati parzialmente obsoleti, visto che dopo lo sgombero iniziale numerose persone si sono aggiunte alla comunità. Questo ha creato problemi nei conteggi e nei piani di assegnazione.
Ci sono stati anche episodi particolari, come due famiglie che, appena ricevute le chiavi, hanno lasciato il paese portandosi via i moduli assegnati. Nonostante questi imprevisti l’amministrazione ha continuato a consegnare le casette, arrivando ormai alle ultime due ancora da assegnare. Il nuovo centro però non basta per tutti, e le difficoltà restano concrete.
La situazione degli “intrusi” e le prospettive per l’ex rossi sud
I nuovi arrivati – che il Comune definisce “intrusi” – sono per lo più persone legate alle famiglie già presenti, giunte con l’obiettivo di ricevere assistenza. Non avendo spazio nel nuovo centro devono continuare a vivere nell’ex Rossi Sud, che resta una soluzione temporanea e problematica.
Il Comune, pur consapevole dell’impossibilità di ospitare tutti, evita di abbandonare queste persone, intervenendo con servizi e supporto quotidiano. Tuttavia, questa situazione mette ulteriore pressione sulle risorse pubbliche, e fa rallentare i processi di sgombero e bonifica dell’ex Rossi Sud.
In programma c’è la rimozione definitiva degli occupanti una volta completata l’assegnazione delle ultime abitazioni, per poter intervenire anche con i lavori di verifica e messa in sicurezza dei locali nel polo fieristico. L’intera vicenda resta in divenire, con i residenti temporanei che attendono una soluzione stabile mentre le istituzioni cercano di trovare un equilibrio tra esigenze sociali e logistica.